2021-10-26
Sulle mascherine di Arcuri le risposte (sbagliate) arrivano solo dai suoi fan
Nel silenzio della struttura commissariale, il «Fatto» difende il manager. Attaccando il laboratorio che ha bocciato le Ffp2. Il quale però ha i titoli e un mandato della Procura.Le nostre domande sulle mascherine Ffp2 killer acquistate dalla struttura commissariale per l'emergenza Covid e sequestrate da due Procure, quella di Roma (che indaga per frode in pubbliche forniture) e quella di Gorizia, restano ancora senza risposta. Tranne, forse, una indiretta, attraverso l'articolo uscito ieri sul Fatto Quotidiano, notoriamente molto vicino all'ex premier Giuseppe Conte, principale sponsor del già commissario Domenico Arcuri, che gestiva l'emergenza Covid all'epoca dell'acquisto delle mascherine incriminate. E che proprio per la maxi commessa di mascherine cinesi è indagato dalla Procura di Roma per abuso d'ufficio e peculato. Già il titolo dice tutto: «Mascherine di Arcuri buone per Iss (l'Istituto superiore di sanità, ndr): dice no solo un ente “privato"». Ma è dal sommario che si capisce che l'articolo è una replica al nostro giornale e al tempo stesso un attacco al laboratorio che, giova ricordarlo, non ha effettuato i test per conto della Verità, ma su mandato della Procura di Gorizia, che sulla base di quei risultati ha disposto una serie di sequestri, seguita a ruota dalla Procura di Roma. Secondo il quotidiano, infatti, «media di destra, ma anche la Gdf di Gorizia si affidano a un laboratorio che non compare nell'elenco di quelli accreditati». Curiosamente, la stessa posizione che, secondo quanto risulta a questo giornale, l'ex commissario Arcuri aveva tenuto nel contestare nel febbraio scorso alla trasmissione di Rete 4 Fuori dal coro, il test trasmesso nel febbraio scorso e svolto proprio dalla Fonderia mestieri Srl di Torino, la stessa utilizzata dall'autorità giudiziaria (le perizie vengono disposte dalla Procura, non dalla Guardia di finanza) di Gorizia per verificare le mascherine.Interrogato dai pm romani Fabrizio Tucci e Gennaro Varone, rispondendo a una domanda sul motivo del mancato ritiro dei dispositivi dal mercato, Arcuri ha risposto confermato la sua visione del problema: «La responsabilità della validazione era del Cts (il Comitato tecnico scientifico, ndr). Noi abbiamo fermato la distribuzione dei Dpi in presenza di fatti certi».Per smontare la polemica sarebbe sufficiente evidenziare che anche nei test svolti per conto della Procura di Roma dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli di Roma, tre dei quattro fornitori i cui dispositivi sono stati definiti «molto pericolosi» dalla Fonderia mestieri non hanno superato i test. Un dato che impedisce di mettere in dubbio, fino a prova contraria, l'operato del laboratorio torinese. Ma in realtà è lo stesso articolo che autosconfessa la sua tesi, ricordando che «i dispositivi finiscono sul mercato dopo l'ok di Inail e Iss (che in realtà si occupava di validare solo le mascherine chirurgiche, ndr) per conto del Cts, che in quel momento fa dei controlli documentali sulla base delle carte presentate dalle aziende cinesi». Niente test, dunque, ma solo controlli documentali, che nel decreto di sequestro la Procura di Roma ha ricostruito, spiegando come «una considerevole porzione dell'intera fornitura sia stata validata sulla base della sistematica sostituzione dei test report, i quali, inizialmente, le accompagnavano (e che sono risultati, a volte, non riconducibili all'apparente istituto emittente; a volte, incomprensibili per via della lingua; a volte, in sé inidonei, per carenza dei requisiti) con altri», aggiungendo che la documentazione sostitutiva sarebbe da considerare «priva di alcuna garanzia di veridicità». Ma anche la mancanza di titoli da parte di Fonderie mestieri appare un falso problema, visto che come spiegato proprio dal Fatto, il laboratorio torinese ha sempre detto che i suoi laboratori hanno la «qualifica» di Eurofins product testing Italy srl, un'altra società - questa sì accreditata da Accredia - che si definisce «leader mondiale nel testing di mascherine di protezione Covid». Eurofin ha confermato al quotidiano diretto da Marco Travaglio il rapporto con l'azienda torinese: «Ci rivolgiamo a Fonderia, come ad altre società esterne, quando dobbiamo far testare mascherine Ffp2 e Ffp3». Dunque, Fonderie mestieri, svolge test sulle Ffp2 (uno dei modelli sequestrati da Gorizia e Roma sulla base dei loro esami), per conto di un organismo accreditato che può emettere certificazioni. Restano le nostre domande più importanti: quante delle mascherine sequestrate tra marzo e maggio facevano parte dei lotti di Ffp2 che i test svolti dalla Fonderia Mestieri di Torino hanno classificato come «molto pericolose?» Quante mascherine uscite da quelle fabbriche sono state distribuite e dove? Negli ospedali? Nei reparti di terapia intensiva? Nelle Rsa? Potrebbero essercene ancora sfuggite ai sequestri? E adesso speriamo che a risponderci sia la struttura commissariale e non (in modo così zelante, ma anche ingenuo) il Fatto Quotidiano.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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