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2025-09-23
La maratona della «Verità» sulle idee di Kirk
Charlie Kirk (Getty Images)
Forse, dopotutto, esiste ancora qualche speranza, qualche piccola possibilità che il disprezzo e l’annientamento dell’avversario non diventino la forma dominante di relazione politica. A qualche giorno dalla morte di Charlie Kirk e non molte ore dopo i suoi suggestivi funerali, abbiamo trasmesso una lunga maratona online dedicata alla libertà di pensiero, che aveva come auspicio la presa di distanza generale dall’odio politico. Un odio che oggi si manifesta ancora in qualche piazza e in qualche strada, seguendo vecchie strategie che non giovano nemmeno alle cause che dicono di voler sostenere. Ma, soprattutto, un odio che serpeggia sul terreno accidentato della discussione pubblica, dove è diventato molto difficile sostenere opinioni che non siano ricomprese nel ristretto perimetro del pensiero prevalente, quello vidimato dagli illuminati che si ritengono i soli depositari della verità.
Con la nostra iniziativa abbiamo voluto raccogliere gli appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (il quale ha ricordato che l’odio genera solo altro odio), e di papa Leone XIV (che ha usato parole chiarissime contro la violenza e la sopraffazione dell’avversario). Siamo felici di dire che abbiamo avuto successo: in tanti hanno raccolto il nostro invito, e altri ancora si sono resi disponibili a partecipare a eventi analoghi. Abbiamo trovato persone disponibili al dialogo, a destra e pure a sinistra, intellettuali e giornalisti con cui è stato possibile confrontarsi sinceramente e con rispetto, e di questo siamo loro grati. In queste pagine trovate un condensato delle loro opinioni, che resteranno visibili online. Per essere ascoltate da tutti, anche da coloro che oggi di rispetto e dialogo non vogliono sentire parlare affatto.
Giuseppe Cruciani: «Ormai passa per "odio"anche una semplice opinione»

Giuseppe Cruciani (Ansa)
In Italia passa per odio anche una semplice opinione. Passa per odio la posizione di Kirk sulla famiglia, sull’omosessualità, passa per odio la sua posizione contro l’affirmative action, (il privilegio dato ad alcune categorie nell’accedere ai posti di lavoro, all’università, eccetera). Kirk parlava in modo provocatorio? Certo. Lo faceva in modo qualche volta estremo? Certamente. Però quante posizioni estreme ci sono nel campo cosiddetto avverso che noi non metteremo mai in discussione o che noi sicuramente non classifichiamo come odio?
Mario Giordano: «La guerra allo spirito critico è cominciata con il Covid»

Mario Giordano (Ansa)
Lo dico da tempo: c’è una crescente opera di cancellazione dell’opinione diversa e del pensiero critico, che è cominciata facendo la guerra alle parole. Poi siamo passati a fare la guerra alle idee e infine alle persone. Lo abbiamo visto nel periodo del Covid, la più grande esperienza di demonizzazione di ogni pensiero critico. Pensate ai medici che andavano a curare i malati, al professor De Donno che curava i malati in modo diverso da ciò che prescriveva il dogma calato dall’alto... Chi agiva così veniva demonizzato, magari perdeva il posto di lavoro e nel caso di De Donno ha perso addirittura la vita.
Paolo Del Debbio: «Chi rispetta la democrazia sa che il diritto di parola è inviolabile»

Paolo Del Debbio (Ansa)
La libertà di espressione è una libertà cosiddetta «formale». Vuol dire che non riguarda il contenuto, ma l’atto. Riguarda cioè l’espressione della propria opinione, non il merito dell’opinione espressa. La libertà d’espressione descrive un cerchio intorno alla persona che è inviolabile, a meno che questo cerchio non collida con le leggi in vigore. Mi devono dimostrare dove Charlie Kirk abbia violato qualche legge. Oggi molti non hanno una concezione chiara della democrazia e della libertà, perché hanno una concezione contenutistica: la libertà c’è finché uno dice ciò che loro ritengono giusto dire.
Boni Castellane: «Due mondi incompatibili sono entrati in conflitto»

Boni Castellane
L’omicidio di Charlie Kirk sancisce l’entrata in guerra di due mondi: due mondi che non sono fatti per dialogare, perché non hanno un linguaggio comune attraverso il quale farlo. Charlie Kirk ha fatto del dialogo, del tentativo di convincere attraverso le parole, il suo metodo e la sua cifra di vita, la sua ragione esistenziale. Forse proprio per questo è stato identificato come un bersaglio. Il mondo che ha ucciso Charlie Kirk è contornato da un insieme di fiancheggiatori che si sono mostrati senza esitazione, che hanno vilipeso il suo cadavere e esultato per l’assassinio di un padre di famiglia.
