2024-12-16
Renzi faccia i soldi che vuole, ma da privato cittadino
Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Forse non tutti lo ricordano, ma quando Matteo Renzi cominciò a fare politica non aveva un lavoro. Il suo unico reddito veniva dalle collaborazioni con l’azienda del padre, piccolo distributore di giornali e volantini commerciali: pochi soldi, pagati come collaboratore.Poi, quando per il futuro leader di Italia viva si affacciò un accordo con il Pd per diventare presidente della Provincia, in una provincia, quella di Firenze, dove la sinistra decideva tutto e dove una candidatura equivaleva ad avere l’elezione in tasca, l’impresa di papà sentì l’urgente necessità di assumere un dirigente a 7.000 euro al mese, e la scelta cadde proprio sul figliolo. Il quale subito dopo passò all’incarico pubblico, richiedendo l’aspettativa e trasferendo quindi a carico dei contribuenti il pagamento della contribuzione previdenziale, come per chiunque abbia un lavoro e svolga funzioni al servizio della collettività. Però, una volta divenuto segretario del Partito democratico, ci furono un po’ di polemiche per quella pensione che andava maturando grazie ai soldi pubblici e perciò, da premier, Renzi rinunciò al privilegio: non ne aveva più bisogno. Ormai aveva raggiunto lo scopo: era a Palazzo Chigi e da lì in poi, per quel che riguardava il reddito e la pensione, la strada era in discesa. Lasciato il governo a seguito della batosta referendaria e costretto pure a mollare la poltrona di segretario del partito, l’ex Rottamatore si lagnò in tv dicendo di avere sul conto corrente poche migliaia di euro, ma di lì a poco comprò una villa da 1 milione, grazie a un provvidenziale contratto come conduttore e produttore di programmi tv. La svolta professionale nel piccolo schermo provocò anche un’inchiesta della magistratura dalla quale Renzi uscì pulito come dopo il passaggio di Mastro Lindo, ma probabilmente la curiosità dei giudici lo spinse a pensare che quella di intrattenitore tv, dopo aver fatto l’intrattenitore politico, non fosse la sua strada. Meglio girare al largo dalle indagini dei pm (che peraltro lo vorrebbero giudicare per i finanziamenti ottenuti dalla sua fondazione), meglio seguire l’esempio di altri premier, tutti rigorosamente di sinistra, che dopo essere stati costretti a mollare la poltrona si sono consolati, economicamente, gettandosi nelle consulenze o nelle conferenze, che poi spesso sono la stessa cosa. Gerhard Schröder, cancelliere tedesco sconfitto dal candidato della Cdu, lasciata la politica ha scoperto la Russia, collezionando un incarico dietro l’altro alla corte di Vladimir Putin. Bill Clinton, invece, si è trasformato in conferenziere di lusso, pagato centinaia di migliaia di dollari da fior di imprese. Stessa storia per Tony Blair, che è diventato consulente per vari Paesi, e pure per Barack Obama. Renzi insomma si è limitato a seguire l’esempio dei leader progressisti mondiali. Con una personale innovazione. Da Schröder a Obama, tutti i politici a cui l’ex Rottamatore si è ispirato si sono messi in affari dopo aver mollato la politica. Dall’ex cancelliere tedesco all’ex presidente americano, sono tutti ex, nel senso che non solo non ricoprono un incarico ai vertici dei loro Paesi, ma neppure siedono in un qualche parlamento. In pratica, sono privati cittadini, che hanno deciso di mettere a frutto la loro esperienza e le proprie conoscenze per fare affari, fossero anche quelli giudicati discutibili con qualche tiranno. Nel caso di Renzi, no: lui è un senatore, che a giorni alterni si occupa di politica e poi è al servizio di chi lo ingaggia per conferenze ed eventi. Dall’Arabia all’India, dalla Cina a chissà quale altro Paese: a forza di conferenze il suo reddito è lievitato, raggiungendo livelli milionari.Ma è giusto che un onorevole riceva soldi da altri Paesi, alcuni dei quali tra l’altro non proprio democratici? La risposta è no. Se sei al servizio della Repubblica italiana come parlamentare, non puoi essere anche al servizio della monarchia araba o di qualsiasi altro regime. La norma che impedisce a chi siede in Parlamento, pagato dai contribuenti, di incassare emolumenti da Paesi che potrebbero essere in conflitto con i nostri interessi, non è dunque una legge punitiva nei suoi confronti, ma un divieto a tutela degli italiani. Nessuno nega a Renzi il diritto di prendere soldi da chi vuole, ma non può farlo da onorevole, per rispetto verso degli italiani. Se il fondatore di Italia viva vuole difendere il suoi affari e il suo reddito lo può fare: basta che rinunci a sedere in Parlamento. Ma forse è proprio questo il problema. Senza la qualifica di onorevole non ci sono più le guarentigie che proteggono le conversazioni dalle inchieste giudiziarie e i pm non hanno più bisogno di autorizzazioni per procedere con un’inchiesta o con altro. A differenza di ciò che ieri il fondatore di Italia viva ha detto al Corriere, la questione non è la presunta paura del centrodestra per un suo spostamento verso il centrosinistra (Renzi viene dal Pd e con il Pd è destinato a tornare se vuole contare qualche cosa), ma la paura dell’ex Rottamatore per l’interesse che da tempo la Procura di Firenze manifesta per lui. È lui a preoccuparsi, per i sui affari esteri, ma soprattutto per i suoi guai interni.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.