La sentenza della Corte costituzionale n. 199, con la quale i giudici hanno di fatto legittimato l’imposizione del green pass, apre in teoria le porte all’estensione degli obblighi di trattamento sanitario. Finora, almeno formalmente, la Costituzione imponeva infatti che questi fossero legittimi solo se, oltre al ricevente, avessero tutelato anche la salute degli altri, «riducendo la circolazione del patogeno». Gli obblighi in questione sarebbero d’ora in poi costituzionalmente legittimi, anche se ritenuti efficaci per «tutelare la salute del solo ricevente», e/o per «contenere il carico ospedaliero».
Molti vaccini sono oggi presentati da fabbricanti e istituzioni con tali requisiti. Anche gran parte dei farmaci in commercio vanta tali proprietà: d’ora in poi quindi qualche autorità potrebbe pensare di renderli obbligatori per legge. Per scongiurare questa pericolosa deriva occorre entrare nel merito su tutti e tre i fronti: effetti sulla salute dei singoli, sulla trasmissione comunitaria e sul carico ospedaliero. Gli argomenti per farlo non mancano: la divulgazione «scientifica» propone un grande uso di farmaci quando, in realtà, le ricerche scientifiche suggerirebbero approcci più prudenti o ben diversi. Vediamo alcuni esempi.
1Lo screening con Psa del cancro alla prostata. Il New England journal of medicine ha appena pubblicato i risultati finali della più grande e valida ricerca randomizzata controllata su oltre 160.000 maschi di sette Paesi europei, in media di 60 anni al reclutamento e 83 dopo 23 anni di follow up. I gruppi di controllo erano confrontati con gruppi sottoposti a screening ripetuti con misura del Psa, per la diagnosi precoce del cancro prostatico. Gli autori dichiarano una (modica) riduzione significativa del 13% delle morti da cancro prostatico, grazie ai risultati di due soli Paesi, Olanda e Svezia, pur in presenza, nei gruppi con Psa, di una generale sovradiagnosi di tumori che non si sarebbero manifestati nel corso della vita. Nella maggioranza degli altri Paesi, però, la mortalità da cancro prostatico in tendenza è persino aumentata (in Italia +6%). Peggio ancora, in Italia è anche aumentata la mortalità totale: 67 morti in più nei 7.500 soggetti con Psa. Dunque, in Italia lo screening ha comportato in media svantaggi su tutti i fronti: più diagnosi, trattamenti e complicanze (e verosimili carichi ospedalieri), più danni individuali, più morti e costi per la comunità. Le regioni che hanno avviato screening organizzati dovrebbero rimetterli in discussione, smettere di promuoverli e, quanto meno, far figurare i risultati delle migliori prove a oggi sui modelli di consenso informato di chi vuole iniziare un Psa di screening, cui spesso seguono cascate di ulteriori test, anche invasivi, costi e danni.
2Le vaccinazioni pediatriche obbligatorie. Il tema, reso tabù, richiederà molti approfondimenti scientifici in contraddittorio. Basti per ora ricordare che in vaccinologia sono abituali questi inganni: usare falsi placebo nei gruppi di controllo, garantendo ai vaccini un’errata percezione di sicurezza, mentire su «protezioni di gregge» che gran parte dei vaccini non assicurano affatto, dichiarare del tutto sicure vaccinazioni multiple simultanee mai studiate in modo corretto - che i vaccini siano «efficaci e sicuri» come classe, anziché valutarli in modo scientifico critico uno per uno, come si dovrebbe per ogni farmaco - che i profarmaci a base di mRna siano «vaccini», per sottrarli a controlli di legge riservati ai farmaci, basare gran parte delle valutazioni di efficacia e sicurezza su studi clinici affidati ai produttori, in gravi conflitti di interessi.
3Una ricerca scomoda. Tanti studi di confronto «vaccinati verso non vaccinati» erano stati respinti non per avere dati deboli, ma perché questi non erano graditi, sostenendo che non provenivano da istituzioni di alto livello o non apparivano sulle maggiori riviste mediche. Ciò ha spinto il regista Del Bigtree a rivolgersi al dottor Zervos, importante infettivologo Usa dello stimato centro medico Henry Ford Health. Bigtree chiese a Zervos, convinto fautore dei vaccini, di dimostrare che i no vax sbagliavano, attuando la maggior ricerca di confronto su 16.500 vaccinati e 2.000 non vaccinati seguiti fino a dieci anni, completata nel 2020. I risultati furono devastanti per i vaccinati contro le convinzioni di Zervos, che però scelse di non pubblicarli.
