2023-11-12
Medio Oriente compatto con l’Iran? Forse no
Al Thani e Ebrahim Raisi (Ansa)
Il summit tra Lega araba e Organizzazione per la cooperazione islamica si è chiuso dando un’immagine d’unità sotto l’egida di Ebrahim Raisi. Ma «Al Jazeera» (cioè il Qatar) parla di spaccature su futuro della Striscia e Accordi di Abramo. Nelle quali gli Usa possono inserirsi.Cresce la tensione in Medio Oriente. Ieri, il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha pronunciato parole durissime contro lo Stato di Israele. «L’unica soluzione a questo conflitto è la resistenza continua contro l’oppressione israeliana fino alla creazione dello Stato palestinese dal fiume al mare», ha dichiarato. «Vogliamo prendere una decisione storica e decisiva riguardo a ciò che sta accadendo nei territori palestinesi. Uccidere civili e bombardare ospedali sono manifestazioni dei crimini israeliani a Gaza. Oggi tutti devono decidere da che parte stare», ha aggiunto.Parole, quelle del leader iraniano, che sono state proferite durante un summit che ha riunito ieri a Riad la Lega araba e l’Organizzazione per la cooperazione islamica. «Siamo certi che l’unica causa di pace è la fine dell’occupazione israeliana e degli insediamenti illegali», ha detto il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, in apertura della conferenza, accusando anche Israele di aver commesso «crimini» contro il popolo palestinese.Dal canto suo, il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha chiesto agli Usa di porre fine «all’aggressione israeliana, all’occupazione, alla violazione e alla profanazione dei nostri luoghi santi». «Non sono accettabili soluzioni militari e di sicurezza perché tutte hanno fallito. Rifiutiamo categoricamente qualsiasi tentativo di sfollare la nostra gente da Gaza o dalla Cisgiordania», ha proseguito. Parole dure contro Israele sono state pronunciate anche dall’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani: «Chi avrebbe potuto immaginare che gli ospedali avrebbero potuto essere bombardati pubblicamente nel Ventunesimo secolo?», ha affermato.Dello stesso tenore sono state le dichiarazioni del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan: «È una vergogna che i Paesi occidentali, che sempre sostengono i diritti umani e le libertà, rimangano in silenzio sul massacro in Palestina», ha tuonato. «Crediamo che debba essere istituito un fondo all’interno dell’Organizzazione per la cooperazione islamica per ricostruire Gaza», ha proseguito. Non solo. Al summit (nella cui dichiarazione finale i leader hanno chiesto «l’unità di Gaza e della Cisgiordania come territorio dello Stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale») di ieri ha preso parte anche il presidente siriano, Bashar al Assad, che era stato reintegrato a maggio nella Lega araba su input dei sauditi.In tutto questo, mentre si teneva il summit, è tornato a parlare il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che, tra le altre cose, ha citato proprio la conferenza di Riad. «Il vertice arabo e islamico riunisce 57 Stati arabi e islamici. I palestinesi e gli altri popoli della regione hanno gli occhi puntati su questo vertice», ha dichiarato. Il leader sciita ha inoltre sostenuto che bisognerebbe esercitare pressione soprattutto su Washington. «L’Iran è la potenza che dobbiamo ringraziare per aver sostenuto i movimenti di “resistenza” islamica nella regione», ha continuato.Insomma, a prima vista sembrerebbe che il mondo arabo-islamico sia saldamente compatto. Non solo. L’arrivo di Raisi a Riad sembrerebbe anche mettere una pietra tombale sulla logica che aveva portato agli Accordi di Abramo. Un quadro complessivo che parrebbe decretare, dunque, una chiara vittoria dell’Iran che punta a una polarizzazione in chiave anti israeliana e antiamericana (Raisi ieri ha chiesto che l’esercito dello Stato ebraico sia designato come organizzazione terroristica). Eppure, al di là della retorica e delle posizioni ufficiali, probabilmente la situazione potrebbe rivelarsi un po’ differente. E a dirlo è stata ieri pomeriggio un’analisi pubblicata sul sito di Al Jazeera.«Il vertice d’emergenza sulla Palestina dipinge il quadro di un mondo arabo e musulmano diviso», afferma l’analisi, per poi aggiungere: «C’è stata una notevole mancanza di dialogo e di pianificazione quando si è trattato di cosa sarebbe successo a Gaza dopo la guerra dal punto di vista della sicurezza e disaccordo sui dettagli quando si è trattato della statualità palestinese». «Inoltre, la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, negoziata prima della guerra, è probabilmente ancora sul tavolo», prosegue l’analisi.Tutto questo offre alcuni spunti di riflessione. Nonostante la sbandierata unità, il mondo arabo e islamico sarebbe piuttosto diviso soprattutto su due punti: il futuro politico di Gaza e il destino degli Accordi di Abramo. Un secondo aspetto rilevante è che questa analisi è apparsa su una testata giornalistica, Al Jazeera, che intrattiene stretti legami con il governo di Doha. Non dimentichiamo che Washington sta facendo pressione su Qatar e Turchia per spingerle ad abbandonare Hamas e a sostenere il progetto americano di un governo nella Striscia guidato dall’Anp. L’obiettivo degli americani è, in altre parole, quello di disarticolare l’asse tra Teheran, Doha e Ankara.È chiaro che quell’analisi di Al Jazeera costituisce un colpo significativo all’Iran che sta facendo di tutto per compattare il mondo arabo e islamico a sostegno di Hamas. Questo, poi, non significa che Doha abbia certamente deciso di seguire la linea americana. Tuttavia l’analisi di Al Jazeera potrebbe essere letta come un segnale del fatto che il Qatar non è poi così vicino all’Iran come vorrebbe far credere a livello ufficiale. Non dimentichiamo che, appena pochi giorni fa, il direttore della Cia, William Burns, era a Doha con il capo del Mossad, David Barnea. Una visita ufficialmente svoltasi per la questione degli ostaggi, ma che potrebbe essere stata anche dedicata allo spinoso dossier del post Hamas a Gaza. Forse Washington, in questa crisi, ha ancora qualche margine di manovra.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.