2025-08-04
«Basta talebani dell’ambiente. Oggi l’aria è molto più pulita»
Il meteorologo Mario Giuliacci: «Penso che il riscaldamento climatico sia causato dall’uomo, però è giusto ricordare che gli scienziati non sono tutti d’accordo. Che errore il no al nucleare».«Buooonaseeeraaa». È invitabile: ogni conversazione con Mario Giuliacci piglia avvio con quello che è diventato un modo di dire. Lo ha portato lui insieme alle previsioni del tempo nelle case degli italiani da decenni, da quando dopo la sigla del Tg5 con timida, composta cordialità ci ha guidato tra isobare e perturbazioni. «Ci tengo a dirlo», specifica subito, «chi nega che ci sia il riscaldamento globale vive su un altro mondo: c’è, perché ci sono migliaia di stazioni sparse nel mondo, negli oceani e da alcuni anni anche nello spazio, perché pure i satelliti misurano la temperatura che sale e che siano tutti starati non è credibile. E però aggiungo: se negare il riscaldamento è da sciocchi, altro conto è indagarne le cause. Ci sono, è vero, l’80% degli scienziati che dicono che è colpa dell’uomo, ma c’è un altro 20% che sostiene che si tratta di cause naturali. Ecco, sulle cause avere posizioni “talebane” è sbagliato. Io penso che l’uomo porti responsabilità di ciò che accade, ma da scienziato so - come ci ha insegnato Galileo Galilei - che si procede per prova ed errore. Il termometro dice che abbiamo la febbre, se poi sia influenza o solo stanchezza dobbiamo ancora indagarlo». Ragionando con questo umbro-tosco dagli occhi vispissimi e i modi gentili, viene in mente una massima attribuita ad Albert Einstein: nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato. Ed è esattamente lo spirito con cui Mario Giuliacci affronta la discussione sul clima. Così come si racconta nel libro Il signor buonasera, una biografia semi-autorizzata raccolta da Eleonora Giovanni per i tipi di FSG uscita da qualche mese. «Sono uno di confine: nato a Salci, un bellissimo borgo medievale con tanto di castello che è parte di Città della Pieve, al confine tra Umbria e Toscana. Sono un chianino». Come il bue bianco?«Beh in quanto a ostinazione e sopportazione della fatica direi di sì. Da figlio di contadini avere avuto la possibilità di studiare è stato un grande regalo: quando sono nato io cadevano le bombe sull’Italia. Ci sono state tante casualità nella mia vita che forse fare le previsioni è stato quasi un esorcismo».Magari è diventato meteorologo perché sdraiato nel campo faceva il gioco delle nuvole?«Volevo fare il medico! Alla fisica dell’atmosfera ci sono arrivato per caso. Fatte le elementari, siccome ero bravino i miei con enormi sacrifici mi dissero: ti va di studiare? Io non chiedevo di meglio. Così si decise per il collegio. Andai a Borgo a Buggiano, a 300 chilometri: vedevo mamma a Natale e babbo a Pasqua, non si potevano permettere il viaggio. E ho sofferto tanto. Quello era un collegio di agostiniani…».Allora è tutto spiegato. Sant’Agostino s’interroga sul tempo…«Ora abbiamo anche il Santo Padre agostiniano e il tempo sarà argomento di speculazione. Ma un conto è il time e un conto è il weather. Anche se gli italiani sono diventati, come gli inglesi, appassionati di previsioni del tempo».E dopo gli agostiniani?«Andai al seminario di Città della Pieve a fare il ginnasio. Avevano deciso di farmi fare il prete e studiare teologia alla Gregoriana di Roma da dove escono i porporati. Mi volevano far fare prete, se non per vocazione, almeno per istruzione. Ma io in terza liceo classico me la detti a gambe: a me piacevano le ragazze. Così ho fatto la maturità da privatista: studiai come un matto! Accadde che mio padre in treno incontrò un preside di liceo scientifico e gli chiese: che facoltà deve fare mio figlio? E lui gli disse che se ero stato bravo in fisica e in matematica il futuro era fare fisica perché in Italia stavano nascendo le centrali nucleari. M’iscrissi alla Sapienza e poi, ecco un altra circostanza fortuita, l’amico di un mio compagno di corso mi parlò delle lezioni di fisica dell’atmosfera tenute da un generale dell’aeronautica. Me ne innamorai ed eccomi qua. Tenere la testa tra le nuvole mi ha dato un mestiere, se continuavo col nucleare ora sarei disoccupato. E questo è il più grande errore dell’Italia!».Perché colonnello?«Per tre ragioni: l’Italia ha avuto ed ha tutt’ora la più importante scuola di fisica al mondo, l’Italia ha avuto il primato tecnologico sul nucleare, l’Italia è oggi il Paese che paga più cara l’energia. Ma credono davvero che con le energie alternative potremo soddisfare il bisogno di elettricità? Avere rinunciato al nucleare è il più grande errore che questo Paese potesse fare. Volevo fare il fisico nucleare, me lo hanno di fatto impedito, ma hanno condannato l’Italia all’arretratezza economica».Dunque o centrali nucleari o lo stop alla CO2 è campato per aria?