Nel 2022, Bigtree lo convinse a spiegare il perché, registrando con una telecamera nascosta. Zervos ammise apertamente: «Se pubblicassi una cosa simile, sarebbe la mia fine». Tale episodio reale, insieme ai risultati della ricerca, consegnata a Bigtree, compaiono nel film An inconvenient study, che mostra che i bambini vaccinati hanno avuto probabilità:
• 4,29 volte maggiore di soffrire d’asma;
• 3 volte maggiore di malattie atopiche (come l’eczema);
• quasi 6 volte maggiore di patologie autoimmuni, con oltre 80 diverse malattie;
• 5,5 volte più disturbi del neurosviluppo;
• 2,9 volte più disabilità motorie;
• 4,5 volte più disturbi del linguaggio;
• 3 volte più ritardi di sviluppo;
• 6 volte più infezioni acute/croniche dell’orecchio;
• In circa 2.000 bambini non vaccinati non si sono avuti disturbi d’attenzione/iperattività (Adhd), diabete, problemi comportamentali, difficoltà d’apprendimento, disabilità intellettive, tic o altri disturbi psicologici.
La ricerca ha concluso che, contrariamente alle aspettative, l’esposizione alle vaccinazioni si associava in modo indipendente a un aumento complessivo di 2,5 volte della probabilità di una condizione di salute cronica rispetto ai non vaccinati, che hanno avuto nei dieci anni studiati il 17% di probabilità di malattia cronica, contro il 57% nei vaccinati, con evidente aumento di danni individuali e carico ospedaliero.
Quotidiano Sanità (Qs) ha riportato dichiarazioni del direttore generale dell’Oms, «che si è scagliato contro la «disinformazione sui social media e nei media mainstream» in merito a un presunto nuovo Accordo globale sulle pandemie che prevederebbe «cessioni di sovranità» degli Stati membri all’Oms. Secondo Ghebreyesus, si tratterebbe di «fake news», perché «nessun paese cederà alcuna sovranità all’Oms».
In realtà anche Qs conferma che a quell’accordo «si sta lavorando» ed è «in fase di negoziazione» nel cosiddetto Consiglio intergovernativo di negoziazione (Inb). La Commissione medico-scientifica indipendente (Cmsi) ha dunque inviato il testo che segue con le necessarie precisazioni a Quotidiano Sanità, che tuttavia non l’ha finora pubblicato.
È vero che per ora non è stata approvata una bozza di Accordo globale, ma una bozza c’è, per cui pare del tutto lecito esaminarla, come abbiamo iniziato a fare, fedeli al principio di verificare le informazioni e di basarci su prove. Riteniamo importante aprire una discussione, evidenziando aspetti preoccupanti. Infatti, se si giungesse a varare l’accordo internazionale, all’entrata in vigore esso diventerebbe vincolante per gli Stati membri che lo abbiano ratificato. Tuttavia il direttore generale (dg) Oms, nella conferenza stampa del 23 marzo, non ha detto che in parallelo all’accordo pandemico si sta elaborando una nuova edizione dei Regolamenti di sanità internazionale del 2005 (Rsi 2005). Anche questo è uno strumento vincolante per gli Stati membri, le cui modifiche si potranno approvare a maggioranza semplice dei Paesi membri, nel maggio 2024, dalla settantasettesima Assemblea mondiale della sanità, in base all’attuale tabella di marcia. A quel punto, i nuovi Rsi entreranno in vigore entro 12 mesi per tutti gli Stati, a meno che uno Stato non presenti un rifiuto o riserve entro dieci mesi. È piuttosto ambigua la relazione tra i due strumenti, che presentano sovrapposizioni sostanziali in quasi tutte le aree. Né ci risulta chiaro perché l’Oms e gli Stati membri stiano impiegando risorse per negoziare in parallelo due strumenti internazionali con portata e contenuti sovrapposti. Oggi all’esame di uno specifico gruppo di lavoro (Wgihr) vi sono gli emendamenti proposti da 16 Stati membri dell’Oms, che con poca trasparenza non sono attribuiti allo Stato proponente: alcuni destano davvero le preoccupazioni di «cessione di sovranità» riportate, non sempre in modo preciso, da vari media e reti sociali.
Indichiamo alcuni di quelli che ci hanno colpito, che chiunque potrà direttamente verificare.
