
La partita che si è giocata in Aula non chiude quella sulle poltrone. In ballo i vertici di Cdp, Fs e Rai. I centristi sono in prima fila e il capo di Iv e non rinuncia alle sue mire.Terminata la due giorni di fiducia a Camera e Senato si apre una nuova partita per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. È quella più importante, perché riguarda la stabilità del governo, anche nelle aule parlamentari. L'uscita di Italia viva, infatti, non ha una ricaduta solo sulla formazione dell'esecutivo, come sulle commissioni dove si decidono i provvedimenti legislativi. È lì che Matteo Renzi farà valere i suoi voti. Ma a pesare saranno soprattutto i centristi, Udc e Forza Italia, due partiti che hanno deciso di votare no a questa fiducia, ma che restano ancora contendibili da Conte. Il presidente del Consiglio lo sa molto bene. Per questo motivo il dialogo con Antonio Saccone, Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini non si è mai interrotto in questi giorni. A Palazzo Madama da tempo sono in corso trattative di ampio respiro. Che si concluderanno nei prossimi mesi. A lato dei responsabili già reclutati, tra cui Renata Polverini, il sogno di Conte resta sempre quello di creare un proprio gruppo autonomo alla Camera. E per convincere la truppa di centro a seguirlo, l'avvocato di Volturara Appula potrebbe avere diverse frecce nel suo arco. Non ci sono solo i posti da sottosegretario o da ministro, lasciati da Iv, che potranno presto tornare utili, Tra pochi mesi, infatti, scadono i vertici di Cassa depositi e prestiti ma anche di Ferrovie dello Stato, così come di diverse controllate statali. In estate sarà rinnovato persino il consiglio di amministrazione della Rai, la nostra televisione di Stato da sempre oggetto dei desideri della politica. La battaglia tra Renzi e Conte si gioca soprattutto qui. L'ex segretario del Pd ha staccato la spina anche perché ha capito che quegli spazi al centro, che pensava di poter occupare nell'ultimo anno di governo, in realtà sono stati occupati proprio dall'attuale presidente del Consiglio. Non a caso Conte inizia a contare suoi uomini all'interno delle partecipate, da sempre pallino del senatore di Rignano. Il problema è che adesso Renzi rischia di perdere terreno. Per questo, suggeriscono i ben informati, il senatore di Italia viva avrebbe deciso di astenersi invece che votare contro. La speranza, infatti, è che a un certo punto il dialogo con Conte si possa riaprire. Del resto il premier ha accettato diverse richieste da parte di Italia viva, tra cui quella più spinosa, ovvero di cedere la delega sui servizi segreti. Ma non c'è solo questo. Nel mirino di Renzi e dei centristi ci sono appunto le nomine di primavera. Non è un caso che nelle scorse settimane fosse circolata l'ipotesi che Maria Elena Boschi prendesse in mano il ministero dei Trasporti al posto di Paola De Micheli. Il Mit sarà un ministero pesante nei prossimi mesi, anche perché avrà importanti voci di spesa sul Recovery fund. Ma anche perché deciderà le sorti degli attuali vertici di Fs. C'è ancora da chiudere il capitolo rete unica. Il senatore di Iv continua a puntare il consiglio di amministrazione di Telecom, dove vedrebbe bene il manager Federico Rigoni, con cui nel febbraio del 2020 andò a sciare in Pakistan. Anche se i soci di Tim vogliono dare continuità ai vertici. Scade appunto il cda Rai. Negli ultimi mesi il Pd aveva provato a ribaltare la riforma di Renzi, ma non c'è stato abbastanza tempo. Sulla poltrona di direttore generale c'è sempre in corsa Mario Orfeo, attuale direttore del Tg3. Orfeo è considerato un renziano di ferro, ma soprattutto un democristiano. È in periodi come questi che i centristi vanno per la maggiore.
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