Antonio Padellaro: «Il "metodo Charlie" dovrebbe ispirare i partiti di ogni colore»

Antonio Padellaro (Ansa)
Charlie Kirk non era soltanto l’attivista, il trumpiano, l’uomo che aveva avuto un ruolo fondamentale per la vittoria di Donald Trump. Ma anche un giovane uomo che aveva promosso un metodo molto interessante: andare ad ascoltare le ragioni degli altri e controbattere con le proprie ragioni. Questo esercizio critico, anche rischioso (gli è costato la vita), dovrebbe essere di insegnamento per tutti, a destra, sinistra. Dovrebbe essere la stella polare per la difesa della libertà di critica e di informazione.
Roy De Vita: «Si vuole negare spazioal pensiero dissenziente»

Roy De Vita (Ansa)
La quasi totalità di coloro che hanno commentato in maniera becera l’assassinio di Charlie Kirk non lo aveva nemmeno mai sentito nominare. Senza neanche sapere chi fosse o che cosa dicesse lo hanno etichettato come razzista, omofobo e violento. Ma la verità è che nessuno di loro sarebbe in grado di tirare fuori un solo esempio che avvalori anche soltanto una delle loro definizioni. È il rispetto dell’opinione altrui che a questi signori manca: loro pretendono di essere gli unici depositari della verità. Non solo: pretendono che chiunque esprima un pensiero dissenziente dal loro non abbia diritto di parola.
Giuseppe Culicchia: «Ascoltare quel che dice l’altro è diventato uno sport per pochi»

Giuseppe Culicchia (Ansa)
Il problema è che oggi l’ascolto dell’altro, il rispetto dell’opinione altrui, pare essere diventato uno sport praticato da pochi. A questo hanno contribuito anche i social: ciascuno ha la sua bolla, parla ai suoi simili, viene ascoltato dai suoi simili e alla fine quello che viene a mancare è proprio il confronto con l’altro da sé. Un confronto che implica necessariamente la condivisione, il confronto di idee diverse, che però è necessario rispettare, perché altrimenti si cade nel meccanismo per cui l’avversario diventa un nemico e in quanto tale viene delegittimato, quando non disumanizzato, come è capitato appunto a Charlie Kirk.
Marco Rizzo: «Sinistra stalinista e immorale: protesta solo se muore un nero»

Marco Rizzo (Ansa)
Sempre più spesso si utilizzano due pesi e due misure. Se c’è la vicenda di un nero che viene ucciso, giustamente si protesta. Ma se invece viene ucciso un giovane attivista come Charlie Kirk, che peraltro ha delle posizioni articolate diverse da quelle che gli vengono attribuite, va quasi bene. La sinistra che ragiona in questo modo rappresenta lo stalinismo senza Stalin, che diventa soltanto gangsterismo. Si tratta di una sinistra priva di moralità, e che quindi non può dare nessuna lezione. Ed è violenta.
Fabio Dragoni: «Non facciamo anche noi l’errore di ingabbiare le convinzioni altrui»

Fabio Dragoni
Come ti offusco, ti nascondo, opacizzo la gravità dell’omicidio di Charlie Kirk? Innanzitutto, strategia standard: «se l’è cercata», «chi semina vento raccoglie tempesta» e qui la fila è lunga: da Michele Serra ad Alan Friedman, passando per Odifreddi, sterzando su Saviano, arrivando a Frankie hi-nrg, e poi Massini a Piazza Pulita. Poi c’è la strategia «è un regolamento di conti interni nel mondo Maga»: ci ha provato Berizzi, rilanciando la tesi di Ezio Mauro. Ma dobbiamo rigettare l’idea che l’ideologia «antifa», come dicono i giovani e non noi boomer che diciamo «antifascisti», sia da mettere fuori legge; si mettono in carcere le persone, non si ingabbiano le idee, per quanto deprecabili, se no facciamo l’errore loro.
Simone Pillon: «Per i progressisti, gli avversari non sono più esseri umani»

Simone Pillon (Ansa)
Per chi si riconosce nel progressismo che porta avanti le istanze dell’ideologia gender e woke gli avversari non sono persone, esseri umani: pertanto è lecito gioire per la loro morte, è lecito inneggiare alla loro morte, ed è persino lecito prendere in giro chi è stato ucciso. Per loro è lecito cancellare i memoriali, buttare le candele, bruciare le fotografie, e soprattutto è lecito dire che «Charlie se l’è cercata», e che tutto sommato è «uno di meno». Questo è un modo di fare e interpretare la realtà che si è diffuso, e che quindi non appartiene più solo all’assassino, ma anche a molti insospettabili.
Francesco Giubilei: «Si sta cancellando un valore su cui si fonda l’Occidente»

Francesco Giubilei (Ansa)
Se noi accettiamo che le opinioni di una persona - anche le opinioni più radicali, le più sbagliate, le più lontane dalle nostre - non devono trovare diritto di cittadinanza all’interno del dibattito pubblico, o ancora se accettiamo che si possa utilizzare la violenza per mettere a tacere una persona che non riteniamo essere in linea con la nostra visione, allora vuol dire che stiamo perdendo. Stiamo dimenticando e cancellando uno dei principali valori su cui si devono basare l’Italia, l’Europa e l’intero Occidente.
