2021-10-25
Clemente Mastella: «Letta si scordi l’Ulivo senza di me»
Clemente Mastella (Getty Images)
Il «re» di Benevento: «Enrico mi ha deluso umanamente. È venuto qui per il mio avversario e neanche mi ha chiamato. I dem riflettano: senza i miei voti hanno sempre perso, salvo arrivare al potere in modo anguillesco».«Le telefonate arrivano un po' da tutt'Italia», assicura Clemente Mastella, appena rieletto sindaco di Benevento dopo una «guerra civile» combattuta contro tutti, sia a destra che a sinistra. La ragione, neanche a dirlo, è quella che anima diversi partiti in queste settimane, da Azione a Italia viva passando per Coraggio Italia e la pattuglia dei ministri forzisti allergici al sovranismo: la prospettiva di un grande contenitore di centro.Sindaco Mastella, cosa si muove sul fronte centrista? Ha già iniziato a tessere la sua tela? «Le assicuro che in tanti mi stanno chiamando. Quale potrà essere la bacinella che riusciamo a riempire non lo so, ma l'interesse sta crescendo».A chi rivolge i suoi inviti?«A tutti, ma soprattutto alle periferie della realtà italiana».Per esempio? Chi ha in mente?«Ci sono tanti apolidi politici: gente che ha costruito il proprio consenso al centro. Amministratori con un forte ancoraggio culturale centrista che, non avendo più sponde, si ritrovano a confluire in partiti a cui sono estranei. E dove, magari, finiscono per essere trattati piuttosto male. Gente che ha un bel po' di nostalgia: non del passato, ma di come si viveva la politica allora. Che è una cosa ben diversa».Cosa è cambiato? «Il rapporto con il territorio. Un tempo la vivacità dei parlamentari sul territorio era fortissima, al punto che i sindaci erano una loro diretta espressione. Oggi è il contrario: i sindaci hanno una propria referenzialità, i parlamentari finiscono per essere ininfluenti. Non stupiamoci se il numero degli italiani che vanno a votare si è pressoché dimezzato».Già si parla di cifre: punta al mezzo milione di voti, più o meno. Non è prematuro? «Ne ho ottenuti oltre 100.000 alle regionali in Campania, vuole che non arrivi a quelle cifre? Non modificando la legge elettorale, i territori vanno col maggioritario: può pensare che a Benevento possa vincere qualcuno contro di me? È un po' difficile».Perché lo fa?«Io sono un sindaco: non voglio candidarmi alla Camera o al Senato, ma intendo fare una cosa che serva all'Italia. Non voglio fare il centro contro tutto e tutti e non voglio un contenitore che scelga a priori, perché si spaccherebbe ancor prima di iniziare. Vediamo chi combacia con i programmi e quali sono le condizioni. C'è una certa fertilità, soprattutto al Sud».Insomma, rispolvera un approccio democristiano.«Avere un approccio democristiano è utile. È inutile provare a ricostruire la Dc con una visione folkloristica, come hanno tentato di fare altri».Qualche pezzo si è già perso per strada: «Piuttosto che un centro con Mastella, voto Meloni», ha detto Carlo Calenda. «Non mi frega proprio niente di Calenda, lo tolga di mezzo. Guarda con sufficienza tutti gli altri: pensa di essere un gigante della politica, ma non lo è».Matteo Renzi ha incontrato Gianfranco Micciché per un'alleanza tra Forza Italia e Italia viva in Sicilia. L'isola è una specie di laboratorio del progetto centrista?«Spesso lo è stata, guardo con un grande interesse a quello che succede in Sicilia. Diversi amici mi stanno chiamando da lì per capire come fare blocco comune in questa realtà di centro». In Forza Italia cresce la fronda dei ministri che non ci stanno a continuare sulla strada sovranista. Renato Brunetta vorrebbe un centrodestra senza destra, è possibile?«La linea è corretta, bisogna vedere quanto consenso sono in grado di attrarre quei ministri. Oggi Forza Italia è ancora Silvio Berlusconi». Le percentuali dicono che la coalizione si regge sui voti dei partiti di destra, Lega e Fratelli d'Italia. «Si può avere anche una destra forte, ma se spaventa o non porta al voto che te ne fai? Resti alleato di una destra che andrà perennemente all'opposizione. Prima o poi arriverà il momento di decidere cosa fare».Viste le tensioni degli ultimi giorni, pensa che quel momento sia vicino? «Oggi il centrodestra è una specie di minestrone: c'è chi sta all'opposizione e chi al governo; chi aderisce al Partito popolare europeo e chi agli avanguardisti populisti. La coalizione resterà compatta fino all'elezione del presidente della Repubblica, poi Berlusconi dovrà decidere cosa fare».Crede alla possibilità che Berlusconi riesca a salire al Quirinale? «Lui certamente ci pensa, tanto è vero che ha suggerito a Draghi di restare dov'è, a Palazzo Chigi. Non so se riuscirà a farsi eleggere, ma dovrebbe certamente avere un risarcimento politico per la persecuzione giudiziaria che ha subito».In che termini?