2024-02-25
Mattarella se la prende con i manganelli. Ma usati contro i no vax piacevano a tutti
Non voglio scimmiottare Pier Paolo Pasolini con oltre cinquant’anni di ritardo, ma io - come l’autore di Scritti corsari, dopo gli scontri di Firenze e Pisa durante le manifestazioni pro-Palestina - ho simpatizzato con i poliziotti. E non perché, come scriveva lo scrittore «friulano» (nato a Bologna e poi trapiantato a Roma), nel Sessantotto gli agenti erano la classe operaia costretta a farsi insultare dai figli di papà che la contestavano in piazza. Semplicemente in quanto la divisa (che Pasolini descriveva una stoffa ruvida che puzza di rancio, fureria e popolo) rappresenta l’autorità dello Stato, e le si deve portare rispetto. Altro che fascismo, manganello e stato autoritario. In qualsiasi Paese democratico, che si tratti degli Stati Uniti o della patria della Magna Charta, ossia l’Inghilterra, se un’autorità in divisa (..ti intima l’alt, tu ti fermi. E se ti chiede di esibire i tuoi documenti d’identità, tu, a meno che non abbia qualcosa da nascondere, li consegni. È l’Abc dell’ordine in uno Stato di diritto, che non vuole impedirti di manifestare o di riunirti per protestare: ha semplicemente il compito di evitare disordini.Capisco che, a forza di contestazioni e delegittimazioni, ci siano generazioni cresciute nel mancato rispetto della divisa. Ma se io vedo un poliziotto o un agente che mi impediscono di proseguire, mi fermo all’istante. So bene, naturalmente, che esiste anche un movimento pacifista, che si propone di disattendere le disposizioni delle forze dell’ordine sulla base di propositi non violenti. Ma un agente che ha ricevuto l’ordine di non far oltrepassare una certa soglia, perché si vuole impedire l’invasione pacifica o meno di un’emittente televisiva o di un consolato, non può fare altro che usare la forza se il suo ordine non è rispettato. E vivaddio che ancora gli è consentito, vivaddio che ancora esiste un’autorità che fa eseguire le disposizioni di legge. Se lo Stato esiste, esistono anche le sue direttive. Dunque, non capisco perché ce la si debba prendere con gli agenti che fanno il loro mestiere, e impediscono di forzare un cordone delle forze dell’ordine schierato a tutela di un luogo speciale, e non con chi quella caciara l’ha organizzata al solo fine di trarne vantaggio politicamente. Se vuoi manifestare a cento metri di distanza da un obiettivo sensibile, nessuno te lo impedisce. Ma se vuoi entrare negli studi di una sede della Rai oppure invadere la sede di una rappresentanza estera, la polizia deve evitarlo in ogni modo, anche usando la forza, perché quegli agenti o quei carabinieri non a caso si definiscono forze dell’ordine, pronte a ripristinarlo anche con il manganello. L’Italia non è la Russia, l’Iran o la Turchia, dove se ti va bene, per aver portato un mazzo di fiori nella piazza sbagliata, ti massacrano di botte e ti condannano ad anni di carcere. La nostra è una democrazia dove si consente di manifestare a chiunque, anche ai fessi, e tuttavia chiunque è tenuto al rispetto delle misure di sicurezza: oltre una certa soglia non ti puoi avvicinare a obiettivi sensibili, perché il nostro Paese non è Teheran, dove il regime consente di invadere le ambasciate per sequestrare i funzionari di un Paese nemico o, semplicemente, distruggere tutto ciò che vi trova all’interno.Lo so che le immagini delle ragazzine, mandate in prima fila a prendere le manganellate da chi organizza le manifestazioni di protesta fanno male. Ma a me fa più male pensare che forze politiche dell’opposizione, ormai allo sbando, siano costrette a strumentalizzare i giovani, sospingendoli oltre la soglia di sicurezza, per far sembrare l’Italia una specie di dittatura. A una classe politica che si nutre esclusivamente della paura del ritorno del fascismo, evocando ogni giorno il regime nella speranza che dia ai suoi rappresentanti una qualche legittimazione, io non posso che rispondere con le parole di Pasolini: io simpatizzo con i poliziotti. E non perché, come spiegava lo scrittore di Ragazzi di vita «loro sono i veri figli dei poveri e voi soltanto ragazzi viziati e piccolo borghesi». Ma perché loro, quegli agenti in divisa che sotto il casco e dietro lo scudo difendono lo Stato, sono i veri e i soli rappresentanti dell’ordine, in un Paese che l’ordine e il rispetto della legge li ha persi da tempo. I ragazzi poliziotti, per una paga che molti di coloro che protestano rifiuterebbero con sdegno, sono l’unico argine contro il teppismo e la delinquenza. E tutti dovrebbero ricordarlo. A cominciare dal presidente della Repubblica. Troppo comodo distribuire medaglie quando sacrificano la vita, salvo poi criticarli quando, in nome dello Stato, vanno in piazza a dare botte, ma soprattutto a prenderle. Troppo comodo attaccare gli agenti quando li si sollecitava alla repressione, con manganelli e idranti, di portuali disarmati che avevano il solo torto non di forzare un cordone di polizia, ma di protestare pacificamente.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.