«In estrema sintesi sì. Ma per una ragione semplice: gli stessi ambientalisti che fanno i catastrofisti dell’ambiente sono quelli che si oppongono alla costruzione dei parchi fotovoltaici, all’eolico, al geotermico. L’Italia è un Paese che ha scarsissime risorse: se si deve affidare alle rinnovabili bisogna che non ci siano veti. Bisogna avere una decisione centrale su dove piazzare gli impianti energetici. Ma c’è una strada assai più semplice: fare le centrali nucleari. Ora con i mini reattori non ci sono più neppure i problemi ambientali. L’eventuale fuga radioattiva da un mini reattore è risibile. E la cosa inconcepibile è che noi italiani siamo i più bravi a costruire le centrali e i migliori a studiare l’atomo, ma siamo il solo Paese che non ha le centrali. Su un presupposto sbagliato. Siamo circondati da reattori anche vecchi: quelli francesi ci stanno addosso. E la gente non sa che i venti prevalenti spirano da ovest – e per fortuna che ci sono – e se ci fosse un incidente in Francia quelli investiti maggiormente saremmo proprio noi. Oggi non c’è alcuna ragione per rinunciare al nucleare».Dice? Ma i verdi dicono l’esatto contrario…«Ah i verdi… se c’è un nemico dell’ambiente sono i talebani dell’ambiente. Lo hanno ridotto a idea politica, ma l’ambiente non è né di destra né di sinistra; è casa nostra. Se lo trasformi in una battaglia ideologica non capisci più nulla».Colonnello lei dice che si sta scaldando tutto, eppure è stato un luglio freddo: come si spiega?«È un luglio che è un’anomalia dell’anomalia. Mi sono stupito anche io che l’anticiclone delle Azzorre abbia retto così a lungo contro l’anticiclone africano. I modelli matematici però dicono che il clima va verso il riscaldamento. Non c’è una prova contraria».Perché lo dice con questa certezza?«In questo momento il Polo Nord è il punto della Terra che si scalda più velocemente. E quindi lì aumenta la pressione atmosferica. Del pari all’equatore da sempre c’è il caldo che fa salire la pressione. Poi per fortuna ci sono le correnti atlantiche che mitigano il caldo equatoriale e che per via della rotazione terrestre vanno da ovest verso est. Se non ci fossero stati questi venti la vita sulla terra non sarebbe stata possibile. Cosa accade? Che l’aria si muove dall’equatore verso il Polo per equilibrare la pressione atmosferica, ma se lo sbalzo termico tra Polo ed equatore si attenua l’aria scorre meno velocemente. È il motivo per cui l’anticiclone africano rimonta di più che in passato rispetto a quello delle Azzorre».Scommetto che parla del Mediterraneo in ebollizione…«Esatto. Il Mediterraneo per lo stretto di Gibilterra che forse andrebbe ora allargato – ecco il Giuliacci ironico che ha bucato lo schermo! – non scambia calore ed è la seconda zona che si scalda di più. Questo genera scompensi nel le correnti. Al punto che gli inglesi si sono rimessi a fare il vino».Sì ma lo facevano anche al tempo dei romani, dunque non può essere un ciclo naturale? C’è anche chi sostiene che il riscaldamento deriva dall’attività solare e sono grandi fisici…«Certo diciotto secoli fa le temperature potevano essere anche più alte, ma quello che ci preoccupa oggi è l’accelerazione dei fenomeni e la causa antropica è la spiegazione più convincente. Quanto al sole - con tutto il rispetto – negli ultimi trent’anni è stato assai moscio nella sua attività, ma le temperature sono salite. Dunque il nesso proprio non è dimostrato».Occupandoci di sola CO2 non rischiamo di dimenticare l’inquinamento?«Mentre sulla CO2 le cose sono peggiorate, sull’inquinamento sono migliorate. Non ci sono più le nebbie sporche di un tempo a Milano perché non ci sono più solfati nell’aria: grazie alle benzine senza piombo, al contrasto all’inquinamento, abbiamo aria molto più pulita. Quanto agli indici che anche l’Ue rileva mi fanno un po’ sorridere: la colpa è che la Pianura padana ha pochi venti. Parigi è 20 volte più inquinata di Milano, ma lì hanno il vento».Ce la fa una previsione per l’inverno?«Oddio è un po’ lungo come periodo… però vediamo inverni sempre più miti. Da anni a Milano dove vivo io non si vedono più le nevicate. Non è una barzelletta che abbiamo un paio di gradi in più di temperatura. Certo poi ci sono le anomalie come questo luglio, ma andiamo incontro a inverni sempre più caldi».E lo dirà anche in tv?«Ora ci pensa mio figlio. Tutti credono che sia un raccomandato: niente affatto. Lui è un fisico dell’atmosfera e faceva parte del mio gruppo di studio. Tutto è cominciato quando mi sono licenziato dall’aeronautica. Comandavo la regione del Nord, poi mi hanno fatto colonnello - in aeronautica ero entrato subito dopo la laurea per concorso - e mi hanno detto: con questo grado devi venire a Roma. Non ci ho pensato un minuto, mi sono congedato: ho portato con me il miglior modellista matematico, Raffaele Salerno, e un gruppo di miei dottorandi. E così con la Epson siamo finiti in televisione. A mia figlia, che è ingegnere ambientale, ho detto: non ti mischiare con questi, sono tutti fisici dell’atmosfera, saresti in minoranza. Oggi Andrea fa ciò che abbiamo messo insieme. Perché il futuro devi saperlo prevedere. Ecco: guardando avanti time e weather stanno insieme».
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