2021-05-29
Nei piatti delle mense scolastiche spuntano tracce di sostanze nocive
Il «Salvagente» fa analizzare stoviglie monouso compostabili e trova parti di fluoro: il dato indicherebbe la presenza di Pfas, sotto controllo dell'Ue. Ma l'usa e getta è stato imposto nei centri estivi contro il Covid.Le stoviglie compostabili usate nelle scuole per evitare la diffusione del Covid potrebbero esporre i bambini al contatto con composti potenzialmente tossici come le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), molto usate nella produzione di materiali destinati al contatto con alimenti perché impermeabili. Un'inchiesta sull'ultimo numero del Salvagente dimostrerebbe che in piatti e bicchieri compostabili usati nelle mense scolastiche ci può essere un alto contenuto di fluoro, indicatore di una possibile presenza di Pfas. Il mensile ha fatto analizzare undici campioni di stoviglie compostabili - sette piatti, due bicchieri, due coperchi/coperture dei lunch box - usati a Roma, Milano, Bologna e Ferrara. I risultati sono tutt'altro che rassicuranti per la concentrazione di fluoro, spia della presenza di Pfas. In uno dei due bicchieri analizzati c'erano 470 parti per milione di fluoro e nei piatti si è arrivati a 2.030. Tale quantità di fluoro «indicherebbe la presenza di Pfas», sostiene Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti dell'università Federico IIi, e andrebbe indagata. Questi risultati sono in linea con quanto rilevato da una recente indagine europea sugli imballaggi di fast food: in 32 su 42 imballaggi c'erano Pfas. Queste sostanze, di cui i più noti sono l'acido perfluoroottansolfonico (Pfos) e l'acido perfluoroottanoico (Pfoa), contengono legami tra carbonio e fluoro molto forti che rendono le superfici impermeabili ad acqua e grassi, resistenti al calore e a molti agenti chimici, tanto da essere usati nella carta da forno, nelle padelle antiaderenti, nei cosmetici e negli indumenti. Queste caratteristiche però sono anche la ragione per cui i Pfas sono poco degradabili per cui, una volta dispersi nell'ambiente o assorbiti dal corpo, ci restano per decine di anni, tanto che la Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) li ha definiti come potenziali cancerogeni e interferenti endocrini (ormonali).Quando si parla di Pfas, di solito si pensa al problema delle aree del Vicentino e del Veronese dove nel 2013 uno studio di Irsa Cnr ha rivelato un grave inquinamento da queste sostanze. In realtà la stessa ricerca ha rilevato Pfas anche nei fiumi Po, Arno, Tevere, quindi in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Recenti studi, in particolare alcuni coordinati da Carlo Foresta, professore di endocrinologia all'università degli studi di Padova, hanno riscontrato una maggiore frequenza di malattie come diabete, ipercolesterolemia, osteoporosi, infertilità, tumori del testicolo, aborti ricorrenti e malattie neurodegenerative. La Danimarca ne ha proibito l'uso in imballaggi e nei materiali a contatto con gli alimenti, mentre le agenzie sanitarie internazionali non hanno a oggi classificato in maniera conclusiva l'effetto dei Pfas, ma nell'Ue l'uso di Pfos è limitato da un regolamento del 2019, anche se si dovrebbe eliminare la produzione e l'uso di Pfas, secondo la convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici del 2004, che l'Italia non ha ancora ratificato. In compenso, il ministero della Salute, insieme con quello per le Pari opportunità, ha pubblicato le linee guida per i centri estivi imponendo l'uso di monouso «possibilmente biodegradabili». Osserva la presidente dell'osservatorio Foodinsider, Claudia Paltrinieri: «Il paradosso è che per un ingiustificato principio di prudenza - evitare la diffusione del Covid 19 - si espongono i bambini a un potenziale maggior rischio». Eppure l'alternativa ci sarebbe, visto che in un bicchiere delle mense scolastiche non è stato rilevato fluoro. Foodinsider chiede quindi ai ministeri di intervenire per «promuovere l'impiego di stoviglie in ceramica» o di «utilizzare piatti di plastica da riciclare in maniera opportuna». Sempre sul tema delle stoviglie usa e getta, ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha lanciato un allarme sulla direttiva europea Sup (single use plastic) in discussione a Bruxelles che tende ad assimilare gli imballaggi monouso per alimenti di carta a quelli in plastica, con un impatto negativo sul settore delal ristorazione di cui l'Italia è uno dei principali fornitori. «Sembra che per Bruxelles il tema non sia più quello di evitare l'inquinamento marino e la dispersione dei rifiuti in plastica, ma quello di penalizzare gli imballaggi per alimenti monouso, di qualunque materia siano essi costituiti», ha commentato Antonio D'Amato, presidente di Seda international packaging group e fondatore dell'European paper packaging alliance.