2022-07-20
Mattarella ha fregato ancora Draghi
Sergio Mattarella e Mario Draghi (Getty Images)
La settimana di stop, scandita da appelli di mezzo mondo, e il voto di fiducia imposto nel passaggio parlamentare hanno messo spalle al muro il premier. Il quale oggi farà fatica a motivare le dimissioni. E se per caso le confermasse, ormai avrebbe tutti contro.E così Sergio Mattarella ha fregato un’altra volta Mario Draghi. Era già successo a febbraio dello scorso anno, quando il capo dello Stato aveva chiamato l’ex governatore della Bce per affidargli l’incarico di guidare il governo. Il banchiere non aveva nessuna voglia di prendersi la rogna di guidare una maggioranza variopinta, che includeva i 5 stelle, la Lega, Forza Italia e il Pd, più gruppuscoli vari. Ma il presidente della Repubblica, da buon democristiano di sinistra, era stato suadente, facendo leva sulla sensibilità di un uomo delle istituzioni qual è Draghi. Risultato, l’uomo che, chiuso nel bunker della Banca centrale europea, per anni aveva tenuto testa ai falchi della Bundesbank, si era fatto convincere, ritenendo che quel percorso disseminato di trappole fosse l’unico modo per raggiungere la meta ambita, ossia il Quirinale. Draghi sapeva bene che a febbraio del 2022 si sarebbe concluso il mandato di Mattarella e riteneva che aver ricoperto l’incarico di presidente del Consiglio fosse una via crucis che gli avrebbe consentito di salire al Colle a furor di popolo. Purtroppo, non essendo abituato alle trame della politica, aveva sottovalutato il capo dello Stato e la sua determinazione a restare al proprio posto per un secondo mandato. Risultato, a dicembre dello scorso anno, quando in tv fece capire di aver concluso il proprio compito, lasciando trasparire di essere pronto a far le valigie per accasarsi al Quirinale, Draghi si fregò con le sue stesse mani, non avendo messo in conto le manovre dello stesso presidente della Repubblica, il quale, di schiodare dalla poltrona più elevata per andare ai giardinetti, non aveva alcuna intenzione.Viene ancora da ridere al pensiero di Mattarella che fa sapere di essere andato in giro per agenzie immobiliari alla ricerca dell’appartamento in cui ritirarsi. Provate a immaginare: un capo dello Stato va con tanto di scorta quirinalizia a visitare il suo futuro buen retiro e suona all’improvviso alla porta di una sconosciuta, la quale può farsi in tutta tranquillità un selfie con il presidente e rilasciare un’intervista a Repubblica senza che i servizi di sicurezza che vigilano sulla più alta carica dello Stato abbiano nulla da obiettare. E che dire delle notizie sul trasloco di materassi dalla casa di Palermo? E delle foto di scatoloni dei collaboratori diffuse online? A memoria, io non ricordo nel passato nulla di tutto ciò. I traslochi del presidente non dico che fossero un segreto di Stato, ma quasi. Al contrario, la pubblicità data all’addio al Quirinale con largo anticipo non poteva che essere funzionale a ottenere, in caso di stallo, una supplica a rimanere. Ovviamente la versione ufficiale è che tutto è avvenuto contro il volere dello stesso Mattarella, il quale si è trovato suo malgrado ad accettare un secondo mandato. Precisando però che il suo non sarebbe stato a tempo, a differenza di quello ottenuto da Giorgio Napolitano. Del resto, inchiodandolo a Palazzo Chigi nel febbraio del 2021, il presidente della Repubblica sapeva di aver eliminato il suo più pericoloso concorrente, perché nella storia repubblicana mai si era visto un premier che lasciasse vacante l’incarico di governo per insediarsi al Colle e nominare il proprio successore. Anche un bambino, poco esperto di regole costituzionali, avrebbe capito. E infatti, proprio a febbraio del 2021 scrivemmo (con un titolo a tutta pagina) che Mattarella aveva fregato Draghi.Ma siccome non c’è il due senza il tre, ecco il terzo sgambetto del Colle nei confronti dell’ex banchiere. Come sanno pure i sanpietrini di piazza Colonna, slargo di fronte a Palazzo Chigi, Draghi non vedeva l’ora di mollare quella banda di sciamannati che lo sostiene e anche in questo caso avevamo previsto, con titolo in prima pagina, che prima dell’estate avrebbe salutato tutti e si sarebbe dimesso. Il pretesto glielo ha offerto Giuseppe Conte, il quale non lo ha mai sopportato e nell’ultimo anno e mezzo ha avuto come solo obiettivo l’idea di farlo cadere. Risultato, con una supercazzola delle sue, l’avvocato di Volturara Appula si è inventato in piena estate la crisi del termovalorizzatore. Come tutti hanno compreso, si trattava di una bubbola: l’obiettivo era far cadere Draghi, il quale a dire il vero non vedeva l’ora di lasciare ad altri l’applicazione - complicata - del Pnrr, le misure per contenere il prezzo del gas e la crisi economica che si scatenerà sul Paese a causa dell’inflazione e della guerra. L’ex governatore ovviamente non voleva sembrare uno Schettino, che lascia la nave che affonda. E Conte, un altro improvvisato statista, ha trovato per lui l’uscita di sicurezza. Né il banchiere né l’avvocato avevano però considerato Mattarella, il quale deve aver covato per giorni il modo di mettere tutti nel sacco. E così, quando Draghi si è presentato con le dimissioni, il capo dello Stato le ha respinte, rimandandolo alle Camere. Non il giorno dopo, ma lasciando trascorrere quasi una settimana. La versione ufficiale è che il presidente del Consiglio non poteva andare in visita ufficiale da dimissionario. L’Algeria è il partner che dovrà sostituire la Russia nelle forniture di gas e dunque per instaurare relazioni solide con quel Paese era necessario un premier nel pieno dei poteri. In realtà, il ritardo delle comunicazioni a Camera e Senato serviva solo ad apparecchiare un’altra trappola e impedire a Draghi di lasciare. Le telefonate delle cancellerie estere, le manifestazioni (scarse, visto il caldo) in piazza, le lettere di sostegno dei sindaci, l’ennesima scissione dei grillini. Tutto va in una sola direzione: mettere l’ex banchiere con le spalle al muro. All’inizio non era previsto un voto di fiducia sul governo, ma qualcuno ha fatto in modo che ci fosse. Risultato, oggi a Palazzo Madama si voterà. E come farà Draghi a dimettersi se i senatori gli voteranno la fiducia? Un presidente del Consiglio che lascia pur avendo i numeri non s’è mai visto. Come farà Mr Bce a dire addio agli sciamannati che lo sostengono quando tutti, tranne Conte, gli chiedono di restare? Gli italiani non capirebbero. Nel frattempo, Mattarella, il triste presidente di una democrazia che non c’è più, se la ride, pensando che puoi anche tener testa a quella jena ridens di Jens Weidmann, capo della Bundesbank, ma farla a un vecchio democristiano è dura. Ne sa qualche cosa Matteo Renzi, che lo nominò convinto di aver tra le mani una marionetta, senza accorgersi che la marionetta sarebbe stato lui. Ps. Naturalmente esiste una possibilità che lo scenario che vi ho appena descritto non si verifichi. E prevede che con uno scatto d’orgoglio Draghi mandi tutti a quel Paese. Medita di farlo da mesi, chissà non lo faccia ora che hanno provato a fregarlo di nuovo.