2023-08-28
Maurizio Ferrini: «La mia vita è cambiata dopo un’esperienza mistica»
L’attore: «L’istinto sarebbe di non dirlo, ma di religione si parla troppo poco. Ho rifiutato tanti film, molti comici si sono piegati ai ricatti dei produttori e adesso sono scontenti».Come è andata l’estate della signora Coriandoli?«Bene, la signora Coriandoli è andata a Bologna Mare, che le piace molto perché ci sono i condomini sulla spiaggia come a Miami. Si alzava tardi, verso le 5.30, e faceva i letti anche se era in albergo, perché si vergogna a far fare le faccende al personale».E la Coriandoli con gli scontrini impazziti come se l’è cavata?«No ma la signora Coriandoli non si accorge degli scontrini perché fa tutto da sola. Si porta il termos in spiaggia con il caffè, va in spiaggia con la spallata di coniglio con patate e le sue amiche portano frutta e verdura. Nei negozi non ci va».Si è sentita offesa, la signora, dalle parole del generale Vannacci?«Lei no, perché non le ha capite. Conosce la mamma del generale, però, che dice che era un bravo ragazzo, “grande intelligenza che gli manca solo la parola”. Lei, maligna, dice che si vede che qualche gay gli ha fatto i dispetti e lui si è vendicato del torto. E poi pensa pure che la gallina che canta ha fatto l’uovo… si chiede, maligna appunto, se non abbia qualche trascorso…».Con Maurizio Ferrini iniziamo così, al telefono, mentre sta guidando e raggiungendo la location del suo prossimo spettacolo in Sardegna. Non ha neanche bisogno di pensarci troppo, per fare ridere e cambiare impostazione alla voce, ché la signora Coriandoli fa parte di lui dal 1989. Nato a Cesena, l’anno prossimo compirà 70 anni.In principio fu Renzo Arbore, che la scoprì?«Prima furono la mia Romagna e le feste dell’Unità e quelle di piazza. I Comuni ci assumevano per animare i centri storici. Roba che forse non esiste più, ma allora nasceva il Dams e trovavamo lavoro noi attori e gli artisti di strada. Era il 1983, e mandai la prima cassetta ad Arbore, tramite Nicoletta Braschi».Lo conquistò subito?«Mi rispose dopo un anno e mezzo a dire il vero, ma poi mi chiamò a Quelli della notte».La signora Coriandoli antesignana delle drag queen, in anticipo di almeno 15 anni?«Una volta si diceva che ci sono tante vie al socialismo. Guardi che la Coriandoli non li capisce, gli uomini che si travestono da donne, perché lei essendo donna non capisce».Dicono che agli inizi Ferrini era comunista, è vero?«Il discorso è questo: a 20 anni tutti credono a Pinocchio, la fata Turchina e la Befana. Poi si diventa adulti e il comunismo la Befana se lo porta via. Si mettono i piedi a terra, ecco».Ma con gli occhi sempre al cielo e la mano al Rosario? Lei ha rivelato uno stretto rapporto con la fede. «A ventitré anni una notte mi svegliai molto vigile, e percepii una quantità d’amore inimmaginabile, che veniva da una sorgente. Fu un’esperienza mistica. Percepii anche una voce, che mi diceva che ero libero di girarmi dall’altra parte e rifiutare quell’amore. Che invece mi inondò e mi disse che “amare è dare. Se dai metti le mani nella fiamma e non ti bruci, o nelle lame e non ti tagli”. Da quel momento iniziò il mio cammino di fede». Si commuove ancora a pensarci?«L’istinto sarebbe di non parlarne, ma mi sono reso conto che se ne parla troppo poco, della religione. Forse c’è un po’ di imbarazzo, anche. Perché è un tasto molto intimo. Eppure ci vuole. Anche per uscire dalla logica “prega perché se c’è, tanto meglio, se non c’è non hai perso niente”. Sono convinto che sia Dio a sceglierti, a farti avere la fede».E se non sei scelto? O se dici «no»?«Va bene uguale, ci mancherebbe. Ognuno fa quel che vuole e non c’è un meglio o un peggio. Soprattutto, non sopporto il bigottismo: ammazza più della pellagra. Sono i bigotti a tener lontana la gente dalla fede. Persone finte a cui preferisco un ladro che ti dice di aver rubato: meglio esser sempre sinceri. L’importante è sempre la verità, che poi forse è il caso che non lo dica proprio in questa intervista».La fede l’ha fatta vivere meglio?