2019-03-21
Mare Jonio, indagato il comandante per favoreggiamento e disobbedienza
La Procura chiederà a Pietro Marrone perché la nave ha ignorato gli ordini. Sequestro confermato. Matteo Salvini: «Precedente storico».Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a una nave da guerra previsto dall'articolo 1099 del codice della navigazione. Sono questi i reati contestati al comandante della nave Mare Jonio della Ong Mediterranea, Pietro Marrone, dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e dal pubblico ministero, Cecilia Baravelli (gli stessi che ad agosto iscrissero nel registro degli indagati il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, per sequestro di persona per il caso Diciotti). Il reato di disobbedienza fa riferimento alla decisione del comandante di non aver osservato l'alt che gli era stato intimato da una motovedetta della Guardia di finanza, al limite delle acque territoriali italiane. Sono al vaglio dei magistrati, infatti, le comunicazioni via radio fra le fiamme gialle, che chiedevano di non avvicinarsi al porto di Lampedusa, e il comandante dell'imbarcazione che ha disobbedito, decidendo di proseguire, a suo dire, per questioni di sicurezza, cioè per mantenere in assetto la nave in un mare fortemente agitato con onde alte tre metri. Verificata anche la «catena di comando istituzionale», dal ministero dell'Interno alle forze dell'ordine intervenute intimando l'arresto dei motori alla nave di soccorso battente bandiera italiana. La Procura ha anche convalidato il sequestro probatorio della Mare Jonio (affidata in custodia allo stesso armatore, Beppe Caccia), portato a termine nella tarda serata di martedì dalla Guardia di finanza dopo l'approdo a Lampedusa, dove sono sbarcati 48 dei 49 migranti soccorsi lunedì dall'imbarcazione (uno era stato fatto scendere in giornata per motivi di salute). L'iscrizione del nome del comandante nel registro degli indagati è un atto dovuto per consentire l'interrogatorio alla presenza di un avvocato. Dopo essere stato ascoltato, il comandante siciliano Marrone, navigante di lungo corso al comando dei motopesca di Mazara del Vallo, più volti sequestrati proprio dai libici, ha ribadito: «Sono tranquillo, ho fatto il mio dovere. Obbedienza? Dovevo spegnere i motori e far morire i naufraghi e l'equipaggio? Rifarei tutto per salvare la vita di quelle persone».Ieri pomeriggio, inoltre, i magistrati hanno iniziato l'interrogatorio di tutti i membri dell'equipaggio e di chi era a bordo della Mare Jonio, tra cui il capo missione di Mediterranea, Luca Casarini, no global da sempre, leader dei centri sociali del Nordest passato dall'occupazione delle case alle Ong, e l'armatore Caccia. Saranno ascoltati anche i migranti che, secondo fonti del Viminale, sono stati identificati: si tratta di 34 uomini e 15 minori non accompagnati. «Abbiamo appreso della convalida del sequestro della Mare Jonio», ha scritto in un tweet Alessandra Sciurba, portavoce della Mediterranea saving humans. «Ovviamente nei prossimi giorni faremo ricorso. Noi non godiamo di nessuna immunità, ma siamo certi di avere operato nel rispetto del diritto e felici di avere portato in salvo 49 persone». Ieri mattina, prima del voto del Senato sull'autorizzazione a procedere per la Diciotti, Salvini aveva detto che il sequestro «è un precedente storico. Non posso fare il sequestro della nave se non sbarcano le persone. C'è stato il sequestro convalidato dalla Procura che per me è storico perché non erano mie ipotesi che ci fossero illegalità. Questo vuole dire che, se qualcuno si finge soccorritore, è fuorilegge».E se il Viminale, poco dopo la notizia del salvataggio dei migranti al largo della Libia aveva redatto una direttiva per fermare le «attività illegali» delle Ong, la Sciurba ieri ha ribadito che la Mare Jonio «ha agito in una cornice di legalità» ed è tornata sulla dinamica del salvataggio, contestata anche dalla Marina libica: «Non abbiamo mai ricevuto l'ordine di far sbarcare i migranti soccorsi in Libia, né dai libici né dalle autorità italiane. Quando siamo arrivati non c'era nessun altro nello specchio di mare. La cosiddetta guardia costiera libica è arrivata solo dopo il soccorso». Secondo il portavoce della Marina libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem, Mare Jonio avrebbe agito scorrettamente, prendendo contatto con loro solo dopo il salvataggio.Ricordiamo che lunedì scorso, la Mediterranea saving humans aveva soccorso in acque internazionali, a 42 miglia dalle coste libiche, 49 persone che erano a bordo di un gommone in avaria che imbarcava acqua. Poi l'imbarcazione, guidata dal capo missione Casarini, si era diretta a Sud di Lampedusa per mettersi a riparo dal maltempo: lì, a causa del divieto di sbarco, è rimasta fino alle 19 di martedì sera. Un percorso sospetto, su una rotta molto precisa, come se la nave sapesse esattamente dove andare. Il vicepremier leghista, comunque, aveva subito ribadito il suo no allo sbarco della nave «dei centri sociali».Sarà l'inchiesta della Procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ad accertare se la Mare Jonio ha operato illegittimamente soccorrendo i migranti senza obbedire al coordinamento della Guardia costiera di Tripoli e violando gli ordini della Guardia di finanza italiana (cosa che secondo la nuova direttiva del ministero dell'Interno rappresenta una minaccia per la sicurezza pubblica), ma anche se il Viminale ha agito entro i limiti previsti dalla legge, ovvero se c'erano i presupposti affinché le fiamme gialle impedissero l'ingresso in acque territoriali italiane di una nave italiana che, per di più, trasportava persone soccorse in mare. Particolare che, secondo qualcuno, potrebbe far scaturire un'altra indagine contro il vicepremier, Matteo Salvini, ovvero un caso Diciotti bis, dopo che ieri il Senato ha negato l'autorizzazione a procedere contro il ministro.