2025-04-19
Mattarella invoca più legalità e sui migranti chiama l’Ue che dà carta bianca ai giudici
Per la gestione dei flussi il Quirinale si affida all’Europa, la quale, su accoglienza e rimpatri, concede discrezionalità ai Paesi. Che da noi diventa arbitrio delle toghe.Due giorni fa, Donald Trump e Giorgia Meloni hanno firmato un documento dove si parla di un impegno comune dei due Paesi a «contrastare l’immigrazione clandestina e a garantire che l’immigrazione legale sia utilizzata come strumento a beneficio delle nostre nazioni e non per creare un problema di sicurezza per i nostri cittadini. Intensificheremo i nostri sforzi comuni per sradicare i gruppi criminali organizzati internazionali impegnati nel traffico di migranti e nella tratta di esseri umani». Mi paiono dichiarazioni ineccepibili, soprattutto per tre affermazioni: la prima che riguarda il contrasto dell’immigrazione clandestina, la seconda che riguarda l’immigrazione legale che deve trasformare i migranti in cittadini che collaborano allo sviluppo dei Paesi nei quali arrivano, la terza che riguarda il traffico illegale di migranti e la tratta di esseri umani. Detto in termini tradizionali, anche se abusati, significa coniugare legalità e senso di umanità attraverso la possibilità per i migranti legali di lavorare e costruire un progetto di vita.Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordando il naufragio del 2015 nel Canale di Sicilia, ha affermato che «i movimenti migratori vanno governati e l’Unione europea deve esprimere impegno in questo senso. Il necessario contrasto all’illegalità, la lotta alla criminalità, si nutrono della predisposizione di canali e modalità di immigrazione legali che esprimono rispetto nei confronti della vita umana». L’occasione in cui ha parlato è certamente un’occasione ampiamente giustificata, ma una mente un po’ maliziosa non può non essere colpita dalla coincidenza che tali dichiarazioni avvengano proprio il giorno dopo l’incontro tra la Meloni e Trump con tanto di dichiarazioni sull’immigrazione illegale. Per la verità Mattarella non si è riferito al nostro Paese ma, non per la prima volta, ha richiamato l’Europa che, in campo di immigrazione, non ha adempiuto ai suoi doveri. Ogni Paese si è guardato bene da considerare gli immigrati che arrivavano sulle coste italiane immigrati che arrivavano in Europa; la Germania si è scelta con cura gli immigrati siriani che servivano al proprio mercato del lavoro; la Francia ha respinto i migranti a Ventimiglia con metodi che se fossero stati adottati dall’Italia, il nostro Paese sarebbe stato bacchettato da tutti. Quindi, un’Europa che ha disatteso un suo dovere imprescindibile, inderogabile, anche se oneroso, e certamente non facile. L’Europa è venuta meno a uno dei fondamenti sui quali si è basata la sua Costituzione secondo i padri fondatori: quando un Paese è in difficoltà gli altri Paesi membri hanno il dovere di aiutarlo. Il presidente Mattarella avrà ben chiaro, perché uomo di lunghissima esperienza politica, che in Italia esiste un’opposizione che si è opposta a qualsiasi tentativo - naturalmente tutti i tentativi sono discutibili - di regolamentare, da parte di questo governo, il fenomeno migratorio e, certo, non è sfuggito al presidente medesimo che l’Italia ha riaperto i flussi migratori e che, nell’anno precedente e in corso, sono aumentati i rimpatri. Spostare l’attenzione sull’Europa è sacrosanto, soprattutto nel caso dell’immigrazione e in particolare di quella clandestina, ma non bisogna dimenticare che, dopo tanti discorsi a vuoto, il 10 aprile del 2024, l’Europa ha dichiarato che le ricollocazioni dei migranti dell’Unione europea sono in corso con un focus sulla redistribuzione dei richiedenti asilo da Stati membri maggiormente esposti ad altri Stati membri meno colpiti. Il programma di ricollocazione, che prevede un minimo di 30.000 persone all’anno, mira ad alleggerire il carico sugli Stati membri di primo arrivo, Italia in testa. Trentamila persone l’anno sono niente, considerando che sono meno di quelli che arrivano solo in Italia in un anno. Perché è avvenuto, in Europa, questo cambio di passo? Trentamila diviso 24 Stati europei - inclusi Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda, tramite accordi bilaterali - significa 1.250 a Paese. Poi, finalmente, l’Europa ha stabilito una lista di Paesi «sicuri», tra i quali Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Un portavoce della Commissione ha poi dichiarato che questo elenco non esime da valutare caso per caso ogni singola situazione quindi, in pratica, ha detto che sono «sicuri» ma che poi ogni Stato può decidere se lo sono veramente o no. In Italia questo, per ora, lo ha deciso la magistratura. Anche questo non sarà sfuggito al presidente Mattarella. A nessuno sfuggirà che la confusione regna sovrana sotto il cielo europeo e lascia alla discrezionalità, e talora all’arbitrarietà, la decisione sui rimpatri che sono una delle chiavi di volta per regolare e contrastare l’immigrazione illegale. La svolta europea è certamente legata alla situazione della Germania dove il cancelliere Merz ha vinto le elezioni promettendo un inasprimento pesante delle regole di ammissione e la possibilità che i respingimenti avvengano direttamente alla frontiera, lasciando la decisione ai singoli Länder senza riscorrere alla Corte federale. Gli episodi malavitosi legati all’immigrazione irregolare hanno dato la sveglia alla Germania e, a quel punto, svegliato la Von der Leyen e la Metsola che hanno prodotto un documento tanto fumoso quanto - lo si sta già vedendo - inefficace.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)