2023-11-03
Le richieste dei medici: «Via le penalità su quota 103 e restituiteci l’inflazione»
Le associazioni del settore contro la legge di Bilancio. Uil: «Chiediamo una flessibilità in uscita intorno ai 63 anni». Mauro Mazzoni (Fassid): «Possibile si arrivi fino a 50.000 addii».C’è chi chiede una rivalutazione delle pensioni adeguandole all’inflazione e chi non vuole l’abolizione del vantaggio pensionistico maturato per i dipendenti pubblici e chi vuole la non applicazione della «nuova» quota 103. Le associazioni sindacali di medici o, più in generale, che si occupano di sanità, sono oggi tutte unite nel combattere una battaglia comune. Evitare in ogni modo che dal 2024, a seguito di alcune norme inserite nella manovra, molti camici bianchi perdano una fetta importante della propria pensione. D’altronde, le pensioni dei medici vengono bersagliate su tre fronti. In primis, viene riesumata quota 103 «e mezzo» che introduce sempre il criterio di 62 anni di età e di 41 anni, ma con un incremento del periodo, le finestre, per uscire dal mondo del lavoro. Dai tre mesi di scivolo ai sei mesi per i dipendenti privati e da 6 mesi a 9 mesi per pubblici dipendenti. C’è poi il ricalcolo pensionistico realizzato solo attraverso il sistema contributivo e dicendo addio al metodo «misto» con cui si conteggiavano anche gli anni retributivi di contributi prima del 1996, e l’imposizione di un limite all’importo delle pensioni sino a quattro volte il minimo Inps. Dulcis in fundo, è stata prevista la revisione delle aliquote di rendimento delle pensioni per i dipendenti pubblici iscritti ad alcune Casse previdenziali. «Chi va in pensione nel 2024 viene penalizzato se non viene cambiata la norma», spiega Roberto Bonfili, coordinatore nazionale area medico-veterinaria Uil-Fpl (Federazione Poteri Locali), la categoria della Uil che rappresenta i lavoratori della sanità (pubblica e privata), delle autonomie locali, del terzo settore. «Siamo fortemente preoccupati e sdegnati per la norma di adeguamento al ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali dei medici e dirigenti sanitari previste nella legge finanziaria per il 2024, che taglierà gli assegni pensionistici fino al 30%». Come spiega Bonfili, abbiamo chiesto, «una flessibilità di accesso al pensionamento intorno ai 63 anni, come avviene in tutti i Paesi Ue. Per le pensioni in essere, abbiamo chiesto la piena rivalutazione all’inflazione». «Riteniamo che nei rapporti tra Stato e cittadini sia fondamentale il mantenimento degli impegni assunti; le modifiche dovrebbero essere piccoli aggiustamenti, piuttosto che modifiche di parametri decisi 27 anni prima», spiega Alessandro Garau, segretario nazionale CoAS Medici Dirigenti. «Non possiamo che chiedere che queste modifiche di tipo retroattivo, vengano emendate, o del tutto cassate, nel passaggio parlamentare». Il riferimento è tutto alla nuova introduzione di quota 103. «Come mi ha detto pochi giorni fa un collega, ci hanno promesso Quota 100, ma sono riusciti a peggiorare persino la Legge Fornero», spiega. «Il peggioramento dei servizi sanitari è già in atto da anni senza tema di smentita per la carenza di medici nelle diverse specialità, in particolare quelle afferenti i Dea (Dipartimenti di Emergenza Urgenza). Anche Servizi squisitamente pubblici come quello della Prevenzione o della Psichiatria hanno già ridotto il loro output». «Le restrizioni sul sistema pensionistico potrebbero essere temperate nel medio-lungo periodo restituendo libertà di scelta al dipendente su requisiti e metodo di calcolo al momento della pensione. Eliminando decadenze e irrevocabilità di opzioni che negli anni sono intervenute», aggiunge Tiziana Cignarelli, segretario generale confederazione Codirp, la confederazione di dirigenti della Repubblica che rappresenta i dirigenti delle Funzioni centrali, dell’area di istruzione e ricerca e della sanità.«Siamo molto preoccupati», spiega alla Verità, Mauro Mazzoni, segretario nazionale medici del territorio Simet e coordinatore nazionale Fassid. L’associazione, come spiega Mazzoni, prevede «un’ecatombe di presenze (50.000), che si somma alla già drammatica carenza di personale e alla fuga dei medici dal Servizio sazionale, a rischio default».«Per quanto riguarda i medici e gli infermieri e le penalità previdenziali previste in manovra, l’Ugl ritiene fondamentale raggiungere gradualmente una posizione più equa rispetto ad altre categorie professionali, riequilibrando la rivalutazione delle pensioni sulla base di criteri ispirati all’equità e alla giustizia sociale», ribadisce Gianluca Giuliano, segretario nazionale Ugl Salute. «Sarebbe opportuno, in tal senso, bloccare innanzitutto l’approvazione di questa norma e, in secondo luogo, aprire un tavolo per discutere di tale materia all’interno di una riforma complessiva del sistema previdenziale».«Il tema della penalità previdenziale», Rosaria Iardino, presidente della Fondazione the Bridge, che si occupa di politiche sanitarie e sociali, «è solo l’ultimo anello di una catena di problematiche che si sommano, e la cui soluzione richiede un approccio sistemico. Prendiamo ad esempio il caso delle borse di specialità, che hanno più domande di quanto siano i posti disponibili, o del decreto Calabria, grazie al quale gli ospedali possono assumere specializzandi già a partire dal secondo anno, a scapito di un’adeguata formazione del personale medico».