2025-09-22
Marocco chiama Italia. Dai maxi investimenti di Rabat passa il successo del piano Mattei
In vent’anni il regno di Mohammed VI ha cambiato faccia, smentendo gli stereotipi sull’Africa arretrata Ora rilancia nuovi progetti, dalla logistica all’energia. Mentre collabora con l’Occidente contro il jihadismo.C’è un Marocco che va oltre gli stereotipi, un Paese che negli ultimi due decenni ha intrapreso un percorso di modernizzazione a tappe forzate, combinando infrastrutture d’avanguardia, progetti energetici innovativi e una visione geopolitica proiettata al futuro. Il regno guidato da Mohammed VI non si limita a rafforzare il proprio ruolo nel Nord Africa, ma punta a proporsi come piattaforma strategica per l’intero continente e interlocutore credibile per Europa, Stati Uniti e Asia.Il porto di Tanger Med rappresenta l’emblema di questa trasformazione. Situato nello stretto di Gibilterra, è diventato in pochi anni il più grande hub marittimo del Mediterraneo, con collegamenti diretti a oltre 180 porti in 70 Paesi. Non si tratta solo di un’infrastruttura logistica, ma di un ecosistema industriale con zone franche, impianti produttivi e centri di assemblaggio che attirano colossi dell’automotive, dell’aerospazio e della logistica globale. Tanger Med che continua ad allargarsi, è oggi un motore economico capace di generare valore aggiunto, ma anche un laboratorio di innovazione sostenibile.Proprio nel bacino idrico di Tanger Med è stato lanciato il primo progetto di pannelli solari galleggianti del Nord Africa. Si tratta di circa 400 piattaforme fissate al fondo del bacino, con pannelli fotovoltaici capaci di generare fino a 13 megawatt. La novità non risiede soltanto nella produzione di energia, ma nella capacità di ridurre l’evaporazione dell’acqua, un bene prezioso in un Paese colpito da sette stagioni consecutive di siccità, la più lunga mai registrata. Nei mesi estivi, il bacino perdeva fino a 3.000 metri cubi al giorno; con la copertura dei pannelli, la dispersione si è ridotta a circa 700. È un esempio di come il Marocco affronti il cambiamento climatico con soluzioni tecnologiche integrate, capaci di unire sostenibilità ambientale ed efficienza energetica.Il progetto pilota di Tanger Med non resterà isolato. Altre installazioni sono previste nelle dighe di Lalla Takerkoust, vicino Marrakech, e a Oued El Makhazine, una delle riserve idriche più importanti del Paese. Si tratta di un tassello di una strategia più ampia che comprende impianti di desalinizzazione, canali per trasferire acqua dalle regioni più piovose a quelle aride e sistemi di irrigazione intelligente. L’obiettivo è garantire sicurezza idrica ed energetica, due elementi cruciali per la stabilità di un Paese in rapida crescita. Accanto a Tanger Med, un altro pilastro della strategia marocchina è Dakhla, città del Sahara Atlantico che si sta trasformando in un cantiere aperto. Nuove strade, un porto in ampliamento, aree industriali e progetti energetici la stanno convertendo in hub verso l’Africa occidentale. Dakhla è destinata a diventare una piattaforma logistica e commerciale di primo piano, pensata per attrarre investimenti internazionali e consolidare la proiezione africana del Marocco. Qui si giocheranno partite cruciali nel settore della pesca, dell’agroindustria e delle rinnovabili, con opportunità significative per imprese italiane. La città è anche al centro di piani per lo sviluppo turistico sostenibile, grazie alle sue coste incontaminate e al clima favorevole agli sport acquatici, destinati a diventare richiamo internazionale.Ma Dakhla non è solo economia: è anche geopolitica. La sua posizione sull’Atlantico la rende un punto di partenza naturale per i corridoi commerciali che collegano il Maghreb al Sahel e all’Africa occidentale. Con il potenziamento del porto e delle infrastrutture, la città può diventare la cerniera tra Nord e Sud, ma anche il simbolo della proiezione