2024-01-28
Marea di tir verso il Texas per sfidare Biden
Un enorme convoglio, che si fa chiamare «esercito di Dio», marcia alla volta del confine col Messico per sostenere il governatore che vuol togliere a Washington la gestione dei migranti. Il presidente prova a rilanciare: «Datemi il potere di sigillare le frontiere».Sono in missione per conto di Dio, ma non sono i Blues Brothers. È il movimento dei camionisti patrioti americani: la prossima settimana, si metteranno in marcia verso la frontiera con il Messico. Raggiungeranno già domani Virginia Beach, poi Jacksonville, in Florida, per radunarsi una prima volta, il 3 febbraio, a Eagle Pass, in Texas; successivamente a Yuma, in Arizona; e infine a San Ysidro, nella iper progressista California.Gli organizzatori del maxi convoglio agitano lo slogan «Riprendiamoci il nostro confine». E si considerano l’«esercito di Dio». Ce l’hanno con i democratici globalisti, che minacciano l’integrità della nazione; con «le oscure forze del male», che «ci assediano da ogni parte»; e, segnatamente, con l’amministrazione di Joe Biden, impegnato in un braccio di ferro con lo Stato del repubblicano Greg Abbott, proprio sulla questione del controllo dell’immigrazione. Uno scontro che sta innescando una crisi costituzionale, mentre a destra qualcuno indica la prospettiva della secessione.La lite tra Austin e Washington riguarda la titolarità della gestione della frontiera messicana. I prodromi dell’alterco risalgono addirittura al 2021. Ma un paio di settimane fa, l’incendio si è riacceso: la Guardia nazionale dello Stato ha recintato col filo spinato una zona particolarmente vulnerabile del confine, esattamente nella località che i camionisti raggiungeranno sabato prossimo. Di fatto, la mossa ha esautorato l’Us Border patrol, l’agenzia federale che si occupa di regolare il flusso di migranti. Pochi giorni dopo, una donna straniera e i suoi due figli sono annegati nel Rio Grande, nel tentativo di entrare illegalmente negli Usa. Dalla Casa Bianca è subito partita l’accusa: tutta colpa dei texani, che hanno impedito agli agenti inviati dal governo centrale di intervenire. Nella disputa è subentrata persino la Corte Suprema, confermando che l’autorità titolata ad amministrare i confini è quella federale. Il Texas non ha mollato l’osso. Ha continuato a far erigere barriere. E Abbott, che ha il sostegno di parecchi governatori del suo partito, in una lettera in cui tirava in ballo i padri fondatori, James Madison e Alexander Hamilton, ha accusato Washington di aver «infranto il patto» con i singoli Stati.Venerdì, il presidente, assediato dall’opposizione, ha provato a sfidarla sul suo stesso terreno: concedetemi poteri d’emergenza, è stato in sostanza il suo messaggio al Congresso, e sarò io stesso a blindare la frontiera, se necessario. Una legge attualmente in discussione, per approvare la quale sarebbe necessario un accordo bipartisan, vista la ripartizione dei seggi, conferirebbe a Biden la facoltà di agire, qualora venisse registrata una media quotidiana di 4.000 ingressi di immigrati a settimana. Numero che, di norma, viene abbondantemente superato. Donald Trump, però, si è schierato al fianco di Abbott e ha indotto i suoi a snobbare la proposta, che secondo lo Speaker repubblicano è praticamente già obliterata. Mike Johnson, anzi, ha ribadito che la Camera insisterà per arrivare a un voto d’impeachment ai danni di Alejandro Mayorkas, il Segretario alla Sicurezza interna. Le spade rimangono sguainate. Nel frattempo, la protesta dei camionisti prende piede anche dal punto di vista delle risorse finanziarie: con il fundraising, l’«esercito di Dio» ha raccolto già 50.000 dollari. E fa appello a «tutti i poliziotti e soldati in servizio o congedati, ai veterani, ai funzionari eletti, agli imprenditori, ai proprietari di ranch, ai motociclisti, ai media» e ai cittadini «rispettosi della legge e amanti della libertà».È un po’ ardita l’ipotesi che Abbott, vestendo i panni di un novello generale Robert Lee, riporti le lancette della storia ai tempi del conflitto tra nordisti e confederati. Eppure, con la frattura che si aggrava, è logico chiedersi: potrebbe esistere un Texas autonomo?A ben vedere, se c’è uno Stato in grado di sopravvivere, almeno sulla carta, sganciandosi da Washington, è quello strappato al Messico nel 1836. La sua Interconnection elettrica, Ercot, la prima indipendente negli Stati Uniti, garantisce il 90% del fabbisogno. Il Texas vanta il più consistente sistema di lavorazione del petrolio dell’intera nazione, con quasi 2 miliardi di barili prodotti nel giro di un anno. Ed è uno dei territori nei quali è più sviluppata la fratturazione idraulica del terreno per l’estrazione di gas. Lo Stato s’è creato persino una sua riserva di metalli preziosi: aperto nel 2018 in una località segreta, il Bullion depository serve ad accumulare oro, argento, platino, palladio e rodio. L’equivalente locale di Fort Knox, l’area del Kentucky in cui è custodito lo stock aureo del Tesoro.Dopodiché, c’è il capitolo che concerne forza militare. La Guardia nazionale texana - quella entrata in rotta con il Border patrol - conta oltre 18.000 riservisti, ai quali si aggiungono i più di 3.000 della Air national guard e i più di 1.600 della State guard. Formalmente, questo personale risponde a Washington. Tuttavia, il suo comandante in capo è il governatore. Per carità, non esistono le condizioni per sfidare l’esercito più potente al mondo in una guerra civile. Ma quella, nessuno l’ha evocata. Per ora.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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