2022-01-06
Con il mercato libero, 2 miliardi di risparmi. Ma i partiti cercano lo scostamento
Chi è rimasto nel regime a maggior tutela, prorogato al 2024, paga di più rispetto a chi ha scelto l’altra opzione. Eppure, appena varata la manovra, la politica insiste con i sussidi invece di rivedere il sistema bollette.L’aumento delle bollette continua a rimanere un tema caldo all’interno del Parlamento, che ha chiesto un nuovo scostamento di bilancio, tra i 7 e i 10 miliardi, per fronteggiare il rincaro dell’energia e del gas. E dunque, a distanza di pochi giorni dall’approvazione della legge di bilancio che, ricordiamo, ha previsto uno stanziamento di 3,8 miliardi per contrastare il rincaro delle bollette nei primi tre mesi dell’anno (che comprendono lo stop degli oneri generale di sistema per energia e gas, la riduzione Iva al 5% e la possibilità di rateizzare le bollette fino ad aprile), il Parlamento chiede al governo di trovare altri fondi per cercare di arginare l’aumento dell’energia e del gas, piuttosto che ragionare sui tempi di entrata in vigore del mercato libero. Eppure, chi ha scelto questa opzione con contratti con prezzo bloccato non ha subito rincari energetici nell’ultimo anno. Se, infatti, si è usciti dal servizio di maggior tutela durante il 2020, o comunque prima di giugno 2021, si è mantenuto inalterato il prezzo della bolletta energetica, a differenza di chi invece è rimasto sul mercato tutelato. Per spiegare questo fenomeno, partiamo da un dato: in Italia nel 2020 il prezzo dell’energia era di 38,92 euro al megawattora. Tutti gli italiani che dunque hanno scelto il mercato libero, in quell’arco temporale, si sono ritrovati a confrontare i prezzi dei diversi operatori, che hanno formulato le loro offerte partendo dal prezzo di 38,92 euro al megawattora. Da sottolineare come i contratti di mercato libero sono di norma a prezzi «fissi», cioè non cambiano nonostante i vari aumenti che si possono verificare e hanno una durata prefissata, a meno che il cliente non abbandoni la società fornitrice. Questo ha quindi portato tutti gli italiani che hanno scelto il mercato libero ad avere un notevole risparmio in bolletta, se confrontato con chi ha invece deciso di restare nel tutelato. Si è infatti passati da un prezzo dell’energia pari a 38,92 euro al megawattora (2020) a 158,58 euro al megawattora a settembre 2021. L’energia del tutelato ha poi subito un ulteriore aumento del 78%, nei mesi successivi, facendo arrivare il prezzo a circa 281,24 euro al megawattora (dicembre 2021). Aumenti che dunque si sono sobbarcati quasi esclusivamente i 13 milioni di clienti che fanno parte della maggior tutela. Si è dunque arrivati al paradosso che quella categoria pensata per garantire dei prezzi sotto controllo, rispetto a quelli presenti sul mercato, al momento non tutela nessuno. Anzi è in balia dei continui aumenti, che vengono cristallizzati di volta in volta dall’Arera. L’Autorità di regolazione per energia e reti ogni tre mesi fissa infatti un prezzo che rimane invariato fino al trimestre successivo, quando viene nuovamente aggiornato. Gli interventi del governo per cercare di calmiere l’aumento non stanno però allentando più di tanto la pressione sulle tasche degli italiani. Stando infatti all’ultima relazione dell’Arera in termini finali per la bolletta elettrica la spesa di una famiglia tipo nell’anno (compreso tra il 1° aprile 2021 e 31 marzo 2022) sarà di circa 823 euro con una variazione del +68% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (si parla di un incremento di circa 334 euro l’anno). Vista la situazione e alla luce del fatto che chi ha scelto, per tempo, il mercato libero non è stato sottoposto ai notevoli aumenti energetici dell’ultimo anno, ci si chiede come mai il governo, al posto di trovare come unica soluzione ai rincari il continuo stanziamento di nuovi fondi, non abbia pensato di anticipare i tempi per far entrare tutti i clienti domestici all’interno del mercato libero. Se infatti questo passaggio dovesse avvenire attualmente si registrerebbe un risparmio di circa 2,3 miliardi di euro, a fronte di una spesa di 3 miliardi di euro presente all’interno della legge di bilancio, per calmierare l’aumento nel primo trimestre dell’anno. Senza poi considerare che adesso si vuole fare altro deficit per trovare nuove risorse contro i rincari. Eppure, qualcuno che ha pensato (male) al mercato libero c’è stato. Il M5s ha infatti voluto un emendamento per far slittare l’abbandono del mercato tutelato dal 2023 al 2024 (dl Recevery). Il testo approvato dice infatti che dal 2023 passano al mercato libero tutte le piccole realtà imprenditoriali, mentre dal 2024 tutti i domestici a eccezione dei vulnerabili, categoria che al momento non è stata però ancora ben definita. E dunque l’Autorità ha mandato di predisporre le carte in tavola l’anno prossimo per le piccole imprese e poi successivamente di pensare ai domestici. Ci sono dunque altri due anni di stallo, per volontà politica, dove le famiglie che continueranno a rimanere nel tutelato saranno in balia del prezzo delle materie prime sul mercato. Da sottolineare inoltre come il passare adesso al mercato libero può sicuramente far risparmia qualche euro sulla bolletta elettrica, fino a quando continuerà la tendenza rialzista, ma l’offerta che le società possono proporre attualmente sarà comunque nettamente più alta rispetto a chi ha scelto questa opzione nel 2020.