«Se uscisse indenne dalle vicende giudiziarie, sarebbe giusto nominarlo senatore a vita».In fondo in fondo, ci spera anche lei? «Per me lo dico quasi sorridendo, ma è acclarato che sono caduto a causa di un complotto vero e proprio. Le rivelazioni di Palamara lo confermano: a Napoli c'è stato un plotone di esecuzione di magistrati contro Mastella. Napoli mi ha “ammazzato", mica gli altri. Io ero ministro della Giustizia, non l'usciere».Ritiene Matteo Salvini e Giorgia Meloni adatti per governare il Paese?«Hanno la leadership, non la capacità di governare. Potranno fare i ministri, al massimo: mi sembra una soluzione plausibile e già sperimentata, ma non riusciranno ad andare oltre. Silvio Berlusconi, che di Europa si intende molto bene, si rende conto che non si governa contro i meccanismi dell'Europa. In questa gara continua tra Salvini e Meloni a chi è il primo dei secondi, basta una impennata dello spread per non riuscire più a governare». Ce lo vede Salvini nei panni del federatore?«No, assolutamente no».Perché?«Matteo Salvini dovrebbe fermarsi un attimo: un giorno è da una parte, quello dopo da un'altra. Deve fermarsi a pensare, a riflettere sulla sua visione dell'Italia. È sempre in televisione, si faccia desiderare dall'opinione pubblica. Sta realizzando un regime di semi solidarietà con il governo: non esce dalla maggioranza, ma spara contro le misure adottate in Consiglio dei ministri. Ci sono una serie di vizi nella sua strategia: o li elimina o altrimenti arriverà sempre il primo dei secondi».Che ne pensa dei toni assunti dal segretario della Lega sulla riforma delle pensioni?«Non a caso ho parlato di semi solidarietà, nel bene e nel male. Ogni volta sembra Rodomonte, ma poi finisce per non rompere nulla, se non un po' le scatole».E Giorgia Meloni? Perché non la ritiene pronta? «Le manca la cultura europea, che non significa riconoscere il primato della burocrazia europea, ma il primato dell'Europa in quanto tale». Crede sia condannata alla sindrome Le Pen, ingabbiata in una opposizione perpetua?«Anche se forte, sempre un'opposizione resta. Lei non può fare l'Almirante in gonnella. Dopo Fiuggi, c'è stata un'evoluzione della destra, anche di governo. Se vuole tornare a fare l'Almirante in gonnella, faccia pure. Ma i risultati saranno modesti dal punto di vista del consenso». Che cosa pensa della proposta di un «nuovo Ulivo» avanzata da Enrico Letta?«Quella è l'unica formula, anche se complicata. Letta sembra dimenticare che ci sono anche io. Dimentica che è venuto a Benevento a operare contro di me e ha perso». Si è arrabbiato molto con il segretario del Pd. «Dispiaciuto più che altro, sono rimasto male umanamente. Avrebbe potuto almeno telefonarmi, avrei capito. Letta dimentica che quando il Pd ha vinto lo ha fatto con me, con i miei voti in Campania. Da allora il Pd non ha più vinto un'elezione: è arrivato al governo in maniera “anguillesca", ma ha perso tutte le volte». Non si spiega anche così l'alta percentuale di astensionismo?«E certo: se tu pensi di andare nelle Indie e poi arrivi in America, resti sorpreso se il paesaggio non è quello che avevi immaginato». Alle amministrative c'è stata la rivincita dei politici sui civici?«C'è stato il recupero della politica. Non tutti sono Mario Draghi. Non hanno le sue caratteristiche i civici scelti dal centrodestra per le elezioni a Roma o a Milano». Perché è così difficile la selezione della classe dirigente a livello territoriale?«Perché i sindaci sono quelli più esposti. Ha visto cosa è successo alla collega di Crema? Si è fatto male un bambino e ha ricevuto un avviso di garanzia. I sindaci non sono coperti: avendo capacità di gestione, dovrebbero essere maggiormente tutelati dal punto di vista normativo. Se un sindaco imbroglia è giusto che paghi, ma se non lo fa...».Clemente Mastella sindaco per sempre? Oppure ha in serbo altre sorprese?«Non credo. Sicuramente fino al termine della consiliatura resterò al mio posto, poi basta».Farà il nonno a tempo pieno? I suoi nipoti erano felici per la vittoria al ballottaggio, ma forse lo sarebbero di più se li accompagnasse tutti i giorni a scuola.«I miei nipoti impazziscono per me e io per loro. Lo farò, tra cinque anni sarò un nonno a tempo pieno».