Enrico Ruggeri: «Troppa gente parla male di persone che non conosce»

Enrico Ruggeri (Ansa)
Charlie Kirk non mi sembrava così pericoloso come dicono. Qualcosa di simile è già successo con Vannacci, e in parte con altri, anche con me. Si applica questo metodo: parlo male di uno, ma non perché l’ho sentito parlare, lo faccio perché ho letto che lui dice determinate cose. Sul web c’è un sacco di gente che dice che Kirk spargeva odio. È palesemente una percentuale ancora altissima di persone che non si è presa la briga di andare a sentire che cosa diceva Charlie Kirk, e parla per sentito dire. Questa è una stortura tipica dei nostri giorni.
Maria Rachele Ruiu: «Anche in Italia chi difende la vita viene dipinto come un mostro»

Maria Rachele Ruiu (Pro Vita & Famiglia)
Charlie Kirk sarà ricordato per il coraggio della sua fede: un padre, un marito, un giovane che ha difeso la verità tutta intera. Il cuore della battaglia? La difesa della vita nascente. Diceva: «Un essere umano dal concepimento è creato a immagine di Dio e ha diritto alla vita». Per questo l’hanno diffamato, gli hanno messo in bocca parole che non ha mai detto: gli hanno dato dell’omofobo, del misogino, del razzista. In fin dei conti succede anche in Italia: se difendi la vita, vieni dipinto come un mostro.
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Da Cruciani a Padellaro, da Del Debbio a Culicchia, da Giubilei a Enrico Ruggeri e tanti altri: i commenti di liberi pensatori dopo l’uccisione di Charlie. Giordano: «La lotta allo spirito critico è iniziata col Covid».Il video integrale della maratona è disponibile cliccando su questo link. Forse, dopotutto, esiste ancora qualche speranza, qualche piccola possibilità che il disprezzo e l’annientamento dell’avversario non diventino la forma dominante di relazione politica. A qualche giorno dalla morte di Charlie Kirk e non molte ore dopo i suoi suggestivi funerali, abbiamo trasmesso una lunga maratona online dedicata alla libertà di pensiero, che aveva come auspicio la presa di distanza generale dall’odio politico. Un odio che oggi si manifesta ancora in qualche piazza e in qualche strada, seguendo vecchie strategie che non giovano nemmeno alle cause che dicono di voler sostenere. Ma, soprattutto, un odio che serpeggia sul terreno accidentato della discussione pubblica, dove è diventato molto difficile sostenere opinioni che non siano ricomprese nel ristretto perimetro del pensiero prevalente, quello vidimato dagli illuminati che si ritengono i soli depositari della verità.Con la nostra iniziativa abbiamo voluto raccogliere gli appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (il quale ha ricordato che l’odio genera solo altro odio), e di papa Leone XIV (che ha usato parole chiarissime contro la violenza e la sopraffazione dell’avversario). Siamo felici di dire che abbiamo avuto successo: in tanti hanno raccolto il nostro invito, e altri ancora si sono resi disponibili a partecipare a eventi analoghi. Abbiamo trovato persone disponibili al dialogo, a destra e pure a sinistra, intellettuali e giornalisti con cui è stato possibile confrontarsi sinceramente e con rispetto, e di questo siamo loro grati. In queste pagine trovate un condensato delle loro opinioni, che resteranno visibili online. Per essere ascoltate da tutti, anche da coloro che oggi di rispetto e dialogo non vogliono sentire parlare affatto.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giuseppe-cruciani-ormai-passa-per-odio-anche-una-semplice-opinione" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Giuseppe Cruciani: «Ormai passa per "odio"anche una semplice opinione» Giuseppe Cruciani (Ansa) In Italia passa per odio anche una semplice opinione. Passa per odio la posizione di Kirk sulla famiglia, sull’omosessualità, passa per odio la sua posizione contro l’affirmative action, (il privilegio dato ad alcune categorie nell’accedere ai posti di lavoro, all’università, eccetera). Kirk parlava in modo provocatorio? Certo. Lo faceva in modo qualche volta estremo? Certamente. Però quante posizioni estreme ci sono nel campo cosiddetto avverso che noi non metteremo mai in discussione o che noi sicuramente non classifichiamo come odio? <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="mario-giordano-la-guerra-allo-spirito-critico-e-cominciata-con-il-covid" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Mario Giordano: «La guerra allo spirito critico è cominciata con il Covid» Mario Giordano (Ansa) Lo dico da tempo: c’è una crescente opera di cancellazione dell’opinione diversa e del pensiero critico, che è cominciata facendo la guerra alle parole. Poi siamo passati a fare la guerra alle idee e infine alle persone. Lo abbiamo visto nel periodo del Covid, la più grande esperienza di demonizzazione di ogni pensiero critico. Pensate ai medici che andavano a curare i malati, al professor De Donno che curava i malati in modo diverso da ciò che prescriveva il dogma calato dall’alto... Chi agiva così veniva demonizzato, magari perdeva il posto di lavoro e nel caso di De Donno ha perso addirittura la vita. