2025-09-22
Cara Salis, tutta falce e lancio del martello
Cara Silvia Salis, cara sindaco di Genova nonché astro nascente del campo progressista, le scrivo questa cartolina perché voglio esserle vicino in questo momento per lei duro: non dev’essere facile, infatti, diventare di colpo la preferita di Renzi e di Franceschini per fare la guerra a Elly Schlein. E mica solo loro: tutti continuano a tirarla per la giacchetta soltanto perché lei ha annunciato a Vanity Fair, nota pubblicazione della sinistra proletaria, il nuovo programma: «La sinistra deve identificare una persona che può vincere e riconoscerla come leader», ha detto, bocciando la Schlein e promuovendo sé stessa («Oggi faccio la sindaca, domani chissà»). Molti nel Pd hanno pensato che lei volesse candidarsi, ed essendo un partito unito, hanno cominciato a usarla contro la segretaria: interviste, articoli, litri di saliva spesi per definirla «Nilde Iotti con la giacchetta Armani» (Il Foglio) e per celebrare la «scalata» che «guarda a Palazzo Chigi» (il Corriere). Come se non conoscessero la sua nota ritrosia, appena celebrata infatti con 200 invitati per il suo quarantesimo compleanno nella «sontuosa location del Palazzo della Borsa, in pieno centro città» (La Stampa). Del resto: cosa c’è di meglio per dimostrare che lei non ha ambizioni?Serata indimenticabile quella del 17 settembre. «A Genova non s’era mai visto niente di simile», hanno detto gli invitati. Lei, cara Silvia, con vestito lungo blu elettrico, suo marito il regista Fausto Brizzi a curare la regia della serata, twist, rock, cabaret, e tutto attorno la crème del progressismo. Dei vecchi amici di un tempo quasi nessuno. In compenso c’erano Claudio Bisio, Paolo di Luca&Paolo, Evelina Christillin, gli ex ministri Andrea Orlando e Roberta Pinotti, l’ex M5s Vincenzo Spadafora. Pare addirittura che per consentire ai consiglieri di agghindarsi in tempo per la festa, il consiglio comunale sia stato interrotto alle 17.30, anziché andare avanti a oltranza come previsto. È stato riconvocato il giorno dopo. «Questa riunione in più ci è costata 5.000 euro», ha lamentato l’opposizione. I soliti pitocchi. Nemmeno un regalino le vogliono fare?Nata a Genova, tifosa sampdoriana, figlia di una dipendente comunale e di un custode (ovviamente comunista), è stata atleta nazionale di lancio del martello, partecipando anche a due Olimpiadi: a Pechino (2008) arrivò trentesima su trenta atlete rimaste in gara, a Londra uscì prima della finale perché imbroccò una serie di lanci nulli e l’unico valido lo buttò contro la rete. Distanza raggiunta: 10 metri contro i 70 e passa del vincitore. Non granché per essere «una persona che può vincere», ma intanto lei alle Olimpiadi c’è andata. Elly no. Diventata dirigente sportiva, vicina agli ambienti industriali e radical chic, non lontana dalla giunta Bucci che la nominò «ambasciatrice del Comune», dicono fosse già pronta a candidarsi con il centrodestra. Ma poi ha scelto i compagni che ora ama senza se e senza ma. Quando nell’aprile scorso un sindacalista Cgil di Genova inventò un’aggressione fascista, lei fu infatti tra i primi a scendere in piazza gridando al pericolo autoritario. E quando si rivelò tutto falso, tagliò corto senza chiedere scusa: «Quando Cgil e Anpi chiamano, si risponde», ha spiegato. Una versione moderna dell’antico «il partito ha sempre ragione» rivisto in salsa riformista: non più falce e martello. Al massimo falce e lancio del martello.
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