«Le dirò: sono sereno, ma la vita è dura. E forse è ancora più dura se hai la fede». Quindi non conviene…«A volte la desidero, una vita semplice. Ma così è: è piena di prove. Mi sono convinto che è il demonio che mette alla prova. Parte dalle cose piccole, come quando stai per uscire di casa e non trovi le chiavi. Se sei nella luce, dai molto fastidio all’ombra. Pure se vivi sereno nel rispetto degli altri, il demonio si scatena, perché gli sta sulle palle che stai bene».Momenti difficili ne ha attraversati? È rimasto in braghe di tela?«Ho fatto la fame per 15 anni, altroché braghe di tela: braghe di m… Ma sa, se ho sofferto è perché ho detto dei grandi no».A progetti che non la convincevano?«Funziona così, le spiego: la settima arte del cinema, purtroppo, a Roma spesso è utilizzata come uno sciacquone del water».Fuor di metafora?«Alla mia epoca c’erano molti “magnaroni” romani, come dico io, che svilivano il cinema e ne facevano un orrore. Se dicevi di no al banale cliché “mettiamoci due tette e bella f…” dei loro progetti, rischiavi di essere perseguitato. Ma con me non ce l'hanno mai fatta, no, li ho mandati a quel Paese. Tutti ormai sanno che non mi possono comprare. Ora grazie ai giovani il mondo del cinema è cambiato».Ma ciascuna cosa ha un prezzo, giusto?«Ovvio. Puoi avere la villa a Capri, ma vergognartene un po’. Se ti vergogni non sei felice, e quindi a me non interessa che il mondo va così. In generale i comici della mia generazione sono poco soddisfatti di quello che hanno fatto».Eppure per mestiere hanno prodotto sorrisi.«Sì, ma in tanti si sono dovuti piegare al ricatto dei produttori. Si sono venduti l’anima. A cominciare da Paolo Villaggio, che si mangiava il panettone prima di dormire e che era ingrassato tantissimo: si è venduto al suo produttore».Però lo portò al successo, no?«Va bene, sì, ma a che prezzo, appunto? Non bisogna mettere una “zoccola” in ogni politica. Lo stesso film Brancaleone alle crociate fu il risultato di un compromesso. Si dovevano chiamare attori francesi bravi, e poi si tirò come al solito al ribasso. Peccato, di fronte a un film del genere».Per star fuori dal sistema quindi si stringe la cinghia, ma si continua o no a sognare il futuro?«Ah, io ora che risiedo a San Marino da qualche mese, dei produttori romani non so più, finalmente, che farmene. Sono ormai al quarto sogno della vita. Il primo era fare il mio lavoro e cioè l’attore, e l’ho fatto. Poi, essere magari conosciuto dalle persone. Terzo, andare in tv. Ora c’è il cinema». L’unica è scappare dall’Italia?«No, no, nessuna fuga: ho semplicemente trovato ospitalità nella più antica repubblica del mondo, per realizzare i miei progetti. Vediamo cosa andrà in porto, ma non ho mai smesso di scrivere nemmeno per un secondo e qualche idea la ho. Ma sono italiano e fiero di esserlo». A proposito, come sta la sua Romagna dopo l’alluvione? L’opposizione attacca sui fondi in ritardo…«I romagnoli e gli italiani tutti hanno spalato e spalato, e ora se la passano bene per la maggior parte. Se Bonaccini alza la voce è perché la politica gli impone di farlo, ovvio. Vogliono far credere che sia tutto politica, ma intanto la situazione è stata “spalata” e sistemata dalla gente. Lei vedendo una casa, si è mai chiesta fosse di destra o di sinistra? No di certo, basta vedere se è fatta bene o male. Se uno è intelligente, non fa politica, ma lavora. I mestieranti del Palazzo sono quelli che - di solito, ma pure senza eccezioni - non hanno niente da fare e poi fanno proclami».Lei è ospite storico di Fabio Fazio. Lo seguirà a Discovery?«Sì, certo. C’è identità di vedute con Fazio, andiamo molto d’accordo». Le dispiace andare via dalla Rai?«Non so risponderle perché io andrei con Fazio anche in Giappone: non mi sono posto il problema. Lavoro bene con tutti, mi interessa solo che la cosa sia gestita bene. Visto che in Europa non esiste un Paese che manda via una star televisiva perché cambia il governo. Roba da Paraguay, da dittatura».Non è stata una scelta in un mercato libero?«Rispetto alla scelta di Fazio, no comment. Se parlo mi mandano in esilio a Caprera, o a Sant’Anna. Però le preciso: che sia stata al potere la destra, o la sinistra, in Rai si è sempre fato così. L’idea - sbagliata - è che la tv sia una emanazione della politica».