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="paolo-del-debbio-chi-rispetta-la-democrazia-sa-che-il-diritto-di-parola-e-inviolabile" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Paolo Del Debbio: «Chi rispetta la democrazia sa che il diritto di parola è inviolabile» Paolo Del Debbio (Ansa) La libertà di espressione è una libertà cosiddetta «formale». Vuol dire che non riguarda il contenuto, ma l’atto. Riguarda cioè l’espressione della propria opinione, non il merito dell’opinione espressa. La libertà d’espressione descrive un cerchio intorno alla persona che è inviolabile, a meno che questo cerchio non collida con le leggi in vigore. Mi devono dimostrare dove Charlie Kirk abbia violato qualche legge. Oggi molti non hanno una concezione chiara della democrazia e della libertà, perché hanno una concezione contenutistica: la libertà c’è finché uno dice ciò che loro ritengono giusto dire. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="boni-castellane-due-mondi-incompatibili-sono-entrati-in-conflitto" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Boni Castellane: «Due mondi incompatibili sono entrati in conflitto» Boni Castellane L’omicidio di Charlie Kirk sancisce l’entrata in guerra di due mondi: due mondi che non sono fatti per dialogare, perché non hanno un linguaggio comune attraverso il quale farlo. Charlie Kirk ha fatto del dialogo, del tentativo di convincere attraverso le parole, il suo metodo e la sua cifra di vita, la sua ragione esistenziale. Forse proprio per questo è stato identificato come un bersaglio. Il mondo che ha ucciso Charlie Kirk è contornato da un insieme di fiancheggiatori che si sono mostrati senza esitazione, che hanno vilipeso il suo cadavere e esultato per l’assassinio di un padre di famiglia. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="antonio-padellaro-il-metodo-charlie-dovrebbe-ispirare-i-partiti-di-ogni-colore" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Antonio Padellaro: «Il "metodo Charlie" dovrebbe ispirare i partiti di ogni colore» Antonio Padellaro (Ansa) Charlie Kirk non era soltanto l’attivista, il trumpiano, l’uomo che aveva avuto un ruolo fondamentale per la vittoria di Donald Trump. Ma anche un giovane uomo che aveva promosso un metodo molto interessante: andare ad ascoltare le ragioni degli altri e controbattere con le proprie ragioni. Questo esercizio critico, anche rischioso (gli è costato la vita), dovrebbe essere di insegnamento per tutti, a destra, sinistra. Dovrebbe essere la stella polare per la difesa della libertà di critica e di informazione. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="roy-de-vita-si-vuole-negare-spazioal-pensiero-dissenziente" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Roy De Vita: «Si vuole negare spazioal pensiero dissenziente» Roy De Vita (Ansa) La quasi totalità di coloro che hanno commentato in maniera becera l’assassinio di Charlie Kirk non lo aveva nemmeno mai sentito nominare. Senza neanche sapere chi fosse o che cosa dicesse lo hanno etichettato come razzista, omofobo e violento. Ma la verità è che nessuno di loro sarebbe in grado di tirare fuori un solo esempio che avvalori anche soltanto una delle loro definizioni. È il rispetto dell’opinione altrui che a questi signori manca: loro pretendono di essere gli unici depositari della verità. Non solo: pretendono che chiunque esprima un pensiero dissenziente dal loro non abbia diritto di parola. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem7" data-id="7" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=7#rebelltitem7" data-basename="giuseppe-culicchia-ascoltare-quel-che-dice-laltro-e-diventato-uno-sport-per-pochi" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Giuseppe Culicchia: «Ascoltare quel che dice l’altro è diventato uno sport per pochi» Giuseppe Culicchia (Ansa) Il problema è che oggi l’ascolto dell’altro, il rispetto dell’opinione altrui, pare essere diventato uno sport praticato da pochi. A questo hanno contribuito anche i social: ciascuno ha la sua bolla, parla ai suoi simili, viene ascoltato dai suoi simili e alla fine quello che viene a mancare è proprio il confronto con l’altro da sé. Un confronto che implica necessariamente la condivisione, il confronto di idee diverse, che però è necessario rispettare, perché altrimenti si cade nel meccanismo per cui l’avversario diventa un nemico e in quanto tale viene delegittimato, quando non disumanizzato, come è capitato appunto a Charlie Kirk. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem8" data-id="8" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=8#rebelltitem8" data-basename="marco-rizzo-sinistra-stalinista-e-immorale-protesta-solo-se-muore-un-nero" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Marco Rizzo: «Sinistra stalinista e immorale: protesta solo se muore un nero» Marco Rizzo (Ansa) Sempre più spesso si utilizzano due pesi e due misure. Se c’è la vicenda di un nero che viene ucciso, giustamente si protesta. Ma se invece viene ucciso un giovane attivista come Charlie Kirk, che peraltro ha delle posizioni articolate diverse da quelle che gli vengono attribuite, va quasi bene. La sinistra che ragiona in questo modo rappresenta lo stalinismo senza Stalin, che diventa soltanto gangsterismo. Si tratta di una sinistra priva di moralità, e che quindi non può dare nessuna lezione. Ed è violenta. