2023-06-19
Maurizio Gasparri: «Nulla sarà come prima. Ma noi dobbiamo restare berlusconiani»
Pier Silvio Berlusconi, Barbara Berlusconi e Maurizio Gasparri (Ansa)
Il senatore: «Silvio, alla pari di De Gaulle, non ha successori. Però non è tutto finito: è il momento di rimboccarsi le maniche».«Silvio Berlusconi ci ha lasciato, ma il berlusconismo non morirà mai». Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, è difficile immaginare il futuro del partito senza il suo fondatore? «Il mio primo incontro con Berlusconi risale al 1994, quando giurai da sottosegretario nel suo primo governo. Mi diede subito del tu, e da lì iniziò un rapporto bellissimo durato trent’anni. Facevo parte di quella componente di Alleanza Nazionale che i giornali definivano sprezzantemente “i berluscones”. Lavoravamo per l’unità del centrodestra». Tra le varie imprese di Berlusconi, come si dice, c’è quella di aver «sdoganato» la destra italiana. «Non mi è mai piaciuto il termine “sdoganare”, come fosse stata una cortesia concessa a quattro giovanotti. Dietro quella storia c’è molto di più. Rendiamoci conto che Silvio Berlusconi è riuscito là dove hanno fallito Don Sturzo e Tambroni». Parla dell’unità dei moderati?«Nei primi anni Cinquanta, con l’Operazione Sturzo, il fondatore del partito popolare italiano tentò di costruire un centrodestra unito contro i comunisti alle elezioni per il comune di Roma, ma fu fermato da De Gasperi e dal cardinal Montini. Tambroni provò a formare un monocolore Dc appoggiato dai missini, e in Italia scoppiò la rivolta, seguita poi dalla fase dei governi di centrosinistra». Dunque? «Solo Berlusconi è riuscito a unire i moderati in Italia. Non ha “sdoganato” nessuno, ma è stato il tessitore di una fase storica. Ha dato il via al bipolarismo, ha costruito il centrodestra italiano. In questa intuizione nuova c’era anche la destra, che è passata da un’ingiusta esclusione, alla gestione della Farnesina, con Gianfranco Fini». Tornando all’oggi. Qual è il futuro di Forza Italia?«Non prendiamoci in giro. Non sarà più come prima. Valiamo tutti un millesimo di Berlusconi. Però dovremo restare “berlusconiani” anche dopo Berlusconi, come i “gollisti” che in Francia, dopo De Gaulle hanno espresso Pompidou e Chirac, dettando l’agenda politica. Penso anche ai reaganiani negli Stati Uniti, ai thatcheriani nel Regno Unito. I grandi leader dell’area moderata hanno creato scuole di pensiero e presenze politiche che ne hanno continuato l’opera, pur in maniera diversa». Dunque non ci sono successori?«Berlusconi, come Reagan, come De Gaulle, non ha successori. Non esiste una figura di quella portata. Però non possiamo neanche sciogliere le righe e dire che è tutto finito. La politica del leader non deve disperdersi, perché lui è arrivato dove altri hanno fallito. E non contano le risorse finanziarie: De Benedetti e Agnelli, pur potenti, non hanno costruito niente di paragonabile, perché non ne avevano le qualità e la visione». Tajani potrà essere il futuro leader?«Lo conosco dagli anni Settanta, quando l’estrema sinistra ci aggredì sui banchi di scuola. È uno dei fondatori di Forza Italia. È l’unico italiano che ha fatto parte del parlamento europeo per 28 anni, diventandone presidente. È la persona più solida e più esperta che abbiamo. Poi, se ce la faremo, ce lo dirà la storia».La storia?«Nessuno aveva previsto Berlusconi a Palazzo Chigi. Nessuno aveva previsto Beppe Grillo a capo di un partito. Nessuno aveva previsto Giorgia Meloni premier. Nessuno, oggi, può prevedere il futuro. Ora noi abbiamo due strade: guardarci l’ombelico tra le lacrime, oppure rimboccarci le maniche e tenere la posizione. La macchina del partito lavora come sempre, presto si celebreranno delle “giornate azzurre” nazionali in Campania, a Paestum. Stiamo preparando incontro con i giovani a Gaeta il prossimo 8 settembre. Insomma, si va avanti. A quelli che mi chiedono che succede adesso, io rispondo: continuate a lavorare e fate la vostra parte». L’obiettivo, scrivono i giornali, è superare lo sbarramento alle Europee. «I giornali che ci ritraggono preoccupati sfonderanno verso il basso il numero di copie cartacee vendute, con rischi molto più alti rispetto a quelli che correrà il nostro partito». Si parla di un «cartello popolare» per le prossime elezioni, che inglobi altre formazioni. Ci sono tanti gruppi al centro del quadro politico. E c’è anche Matteo Renzi, che coltiva i suoi appetiti…«Il tema di Renzi non e-sis-te. Lui sta a sinistra, su un’altra galassia. A meno che Renzi non voglia improvvisamente entrare nel centrodestra, e glielo sconsiglio: in quel caso Renzi dovrebbe essere accettato da tutta la coalizione, perché stiamo parlando di un ex segretario del Pd. Un conto è votare insieme una legge, vedi la giustizia, un conto è l’alleanza. Forza Italia non “sta” nel centrodestra, ma è la “premessa” del centrodestra». E gli altri piccoli partiti di centro? Potrete procedere a una «federazione»?«Non faccio nomi, ma in quei gruppuscoli ci sono personaggi che da Berlusconi hanno avuto tutto. Sono stati creati politicamente da lui, hanno ricoperto grazie a lui incarichi di governo. Senza Silvio Berlusconi, non avrebbero avuto neanche una riga su un giornale: e gli hanno voltato le spalle. Cosa dovrei federare con loro? Non faccio federazioni con i traditori, non facendo parte della categoria». Ingratitudine?«Quando Berlusconi è scomparso, ho avuto il privilegio di salutare la sua bara ad Arcore, e ringrazio i familiari per avermi concesso questo onore, che ho interpretato anche come segno di rispetto per la mia coerenza. Sono rimasto al fianco di Berlusconi quando veniva condannato ingiustamente, e poi quando è stato cacciato altrettanto ingiustamente dal Parlamento. Se qualche traditore oggi vuole ammettere l’errore e fare domanda di iscrizione a Forza Italia, dall’alto del suo 0,9 percento, prego: gli faremo sapere…».Ma non vede il rischio che Forza Italia diventi terreno di conquista degli alleati?«Alle prossime elezioni europee l’unica certezza è che il Ppe, di cui facciamo parte, sarà il primo gruppo politico dell’europarlamento. Se in Italia io fossi alleato di un partito appartenente al Ppe, me lo terrei buono, ne capirei la difficoltà momentanea, e gli direi: hai bisogno di qualcosa?».Per questo Fratelli d’Italia non potrà che tifare per la buona salute di Forza Italia? Non ci sarà una diaspora di parlamentari?«Giorgia Meloni oggi ha bisogno assoluto di un rapporto con il Ppe, perché dall’Europa passano i fondi del Pnrr e il dibattito sulle regole ambientali, molte delle quali da correggere. Forza Italia starà nella cabina di regia del governo europeo, pur avendo percentuali minori di altri partiti: però la storia insegna che chi ha il 34% può sgonfiarsi, lo abbiamo visto con Renzi, con Grillo, e anche nel centrodestra. Quando si sgonfia la bolla, da qualche parte dev’esserci la sostanza».Dunque è nell’interesse degli alleati coesistere pacificamente, senza colpi bassi?«I nostri alleati sanno che siamo un partito strategico, molto più prezioso di uno o due senatori in più. Ai compagni comunisti che nel ’45 occuparono la prefettura di Milano trionfanti, Pajetta rispose: “E ora che ve ne fate?”». Comunque anche voi spingete per un’alleanza europea tra conservatori e popolari? «Non c’è dubbio. Dopodiché spero che ci siano numeri sufficienti». Immagina una discesa in politica di uno dei figli di Silvio Berlusconi?«Sarebbe un grande onore, è una decisione che spetta a loro, comunque non mi sembra che la famiglia sia orientata in tal senso. Come ha detto Tajani, tutto avverrà nel rispetto reciproco dei ruoli. Ho percepito però una cosa».Quale?«I figli di Berlusconi sono pienamente consapevoli che nell’eredità del padre non ci sono soltanto i traguardi imprenditoriali: anche la politica è parte integrante del lascito di Berlusconi. Insomma, ho avvertito, in queste ore dolorose, il loro affetto verso la creatura politica: non vogliono soverchiarla, ma nemmeno assistere alla sua scomparsa. Sa dove mi trovo adesso?».Dove?«A Cava de’ Tirreni, nella casa dei miei genitori che non ci sono più. Io ho tenuto la proprietà, e cerco di mantenerla con un compito scolpito nella mente: far sì che le piante del terrazzo sopravvivano. In questi mesi sono germogliati i fiori, con un’esplosione di colori, ed è bello pensare che mia madre e mio padre li vedano, e sorridano. Questo dobbiamo fare, in politica e nella vita: curare la pianta che ci è stata lasciata, perché continui a fiorire come prima».