2025-08-15
Il matematico a cui i paladini delle competenze affidarono le «chiavi di casa» dell’Italia
Roberto Speranza e Giuseppe Conte (Ansa)
Durante la pandemia, la politica ha deciso sulle chiusure basandosi sulle previsioni di Stefano Merler. Che non è medico, ma uno studioso di una fondazione del Trentino.Tra gli elementi emersi dai verbali della Commissione Covid desecretati nei giorni scorsi, vi è un passaggio su cui la Verità ha già avuto modo di soffermarsi: quello in cui, di fronte a un’esplicita domanda di Claudio Borghi, senatore della Lega, Andrea Urbani (ai tempi direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute) ammette che una delle massime autorità considerate dalla task force e dal Cts durante l’emergenza fosse Stefano Merler della fondazione Kessler. Si noti che, già prima della domanda di Borghi, Urbani sottolineava come le decisioni fossero prese «sulla base di simulazioni d’impatto che arrivavano dall’Istituto superiore di sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler». D’altra parte, basta recuperare uno qualsiasi dei bollettini diramati quotidianamente dall’Iss per leggere, tra i curatori, proprio «Stefano Merler per Fondazione Bruno Kessler». Quegli stessi bollettini poi messi in discussione per la facilità con cui si confondevano i morti di Covid e i morti con il Covid. «Mi sembra che una figura considerata rilevante e soprattutto molto influente, perlomeno in queste prime fasi di ricostruzione della pandemia, fosse il professor Merler. Lei sa anche in cosa è laureato il professor Merler?», domanda Borghi. «No», risponde l’audito. «Glielo dico io», prosegue il leghista: «non è medico. Quindi, lei mi sta dicendo che buona parte dei vostri colleghi seguiva in modo pedissequo, riconoscendovi una grande autorità in questa fase, le indicazioni che venivano da una piccola fondazione del Trentino e, soprattutto, da una persona che non era un epidemiologo né un medico, perché il professor Merler è laureato in matematica». «Glielo confermo», conclude Urbani.Già questo mostra la fragilità del modo in cui, in certi ambienti, è inteso il concetto di autorità. Un alto dirigente del ministero della Salute, uno di quelli che partecipava alle riunioni in cui si decideva di chiudere il Paese, riferisce che il professor Merler era considerato un’autorità indiscussa, ma non ha idea di quale sia la sua formazione. Se ha senso continuare a indagare su quella stagione, infatti, non è solo per le legittime pretese di giustizia e verità avanzate da chi ha pagato il prezzo più salato di certe scelte, ma anche perché si gioca una pericolosa concezione della scienza che scade non solo nel potere, ma in un potere molto preciso: quello dell’agenda progressista. E il baccano di questi giorni sulle nomine al Nitag lo dimostra. Stefano Merler è il direttore del Centro Health Emergencies della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Laureato in matematica (questa informazione è fornita nel cv presente sul sito del governo italiano, non sullo stesso documento consultabile dal sito della fondazione), ha lavorato praticamente tutta la vita alla Fondazione Bruno Kessler (in passato Istituto Trentino di Cultura), occupandosi a lungo di temi scientifici legati alle malattie infettive e all’elaborazione di modelli matematico-statistici a esse correlati. Semplificando, matematica applicata alla scienza medica, con tante pubblicazioni sull’argomento e tanti riconoscimenti prestigiosi. Ma non un medico. Durante una pandemia, d’altro canto, l’aspetto quantitativo ha sicuramente un’importanza cruciale, visto che si parla di grandi numeri. Tuttavia, esiste un lato qualitativo, squisitamente medico, che un matematico deve necessariamente mutuare altrove. Nel 2020, per esempio, ci fu una grossa polemica su una previsione funesta fatta da Merler nel caso in cui, dopo il lockdown, avessimo riaperto a maggio. Le riaperture ci furono, la moria delle vacche no. Ma non è tanto questo: in situazioni di tale incertezza, sbagliare è lecito. Così come sottoporre alla politica una pluralità di scenari, tra cui quello peggiore, per agire con prudenza. Il tema è, piuttosto, se sotto la cupola dell’autorità si perde il senso del limite proprio di ogni singola disciplina. In un’intervista rilasciata al Giornale Trentino nell’ottobre del 2020, Merler affermava: «In attesa del vaccino, il virus è contenibile. In primavera, in appena due settimane, abbiamo abbassato l’indice di trasmissione del virus (Rt) da 3 a 0,5: in pratica l’abbiamo fermato e siamo andati molto vicini ad eliminarlo. Quindi il metodo esiste». Il metodo era ben chiaro: «Da scienziato dico che il lockdown ha dimostrato di funzionare». Ma sull’utilità delle chiusure, col senno del poi, non sono pochi gli scettici. La relazione finale della Commissione Covid del Congresso Usa, a tal proposito, concludeva l’anno scorso che «gli antiscientifici lockdown hanno causato più danni che benefici». Difficilmente, infatti, un modello matematico può includere, nei suoi calcoli, gli effetti di chiusure prolungate sulla salute delle persone. E non solo su quella mentale (ora oggetto di ampio dibattito), ma pure su quella fisica (chi è in grado di stimare quante persone sono morte perché lasciate sole?). Ancora, a novembre del 2021 Merler pubblicava con l’Iss uno studio secondo cui in sei mesi il vaccino avesse salvato 12.100 persone in Italia, confrontando i dati in loro possesso con un ipotetico controfattuale in assenza di inoculazioni. Senza entrare nel merito di questi calcoli, è interessante la conclusione: «Stimiamo che un completo ritorno alla vita pre-pandemia potrebbe essere raggiunto in modo sicuro solo se oltre il 90% della popolazione, inclusi i bambini di età superiore ai 5 anni, venisse vaccinato con i preparati a mRna». Un manifesto alle vaccinazioni di massa quando già ad agosto dello stesso anno si sapeva, guardando i dati di Israele, che il siero non impedisse i contagi e che, dunque, le inoculazioni sulle fasce di età non in pericolo non fossero di pubblica utilità. La questione, dunque, è molto semplice: puoi anche essere il matematico migliore del mondo, ma se i presupposti su cui costruisci le tue analisi non sono corretti, il risultato è compromesso. Puoi anche stimare per esempio che, se con la bacchetta magica vaccinassimo tutti istantaneamente, i morti calerebbero in una certa quantità (ammettiamo pure che sia vero). Ma se non tieni conto che, come poi è capitato, il virus in esame muta velocemente (magari, ma non necessariamente, anche in risposta ai sieri) e che altrettanto velocemente i vaccini perdono di efficacia (fatto da lui stesso riconosciuto in un’intervista del 2022 al Corriere) - elementi che non possono che provenire da medici esperti della materia -, alle stime mancano dei pezzi importanti. Un modello matematico può avvicinarsi parecchio a descrivere la realtà di un momento, ma non può mai includere tutti i fattori in gioco. È uno strumento utile, ma non assoluto.Questo è il paradosso dei progressisti che, oggi come allora, invocano le competenze: la regola vale solo per gli altri. Loro possono mettere Roberto Speranza, laureato in Scienze politiche, a dirigere il ministero della Salute (insultando poi Orazio Schillaci, che invece è medico) o Roberto Gualtieri, laureato in Storia, come ministro dell’Economia. O ancora pendere dalle labbra di un matematico durante una pandemia.