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem9" data-id="9" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=9#rebelltitem9" data-basename="fabio-dragoni-non-facciamo-anche-noi-lerrore-di-ingabbiare-le-convinzioni-altrui" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Fabio Dragoni: «Non facciamo anche noi l’errore di ingabbiare le convinzioni altrui» Fabio Dragoni Come ti offusco, ti nascondo, opacizzo la gravità dell’omicidio di Charlie Kirk? Innanzitutto, strategia standard: «se l’è cercata», «chi semina vento raccoglie tempesta» e qui la fila è lunga: da Michele Serra ad Alan Friedman, passando per Odifreddi, sterzando su Saviano, arrivando a Frankie hi-nrg, e poi Massini a Piazza Pulita. Poi c’è la strategia «è un regolamento di conti interni nel mondo Maga»: ci ha provato Berizzi, rilanciando la tesi di Ezio Mauro. Ma dobbiamo rigettare l’idea che l’ideologia «antifa», come dicono i giovani e non noi boomer che diciamo «antifascisti», sia da mettere fuori legge; si mettono in carcere le persone, non si ingabbiano le idee, per quanto deprecabili, se no facciamo l’errore loro. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem10" data-id="10" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=10#rebelltitem10" data-basename="simone-pillon-per-i-progressisti-gli-avversari-non-sono-piu-esseri-umani" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Simone Pillon: «Per i progressisti, gli avversari non sono più esseri umani» Simone Pillon (Ansa) Per chi si riconosce nel progressismo che porta avanti le istanze dell’ideologia gender e woke gli avversari non sono persone, esseri umani: pertanto è lecito gioire per la loro morte, è lecito inneggiare alla loro morte, ed è persino lecito prendere in giro chi è stato ucciso. Per loro è lecito cancellare i memoriali, buttare le candele, bruciare le fotografie, e soprattutto è lecito dire che «Charlie se l’è cercata», e che tutto sommato è «uno di meno». Questo è un modo di fare e interpretare la realtà che si è diffuso, e che quindi non appartiene più solo all’assassino, ma anche a molti insospettabili. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem12" data-id="12" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=12#rebelltitem12" data-basename="francesco-giubilei-si-sta-cancellando-un-valore-su-cui-si-fonda-loccidente" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Francesco Giubilei: «Si sta cancellando un valore su cui si fonda l’Occidente» Francesco Giubilei (Ansa) Se noi accettiamo che le opinioni di una persona - anche le opinioni più radicali, le più sbagliate, le più lontane dalle nostre - non devono trovare diritto di cittadinanza all’interno del dibattito pubblico, o ancora se accettiamo che si possa utilizzare la violenza per mettere a tacere una persona che non riteniamo essere in linea con la nostra visione, allora vuol dire che stiamo perdendo. Stiamo dimenticando e cancellando uno dei principali valori su cui si devono basare l’Italia, l’Europa e l’intero Occidente. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem13" data-id="13" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=13#rebelltitem13" data-basename="enrico-ruggeri-troppa-gente-parla-male-di-persone-che-non-conosce" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Enrico Ruggeri: «Troppa gente parla male di persone che non conosce» Enrico Ruggeri (Ansa) Charlie Kirk non mi sembrava così pericoloso come dicono. Qualcosa di simile è già successo con Vannacci, e in parte con altri, anche con me. Si applica questo metodo: parlo male di uno, ma non perché l’ho sentito parlare, lo faccio perché ho letto che lui dice determinate cose. Sul web c’è un sacco di gente che dice che Kirk spargeva odio. È palesemente una percentuale ancora altissima di persone che non si è presa la briga di andare a sentire che cosa diceva Charlie Kirk, e parla per sentito dire. Questa è una stortura tipica dei nostri giorni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem14" data-id="14" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/maratona-verita-idee-kirk-2674023996.html?rebelltitem=14#rebelltitem14" data-basename="maria-rachele-ruiu-anche-in-italia-chi-difende-la-vita-viene-dipinto-come-un-mostro" data-post-id="2674023996" data-published-at="1758626318" data-use-pagination="False"> Maria Rachele Ruiu: «Anche in Italia chi difende la vita viene dipinto come un mostro» Maria Rachele Ruiu (Pro Vita & Famiglia) Charlie Kirk sarà ricordato per il coraggio della sua fede: un padre, un marito, un giovane che ha difeso la verità tutta intera. Il cuore della battaglia? La difesa della vita nascente. Diceva: «Un essere umano dal concepimento è creato a immagine di Dio e ha diritto alla vita». Per questo l’hanno diffamato, gli hanno messo in bocca parole che non ha mai detto: gli hanno dato dell’omofobo, del misogino, del razzista. In fin dei conti succede anche in Italia: se difendi la vita, vieni dipinto come un mostro.