Art. 1 - L’emendamento cancella due volte i termini «non vincolanti», oggi riferiti alle raccomandazioni Oms, sia «temporanee» che «permanenti», che diventerebbero dunque obbligatorie. A puro titolo di esempio del possibile assoggettamento degli Stati alle «raccomandazioni» Oms si cita la proposta di un nuovo articolo (13 A) per cui gli Stati «si impegnano a seguire le raccomandazioni (vincolanti, ndr) dell’Oms nella loro risposta sanitaria» alle emergenze, definite come situazioni che il dg Oms ritiene abbiano il potenziale di causare problemi sanitari oltre i confini. Così come l’obbligo che gli Stati assumerebbero, di aumentare - a richiesta dell’Oms - la produzione di prodotti sanitari (inclusi «farmaci, vaccini, dispositivi medici, diagnostici, prodotti di assistenza, terapie basate su cellule e geni e altre tecnologie sanitarie») e di «assicurare che i fabbricanti sul loro territorio forniscano le richieste quantità di prodotti all’Oms e ad altri Stati secondo le istruzioni dell’Oms».
Art. 2. Scopo e proposito dei Rsi.
«…prevenire, proteggere, preparare [...] una risposta di sanità pubblica alla diffusione internazionale delle malattie [...]ristretta ai rischi di salute pubblica» sarebbe sostituito con «a tutti i rischi con potenziale impatto sulla salute pubblica». Ciò introduce termini estremamente ampi, che consentono al dg Oms e al suo staff delegato di formulare raccomandazioni vincolanti su moltissimi aspetti della vita delle società, dato che la salute secondo l’Oms si riferisce al «completo benessere fisico, mentale e sociale».
Art. 3. Principi.
Preoccupano emendamenti che cancellerebbero tra i principi dei Rsi «la dignità, i diritti umani e le fondamentali libertà delle persone», coerenti con la Dichiarazione Universale dei Diritti umani (Udhr), sottoscritta da tutti i Paesi delle Nazioni unite, sostituendoli con generici principi di «equità, inclusività, coerenza» non meglio definiti.
Art. 13A. L’Oms guida la risposta internazionale di salute pubblica.
In sostanza, chiede agli Stati di seguire le raccomandazioni Oms in emergenze di sanità pubblica di preoccupazione internazionale (Pheic), dichiarate da un dg aperto ad ampie influenze anche di un numero ristretto di Stati e di finanziatori privati. I criteri per una Pheic sono vaghi e a discrezione del dg. Ci pare un rovesciamento dei ruoli tra Oms e Stati, con abrogazione di sovranità riguardo, per esempio, a farmaci, vaccini, test e alle politiche relative.
Art. 18. Raccomandazioni riguardo alle persone.
Esisteva già. Ora però il nuovo articolo 13 A chiede agli Stati di «impegnarsi a seguire le raccomandazioni Oms nella loro risposta internazionale in materia di salute pubblica». L’Oms potrà quindi ora, in base alla sola determinazione di un dg sotto possibili sproporzionate influenze di pochi Stati e di entità private, chiedere agli Stati di iniettare farmaci ai propri cittadini, limitarne la privacy, la mobilità e sottoporli a restrizioni.
Art. 43: Misure sanitarie aggiuntive.
«… dovrebbero raggiungere il livello appropriato e maggiore possibile di protezione della salute». Ciò può elevare il problema di una malattia infettiva o di una potenziale malattia sopra a ogni altra preoccupazione sanitaria e umana/sociale (si pensi al fatto di aver sottovalutato i potenziali problemi economici, educativi e sanitari dei lockdown.).
Art. 44. Punta ad accrescere il controllo sull’informazione. L’Oms e gli Stati si impegnerebbero a collaborare per «contrastare la disseminazione di informazione falsa e inaffidabile su eventi di salute pubblica nei media, nelle reti sociali e con altre modalità», attribuendosi il diritto di censura, già esercitato nel corso della pandemia anche con accordi dell’Oms con le maggiori piattaforme e reti sociali. Un preoccupante impegno degli Stati al controllo dell’informazione si prevede anche all’art. 17 della «bozza zero» dell’accordo pandemico.
Non abbiamo strumenti per verificare se e quali forze stiano spingendo nella direzione indicata, ma crediamo che gli emendamenti proposti ai Rsi contengano tanti elementi di allarme, e che sia urgentemente necessaria la massima trasparenza delle negoziazioni in atto presso l’Oms e l’apertura di un ampio dibattito pubblico.
Per la CMSi:




