2022-07-19
Le manifestazioni pro premier stile Sardine arruolano pure i bimbi
A Roma evento lanciato da un universitario: Carlo Calenda aderisce. A Milano in piazza Iv.«Viva Marx, viva Draghi, viva Mao Tse Tung». Ci vuole poco per sentirsi rivoluzionari in piazza della Scala con il ventilatore a pila, basta percepire il ribollire dell’asfalto sotto i Birkenstock. Un’oretta di passeggiata socialdemocratica per inneggiare a Supermario e poi via verso il vero compromesso storico dell’anno 2022: il condizionatore al massimo, ma in santa pace.A 48 ore dal giorno del giudizio la società che si autoproclama civile sfila a Milano, Roma, Torino e altrove per mantenere Mario Draghi al governo come «safety car che resta in pista perché i piloti hanno paura di riprendere il gran premio» (definizione suggestiva di Enrico Mentana). Per indurlo a non pensare più a quel barbaro di Giuseppe Conte e a risalire a bordo come il comandante Schettino, ma con delicatezza, senza parolacce. Spiega l’eterno Sergio Scalpelli (dal Pci alla Bocconi, da Giuliano Ferrara a Gabriele Albertini), «Vogliamo che rimanga a palazzo Chigi fino al 2023 e anche oltre».Ecco, il presidio democratico potrebbe chiamarsi «E anche oltre». Per fermare l’attimo, per sclerotizzare il Paese attorno a due monarchi: uno c’è già ed è Sergio Mattarella. In fondo le elezioni sono così volgari e ai seggi la gente ruba le matite. Sfilano nell’afa i draghiani mascherati, al 90% diversamente piddini, il consueto démi monde progressista in cui gli attivisti si confondono con i sindacalisti, le ballerine di tango dei circoli Arci con i funzionari ex socialisti. Epifenomeni da sbadiglio, ennesima trasfigurazione dell’indignazione popolare. Una volta c’era il Popolo dei fax, poi arrivarono i Girotondi, il Popolo viola, i Forconi, gli Occupy Pd, gli Indignados, Anima migrante, i Sentinelli, i Fridays for future, giù fino alle Sardine e alle Madamine. Ora è tempo dei Drughi per Draghi. Stessa parentela, stessa convocazione «spintanea». Le zie delle Sardine sanno benissimo che dietro c’è chi le manovra. Nessun mistero, lo dice Matteo Renzi: «Si allo statista Draghi, no allo stagista Conte». Lo slogan è questo e l’arco costituzionale rosé è al completo: Azione, +Europa, Italia viva, Base Italia, Movimento federalista europeo, Per l’Italia con l’Europa ed esponenti del Pd «presenti a carattere personale» perché i grillini ortodossi potrebbero offendersi e uscire dal campo largo. Insomma, ci sono tutti quelli che hanno paura delle urne. Mentre Renzi raccoglie le firme (oggi 90.000) per mantenere in cattedra il preside, Carlo Calenda sfida la calura a piazza San Silvestro a Roma convocando gli amici con un tweet comico: «Sono state organizzate manifestazioni spontanee a sostegno di Draghi. Noi partecipiamo a quella di Roma». Per il Pericle dei Parioli «organizzate» e «spontanee» sono sinonimi, anche perché quella romana è stata lanciata da Manfredi Mumolo, studente della Luiss, candidato con Calenda e iscritto a Italia viva. Passava di lì.Per fare numero arrivano anche le adesioni dei sindaci. Sono un migliaio (quasi tutti di Emilia, Toscana e Lazio), a larga maggioranza sinistrorsa, preoccupati per Pnrr, guerra, gas, finanziaria, siccità, campagna acquisti del Milan. Vale tutto, e subito i media compiacenti scrivono che «l’esecutivo non può rimanere indifferente alla rivolta dal basso». Al Quirinale tutto questo piace, i ripensamenti indotti dal «senso di responsabilità» sono la specialità della casa. Il mood dei cortei è sintetizzato con la consueta delicatezza da Calenda: «In piazza per difendere l’Italia che si è stancata di essere ostaggio di cialtroni populisti e sovranisti, quella che vuole andare a testa alta nel mondo». La stessa che ha portato il Paese allo sfascio governando per dieci anni negli ultimi undici. Il riassunto della giornata surreale sta nella dichiarazione di una mamma a Roma (in Italia l’ultima parola ce l’ha sempre lei). «Sono qui con mio figlio per sostenere Draghi perché è l’unico che possa tenere a freno il debito pubblico. Con gli altri partiti esploderebbe e i nostri figli non avrebbero futuro». Il pargolo espone un cartello: «Quando ero piccolo mi piacevano i maghi, oggi invece mi piace Draghi. Alle magie non credo più, perciò al mio futuro pensaci tu». Un manifesto politico. Sorge spontanea una domanda: ma Chiara Ferragni dov’è?
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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