marocchina su scala continentale. In un’area segnata da instabilità e avanzata di gruppi armati, la capacità di Rabat di offrire un modello di sviluppo integrato e sicuro assume un valore strategico. Non a caso, diversi osservatori vedono in Dakhla il laboratorio del futuro: un luogo dove convergono interessi economici, commerciali e politici in grado di ridefinire le rotte dell’Africa atlantica. Il settore energetico è forse quello che più testimonia l’ambizione del Marocco. A Ouarzazate sorge Noor, uno dei più grandi impianti solari del mondo, simbolo di una strategia che punta su un mix di fonti rinnovabili: solare, eolico e idrogeno verde. Le coste atlantiche ospitano già vasti parchi eolici, mentre i progetti sull’idrogeno verde hanno l’obiettivo di fare del Marocco un esportatore privilegiato verso l’Europa. Cavi elettrici sottomarini collegheranno la produzione marocchina a Spagna e Portogallo, consentendo a Rabat di inserirsi pienamente nella transizione verde europea. Il Regno, forte delle sue risorse naturali e del suo know-how in crescita, si candida così a diventare non solo fornitore ma anche partner tecnologico dell’Unione europea, unendo interessi economici e strategici. Non meno importante è il comparto minerario, in particolare i fosfati, di cui il Marocco detiene le maggiori riserve mondiali. Gestiti dall’OCP Group, rappresentano non solo una risorsa economica fondamentale, ma anche un elemento strategico per l’industria globale dei fertilizzanti e per le catene del valore legate all’agricoltura e alla chimica. In un’epoca segnata da crisi alimentari, questa ricchezza diventa un fattore di potere geopolitico: controllare i fosfati significa avere un ruolo centrale nella sicurezza alimentare internazionale. Non a caso, OCP sta investendo in tecnologie di fertilizzazione intelligente e in progetti congiunti in Africa e in Asia, rafforzando la rete di alleanze del Marocco e consolidandone l’influenza economica e politica.Il successo del modello marocchino si fonda anche su un capitolo spesso sottovalutato: la sicurezza. La Direzione generale della sorveglianza del territorio (DGST) è riconosciuta come una delle intelligence più efficaci del mondo arabo, con un ruolo decisivo nella lotta al terrorismo jihadista e una cooperazione stretta con partner europei e americani. Questa capacità di garantire stabilità in un contesto regionale scosso da conflitti e colpi di Stato rende il Paese un partner affidabile e credibile. Sul piano diplomatico, Rabat ha raccolto consensi crescenti per il piano di autonomia del Sahara Occidentale, sostenuto da Stati Uniti e da numerosi Paesi africani rafforzando la propria posizione rispetto all’Algeria. Parallelamente, il Marocco investe nel soft power religioso, con la Rabita Mohammadia degli Ulema, che diffonde un Islam moderato e dialogante, contrastando le derive radicali nei Paesi del Sahel. È un approccio che unisce dimensione spirituale e interessi geopolitici, consolidando il ruolo del Regno come attore equilibrato in un’area cruciale.In definitiva, il Marocco ha scelto una strada chiara: diventare il nuovo hub economico e geopolitico del continente. Con infrastrutture come Tanger Med, progetti innovativi nel campo delle rinnovabili, cantieri strategici come Dakhla, risorse naturali come i fosfati e una diplomazia capace di bilanciare hard power e soft power, Rabat sta costruendo un modello di sviluppo che guarda lontano. Non più periferia, ma centro di un sistema che collega Mediterraneo, Atlantico e Africa subsahariana. Ed è qui che il Piano Mattei, concepito dall’Italia per rafforzare la cooperazione con l’Africa, trova un banco di prova concreto. Senza collegarsi a realtà come Tanger Med e Dakhla, rischierebbe di restare un contenitore di buone intenzioni. Il Marocco, invece, offre già infrastrutture, stabilità e visione strategica: gli strumenti ideali perché quel piano diventi progetto tangibile e concreto.