2023-07-16
Mattarella resta in silenzio sulle bombe a grappolo a Kiev ma sei anni fa le denigrava
Da presidente del Consiglio supremo di difesa non si è espresso sull’invio delle armi dagli Usa, ma l’unica legge che non ha promulgato riguardava l’uso delle cluster bombs.Non si può dire che Giorgia Meloni sia stata timida nel mostrare sostegno all’Ucraina e alla sua azione militare. Eppure, qualche giorno fa - quando si è trattato di esprimersi sull’invio di cluster bombs (le famigerate bombe a grappolo) a Kiev per tentare di dare una spinta alla fiacca controffensiva giallo azzurra - è stata chiara e ferma: da quelle armi prendiamo le distanze. «L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo», ha detto la Meloni. «Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione». Non in nostro nome, insomma, anche se Washington approva con ben pochi scrupoli.Il governo italiano - con la mezza eccezione di Guido Crosetto che ha voluto rimarcare l’utilizzo di cluster bombs da parte di Mosca - non è stato l’unico a opporsi all’invio degli ordigni. Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, aveva fatto presente che per la Germania «in quanto Stato parte, vale l’accordo di Oslo». Stessa posizione da parte del ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles che ha dichiarato di «non condividere» la scelta degli Stati Uniti: «Il nostro impegno al fianco dell’Ucraina è irremovibile, così come lo è la posizione secondo cui determinate armi, determinate bombe non possono essere consegnate in nessun caso». I giornali hanno registrato pure le obiezioni di Canada e Nuova Zelanda, e persino il premier britannico Rishi Sunak - benché la sua nazione sia da sempre il ferro di lancia del bellicismo antirusso - ha precisato che il Regno Unito «scoraggia» l’impiego delle bombe. Meno sorprendente ma comunque rilevante l’uscita di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, il quale ha fatto dire al suo portavoce Farhan Haq che «ovviamente non vuole che ci sia un uso continuato di munizioni a grappolo sul campo di battaglia». Certo, si potrebbe anche notare il leggero velo di ipocrisia che sovrasta tutte queste belle parole, dato che alla fine della fiera - accordi internazionali o meno - l’America decide e tutti gli altri sono costretti a obbedire, e di sicuro nessuno tempererà l'appoggio a Zelensky per protestare contro l'uso di bombe a grappolo. Dopo tutto, la regola è nota: se i «buoni» agiscono come i cattivi fa lo stesso, perché la morale funziona a corrente alternata. Per altro, gli ucraini usano le bombe a grappolo già dal 2014, quindi non si tratta nemmeno di una novità motivata dalla contingenza estremamente sfavorevole. In ogni caso, il dissenso formale non è cosa da sottovalutare: ha il suo peso politico, nemmeno troppo irrilevante, e marca una distinzione fra chi persegue i propri interessi con sfacciataggine e chi deve fare di necessità virtù. Ecco perché è risultato abbastanza sorprendente il silenzio del Quirinale. Nonostante fior di rappresentanti istituzionali si siano esposti, e nonostante ci si trovi al cospetto di un potenziale crimine di guerra, Sergio Mattarella non ha proferito verbo. E dire che ne avrebbe non solo l’ovvio diritto, ma forse anche il dovere o come minimo la responsabilità. Per altro, non sono state poche le volte in cui Mattarella ha voluto condividere con gli italiani la sua visione del conflitto in atto. Intervenendo ad aprile all’università di Ferrara, aveva dichiarato - riferendosi alla Russia - che «sono fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza del secolo scorso, che conducono ad una guerra di aggressione, ad annettere territori o a competizioni accanite su aspetti marginali». Più di recente, alla fine di giugno, ha ripetuto che «la guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’indipendenza dell’Ucraina, ha provocato un rallentamento delle economie, con una contrazione delle capacità di spesa in tutti i Paesi e soprattutto in quelli a più basso reddito». Insomma, quando c’è stato da condannare, il presidente ha condannato. Ma sulle cluster bombs nulla. Pochi giorni fa si è riunito il Consiglio supremo di difesa, presieduto proprio da Mattarella, e in quella occasione è stata ribadita «la ferma condanna dell’aggressione operata dalla Federazione Russa e il sostegno all’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore. Il rispetto della libertà, della sovranità democratica, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza degli Stati», ha sostenuto il Quirinale in una nota, «sono valori fondanti dell’Unione europea e condizioni essenziali per l’ordine internazionale e la convivenza pacifica dei popoli». Però, di nuovo, niente bombe. Si potrebbe pensare che al presidente il tema non interessi, eppure - a giudicare dalle sue azioni passate - la faccenda delle cluster bombs gli sta a cuore. Come ha notato ieri incidentalmente la Stampa, nell’ottobre del 2017 Mattarella fermò una legge denominata «Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo». Non era mai successo, fino ad allora, che il preside rimandasse indietro al Parlamento una legge. Eppure lo fece, e per una ragione sacrosanta: «Il provvedimento», spiegò una nota del Quirinale, «presenta profili di evidente illegittimità costituzionale. L’articolo 6, comma 2, della normativa in esame, in contrasto con la finalità dichiarata, determinerebbe l’esclusione della sanzione penale per determinati soggetti che rivestono ruoli apicali e di controllo (per esempio i vertici degli istituti bancari, delle società di intermediazione finanziaria e degli altri intermediari abilitati)». In sostanza quella legge, come inizialmente formulata, avrebbe evitato sanzioni a banchieri e finanzieri. Ergo Mattarella - decise di dare un segnale importante e fare muro. Nell’aprile del 2022 il presidente è tornato sulla questione rivolgendosi ad associazioni contro le mine antiuomo (di cui si occupava anche la legge del 2017). «Ogni guerra è disumana. Nelle guerre si possono assumere decisioni tanto crudeli da travalicare ogni limite di orrore», disse Mattarella in quella occasione. «Disseminare il terreno di mine anti-uomo e usare ordigni speciali, che hanno come scopo terrorizzare la popolazione e provocare stragi di cittadini inermi, è una di queste e costituisce un crimine contro l’umanità che si aggiunge alle responsabilità del conflitto». In quei giorni i media traboccavano di commenti sul massacro di Bucha, e con le sue frasi particolarmente ruvide contro le armi illegali il presidente voleva probabilmente manifestare sdegno per ciò che aveva letto nelle cronache dei quotidiani. Anche allora, fece davvero bene a farsi sentire. Ecco perché adesso risulta ancora più strano il suo silenzio sugli ordigni ucraini. Chissà, forse dall’alto del Colle le malefatte dei «buoni» si notano meno.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.