iStock
Sempre la storia dimostra che questo tipo di progresso tecnologico è spesso seguito dallo sviluppo di contromisure, non a caso stiamo assistendo alla comparsa di armi anti-drone, queste sia di tipo convenzionale, con un proiettile che viene sparato contro di essi, ma anche del tipo a energia concentrata, ovvero laser. L’evidenza però è che l'uso dei droni abbia cambiato la natura della guerra, con la zona in cui le forze di terra sono vulnerabili ad attacchi letali da parte di mezzi a pilotaggio remoto che si estende tra dieci e sedici chilometri dietro la linea del fronte. Ciò ha reso trincee, posizioni fortificate e veicoli blindati molto più vulnerabili di quanto non lo fossero in precedenza, costringendo l’industria a sviluppare nuovi tipi di protezioni da installare a bordo. Così se inizialmente i droni hanno dimostrato il loro valore nelle operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione, poi in quello di effettori d’attacco, ora costituiscono anche una forza di difesa restando comunque utili per la raccolta di informazioni in tempo reale e per fornire consapevolezza della situazione del campo di battaglia, come anche a supporto della pianificazione e del comando, nel controllo e nella comunicazione come nell'avvistamento dell'artiglieria.
Un colpo deve costare meno di un proiettile
Uno dei problemi da risolvere per praticare un vero contrasto ai droni sono i costi: un sistema laser, oltre che costoso è anche difficilmente trasportabile e resta comunque vulnerabile a eventuali attacchi, dunque in Ucraina vengono usate le infinitamente più economiche reti che riducono l'efficacia dei droni imbrigliandone le eliche. La Marina britannica ha recentemente annunciato che impiegherà un'arma a energia diretta denominata DragonFire, sistema che come detto, sebbene presenti delle limitazioni, come il costo iniziale, le dimensioni, la necessità di alimentazione elettrica e il fatto di dover avere il bersaglio in vista per colpirlo, a ogni colpo costa soltanto l’equivalente di 12 euro. L’alternativa è usare la radiofrequenza, ovvero un’onda radio, che però in quanto a limitazioni si discosta di poco dall’altro: presenta l’indubbio vantaggio di poter colpire più bersagli contemporaneamente, ma non può distinguere tra i bersagli che ingaggia quali sono amici e quali nemici. Tradotto: nessun mezzo amico può volare quando viene usato tale sistema. Non si risolve il problema neppure con effettori come piccoli missili, che costerebbero più di altri droni: esistono, sia chiaro, ma se per neutralizzare un oggetto del valore di qualche migliaio di dollari se ne impiega uno che costa qualche milione, come è avvenuto nel Mar Rosso durante i primi attacchi dei ribelli Houthi alle navi commerciali, le contromisure si rivelano insostenibili.
Un nuovo problema, costruirli in fretta
A parte l’Ucraina, l’Iran e la Cina, nessuna altra nazione è in grado di produrre droni in modo sufficientemente rapido e puntuale per usarli in modo massiccio. Inoltre, l’evoluzione dei droni stessi è tanto rapida che nessuna forza armata può permettersi di tenere in magazzino un arsenale di unità che invecchierebbero in pochi mesi. Ciò ha creato una vulnerabilità critica nelle catene di approvvigionamento delle componenti dei droni, in particolare la dipendenza dell'Occidente da parti e materiali di origine cinese che presentano ovvi rischi per continuità di fornitura, possibili intrusioni software e quindi pericolo per conflitti futuri.
Un rebus tra materiali, costi e normative green
Per risolvere la situazione occorre una nuova corsa alla produzione protetta basandola sulla cooperazione internazionale, costruendo solide alleanze per la produzione di droni tra i membri della Nato concentrandosi sulla produzione coordinata e sempre sull'innovazione. Il tutto per realizzare catene di approvvigionamento sovrane: investire nella produzione nazionale di componenti critici, inclusi semiconduttori e sensori, per ridurre la dipendenza da materiali di origine asiatica. Ciò perché oltre Pechino, si è anche persa la certezza della continuità di produzione proveniente da Taiwan. Un altro metodo è standardizzare la produzione di droni concentrandosi sulla produzione scalabile. La chiamano resilienza ma si tratta di sicurezza della catena di approvvigionamento, partendo dal disporre di una riserva di terre rare e di materiali definiti critici. Questa strategia è però resa ancor più difficile dall’applicazione di severe direttive ecologiche da parte dell’Unione europea e degli Usa, dove già talune produzioni non possono essere più fatte con taluni materiali, con il risultato che un numero significativo di componenti risulta oggi non rispondente alle caratteristiche di quelli precedenti. Lo sa bene chi progetta, sempre più in lotta con dichiarazioni per le normative Reach, che comprende migliaia di sostanze chimiche in vari prodotti inclusi abbigliamento, mobili, ed elettronica), e RoHs, la specifica per i dispositivi elettrici ed elettronici che limita le sostanze pericolose come piombo, mercurio, cadmio e altre per proteggere l’ambiente. E si sa che la guerra non è certo ecologica.
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Il ministro degli Esteri del Regno di Giordania Ayman Safadi
Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi spiega la partecipazione di Amman all’operazione Usa in Siria contro l’Isis, il ruolo della comunità drusa nella stabilità interna e l’impegno della Giordania per la pace e la sicurezza nella Striscia di Gaza. «Questi terroristi vogliono ricostituire lo Stato Islamico», avverte.
