2025-03-07
La Meloni blocca le von truppen
Giorgia Meloni a Bruxelles il 6 marzo 2025 (Ansa)
Il premier dà l’altolà all’uso dei fondi di coesione per i missili e conferma il no all’impiego di truppe Ue: «Riarmo parola sbagliata». Bene l’esclusione delle spese militari dal rapporto deficit-pil, ma gli investimenti in Difesa vanno contabilizzati in ambito Nato.Non creare una competizione tra quella che sarà la nuova difesa europea e la Nato: è questa la bussola dell’azione del governo italiano, ribadita anche ieri da Giorgia Meloni a Bruxelles in occasione del Consiglio europeo straordinario. Tra l’altro, tenere saldo il legame tra Ue e Stati Uniti è l’obiettivo dichiarato della Meloni, che si è espressa in questi termini anche nelle ore immediatamente successive alla lite di venerdì scorso alla Casa Bianca tra Donald Trump e Jd Vance da una parte e Volodymyr Zelensky dall’altra, mentre la maggior parte dei leader europei attaccavano il presidente Usa, salvo poi lavorare perché il leader ucraino riannodasse in fretta i rapporti con Washington. Il governo italiano, a quanto si è appreso, ieri ha espresso al tavolo del Consiglio europeo la propria posizione articolata in alcuni punti. L’agganciamento del nuovo piano europeo alla Alleanza atlantica è stato reso esplicito da una delle proposte della Meloni: l’Italia chiede che tutti i fondi investiti per il nuovo piano di Difesa europea vengano conteggiati nel calcolo delle spese effettuate in ambito Nato. In questo modo, i maggiori investimenti nel settore della Difesa andrebbero a colmare quel gap tra il fatidico 2% di investimenti in rapporto al Pil, obiettivo che l’Alleanza atlantica chiede ai propri membri, e l’attuale 1,57% speso attualmente dall’Italia nel settore degli armamenti. Una proposta che sarebbe stata accolta positivamente dal Consiglio. Conteggiando i maggiori investimenti richiesti dal Piano europeo di riarmo, nei prossimi 4 anni l’Italia potrebbe raggiungere addirittura il 3% del Pil, passando dai 33 miliardi investiti ogni anno a circa 70. Il governo ha chiesto che ci sia un sostanziale automatismo per il riconoscimento anche in ambito Nato delle risorse aggiuntive investite da ogni Stato secondo quanto previsto dal piano europeo in discussione a Bruxelles. Non sfugge che questa proposta fa sostanzialmente ricadere il nuovo piano europeo nell’alveo di un rafforzamento dell’Alleanza atlantica e non invece di un suo ridimensionamento. Naturalmente, ha sottolineato il governo italiano, occorre che la Commissione europea metta in piedi un servizio di rendicontazione delle spese investite da ogni Stato membro della Ue che sia cristallino e meticoloso.Una dura contrarietà è stata espressa dal governo italiano rispetto al piano della von der Leyen riguardo all’ipotesi di utilizzare i fondi di coesione per il riarmo europeo. I fondi di coesione, ricordiamolo, sono quello destinati alle aree più svantaggiate dell’Unione, quelle che hanno un Pil pro-capite inferiore al 75% della media europea, tra le quali tutto il Sud Italia. Nessuna obiezione dall’Italia a un utilizzo per il riarmo di questi fondi su base volontaria: se gli Stati che confinano con la Russia vogliono spenderli per la Difesa, possono farlo. Il «niet» all’utilizzo indiscriminato dei fondi di coesione per il riarmo vede l’Italia in compagnia di altri Stati membri della Ue. «Su questo serve un approccio equilibrato», ha ribadito ieri a margine di un incontro con l’Anci il vicepresidente esecutivo e Commissario europeo per la Politica regionale e di Coesione, Raffaele Fitto, «esistono Stati nei quali l’idea di poter utilizzare i fondi della Coesione per la Difesa non è fra le priorità. Altri Stati, soprattutto quelli del Nordest europeo, che hanno questa esigenza, possono cogliere questa opportunità». Apprezzamento è stato espresso dal nostro governo per la esclusione delle spese per il riarmo dal computo del rapporto deficit/Pil: si tratta di una proposta storica dell’Italia, più e più volte ribadita in sede europea. Non solo: Roma dice ok anche alla proposta di Berlino di procedere, prendendo spunto da questo intervento, a una modifica complessiva dei meccanismi del Patto di stabilità, escludendo dal parametro deficit/Pil anche gli investimenti in altri settori. La Meloni ha proposto anche una garanzia europea per gli investimenti. Il premier italiano ha poi aspramente criticato il nome con il quale è stato battezzato il piano della von der Leyen, «ReArm Europe», che sembra studiato apposta per dare fiato alle proteste di chi si oppone a questo progetto. Il rafforzamento della Difesa non si può ridurre infatti, secondo l’Italia, all’immagine di Stati che si indebitano per arricchire fabbriche che sfornano carrarmati e missili mentre le famiglie non riescono a pagare le bollette: la sicurezza è un settore molto articolato, che comprende il settore dell’informatica, le infrastrutture, la ricerca scientifica. «Nelle proposte di Ursula von der Leyen», dice Giorgia Meloni al termine del vertice, «abbiamo salutato positivamente il fatto che sia stata accolta una proposta che l'Italia faceva da tempo cioè di scomputare le spese per la difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil. Sull'invio di truppe europee in Ucraina sono molto perplessa, la considero un’opzione molto complessa e la meno efficace. E ho escluso che possano essere inviati soldati italiani. Per la sicurezza dell’Ucraina», ha aggiunto il premier, «la soluzione migliore mi sembra l’articolo 5 della Nato, pur senza che Kiev entri nell’alleanza atlantica. Putin che chiama “Napoleone” Macron? In questo momento non serve rispondere, mi sembrano manifestazioni verso il proprio pubblico».Le proposte sono sul tavolo, in vista del prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. La posizione del governo italiano resta quindi coerente con quanto Giorgia Meloni ha costantemente affermato: ogni decisione su una nuova Difesa comune europea non può prescindere dall’alleanza con gli Stati Uniti. Anche per quel che riguarda il tanto strombazzato esercito europeo, come la Verità ha più volte sottolineato, l’Italia considera questa prospettiva puramente utopistica: dall’arruolamento ai più alti comandi, le forze armate dei 27 Stati europei sono organizzate ciascuno a modo suo, e uniformare le procedure è praticamente impossibile. Si può invece ragionare su una organizzazione come quella della Nato, che pur non disponendo di truppe proprie può contare su quelle degli Stati membri, che le mettono a disposizione per specifiche missioni. Detto ciò, nel momento in cui una Nato vera e propria già esiste, costituirne una versione bonsai sembra inutile, a meno che qualcuno in Europa non immagini davvero di poter rompere l’alleanza con gli Usa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.