Nell’attacco alle posizioni dello Stato Islamico in Siria Washington ha colpito 70 obiettivi, neutralizzando la cellula che agiva nella provincia orientale siriana di Deir Ezzor. Questi miliziani dell’Isis erano i responsabili dell’attacco di Palmira dove avevano perso la vita tre americani, due militari e un interprete civile ed erano noti per le continue offensive con droni in questa area. L’operazione, denominata Occhio di falco, si è estesa a diverse località della Siria centrale utilizzando caccia, elicotteri d'attacco e artiglieria e agendo insieme all’aviazione della Giordania. Amman ha confermato la sua partecipazione a questa azione militare ribadendo la propria volontà di sradicare lo Stato Islamico dal Medio Oriente. Ayman Safadi è vice primo ministro e ministro degli Esteri del Regno di Giordania da quasi 9 anni ed è un diplomatico di grande esperienza.
Ministro Safadi, la partecipazione delle vostre forze aeree all’operazione degli Usa dimostra il vostro interesse ad essere protagonisti in Medio Oriente.
«Abbiamo deciso di affiancare gli statunitensi del Centcom perché riteniamo l’Isis un pericolo per tutta la nostra area e soprattutto per la Giordania. Questi terroristi hanno già cercato di infiltrare la nostra nazione, ma la loro propaganda non ha mai attecchito. La Giordania è uno dei 90 paesi che compongono la coalizione globale contro l'Isis, a cui la Siria ha recentemente aderito e questa operazione è l’attuazione pratica dei nostri principi. La nostra aviazione ha agito per impedire ai gruppi estremisti come questo di sfruttare questa regione come una rampa di lancio allo scopo di minacciare la sicurezza dei paesi vicini alla Siria e del Medio Oriente in generale, soprattutto dopo che l'Isis si è riorganizzato e ha ricostruito le sue capacità nella Siria meridionale. In troppi hanno sottovalutato la rinascita di questo network del terrorismo che è proliferato in Africa, dove gestisce traffici di armi, droga e migranti. Con i guadagni di queste attività criminali vogliono ricostituire lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, quella creatura nefasta che aveva conquistato il nord dell’Iraq e tutta la Siria orientale».
Il Medio Oriente è una regione complessa per le diversità culturali e religiose. In Giordania la convivenza sembra funzionare: come vive la sua comunità drusa questo equilibrio?
«Noi drusi siamo un gruppo etno-religioso con una lunga storia e abbiamo sempre lottato per le nazioni dove viviamo. In Giordania la comunità è piccola, ma siamo fieri di essere giordani. In Siria la situazione è complicata per i drusi che sono stati attaccati dai beduini e probabilmente anche da elementi dello Stato Islamico, il nuovo governo di Damasco deve fare di più per difendere le minoranze. Il presidente siriano Ahmed al Shara ha pubblicamente dichiarato di combattere lo Stato Islamico, ma ci sono intere province del sud e dell’est che sono fuori controllo e ci sono ancora troppe armi in Siria».
Il governo israeliano ha dichiarato di non fidarsi del nuovo regime di Damasco, qual è la posizione di Amman?
«Il presidente statunitense Donald Trump ha voluto togliere tutte le sanzioni alla Siria, aprendo un grande credito al nuovo corso. Adesso al Shara deve dimostrare di meritare questa fiducia e lo deve fare pacificando la sua nazione, la Siria è un paese con tante anime: sunniti, sciiti, cristiani e drusi. Washington sta dedicando una grande attenzione al Medio Oriente e questo è positivo. Soltanto il presidente Trump può ottenere una pace duratura e un futuro per la Striscia, la Giordania segue con estrema attenzione ciò che accade a Gaza perché circa il 50% della nostra popolazione è di origine palestinese. Noi siamo totalmente contrari a una divisione della Striscia, il territorio dei palestinese non deve essere toccato ed i confini devono restare gli stessi. La cosa più importante è garantire la sicurezza di tutti, dei palestinesi, degli israeliani ed anche delle nazioni vicine. La Giordania ha sempre represso la presenza di Hamas sul suo territorio, chiudendone gli uffici ed esiliandone i funzionari nel 1999. Negli ultimi anni abbiamo aumentato la sicurezza alle frontiere per ostacolare il contrabbando di armi, collegato ad Hamas che nel passato ha tentato di destabilizzare la Giordania».
Quale futuro per la Striscia di Gaza?
«Dobbiamo difendere la pace e ricostruire un posto dove gli abitanti di Gaza possano vivere. Il nostro sovrano ed il nostro governo hanno più volte dichiarato di essere favorevoli ad un maggior impegno degli europei nella Striscia. La Giordania ha relazioni eccellenti con l’Italia. Sua Maestà il Re Abdullah II di Giordania a marzo ha incontrato Giorgia Meloni e ha espresso apprezzamento per la solida cooperazione tra le due nazioni nell’assistenza umanitaria a Gaza. Il presidente del Consiglio italiano ha voluto sottolineare ancora una volta il ruolo svolto dalla Giordania, come una forza di pace e di dialogo determinante per il futuro di tutta l’area».
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Nuove accuse tra Cambogia e Thailandia lungo il confine conteso. Phnom Penh denuncia bombardamenti con caccia F-16, Bangkok parla di attacchi notturni cambogiani. Oltre mezzo milione di sfollati mentre proseguono i negoziati.
La crisi tra Cambogia e Thailandia torna ad aggravarsi lungo il confine conteso. Phnom Penh accusa Bangkok di aver intensificato i bombardamenti con caccia F-16, mentre le autorità thailandesi parlano di attacchi cambogiani durante la notte. Le accuse incrociate arrivano mentre sono in corso negoziati per un cessate il fuoco e il numero degli sfollati supera il mezzo milione.
Secondo il ministero della Difesa cambogiano, l’aeronautica thailandese avrebbe impiegato caccia F-16, sganciando almeno quaranta bombe nell’area del villaggio di Chok Chey. L’episodio viene descritto come un’ulteriore escalation militare in una zona già colpita da ripetuti raid. La versione di Bangkok è opposta. I media thailandesi riferiscono che, durante la notte, le forze cambogiane avrebbero condotto attacchi massicci lungo il confine nella provincia sud-orientale di Sa Kaeo, provocando danni a diverse abitazioni civili.
Nel frattempo, le due parti hanno avviato un nuovo ciclo di colloqui, iniziato mercoledì e destinato a durare quattro giorni, con l’obiettivo dichiarato di porre fine ai combattimenti. L’incontro si svolge in territorio thailandese, presso un valico di frontiera nella provincia di Chanthaburi, secondo quanto riferito da funzionari di Phnom Penh. Sul piano diplomatico si registra anche un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano Marco Rubio, durante il quale si è discusso di «come garantire un cessate il fuoco lungo il confine tra Cambogia e Thailandia».
Alla base delle tensioni c’è una disputa storica sulla delimitazione di circa 800 chilometri di confine, che affonda le radici nell’epoca coloniale. Il confronto armato si è riacceso con forza nel corso dell’anno. A luglio, cinque giorni di scontri avevano provocato circa 40 morti e costretto 300.000 persone ad abbandonare le proprie abitazioni, prima di una tregua che successivamente è fallita.
L’impatto umanitario resta pesante. Secondo le autorità cambogiane, oltre mezzo milione di persone è stato costretto a lasciare case e scuole nelle ultime due settimane di combattimenti. In una nota, il ministero dell’Interno di Phnom Penh ha parlato di 518.611 sfollati, denunciando che «oltre mezzo milione di cambogiani, tra cui donne e bambini, stanno soffrendo gravi difficoltà a causa dello sfollamento forzato dalle loro case e scuole per sfuggire al fuoco di artiglieria, ai razzi e agli attacchi aerei dei caccia F-16 thailandesi». In precedenza, Bangkok aveva indicato in circa 400.000 il numero degli sfollati sul proprio territorio. Il portavoce del ministero della Difesa thailandese, Surasant Kongsiri, ha affermato che il numero di persone accolte nei rifugi è in diminuzione, pur restando superiore alle 200.000 unità. Kongsiri ha inoltre invitato gli abitanti dei villaggi a rientrare con cautela, avvertendo che «potrebbero esserci ancora mine o bombe pericolose». Dal punto di vista militare, Phnom Penh ha sottolineato come le forze thailandesi abbiano continuato le operazioni dall’alba del 21 dicembre, segnalando combattimenti anche nei pressi del tempio khmer di Preah Vihear, risalente a 900 anni fa. La Cambogia ha inoltre ricordato il divario di risorse tra i due eserciti, a vantaggio di Bangkok. Secondo i dati ufficiali, il bilancio complessivo degli scontri è salito ad almeno 41 morti, di cui 22 thailandesi e 19 cambogiani. Le ostilità più recenti sono riprese il 12 dicembre, mentre una precedente ondata di violenze, a luglio, aveva causato 43 vittime in pochi giorni.
La crisi è ora all’attenzione dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico. I ministri degli Esteri dell’Asean, compresi quelli di Thailandia e Cambogia, si riuniscono il 22 dicembre a Kuala Lumpur per discutere del conflitto. Entrambi i governi hanno espresso l’auspicio che l’incontro contribuisca a ridurre le tensioni. La portavoce del ministero degli Esteri thailandese, Maratee Nalita Andamo, ha definito il vertice «un’importante opportunità per entrambe le parti». Bangkok ha tuttavia ribadito alcune condizioni preliminari, chiedendo a Phnom Penh di annunciare per prima un cessate il fuoco e di cooperare nelle operazioni di sminamento lungo il confine. In un comunicato, il governo thailandese ha precisato che un accordo potrà essere raggiunto «solo se basato principalmente su una valutazione della situazione sul campo da parte dell’esercito thailandese».
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