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2022-05-16
Mani in primo piano. Mini guida per il look delle unghie
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È ufficialmente la stagione delle unghie. Mai come questa estate, avere manicure sempre differenti sarà un must per tutti gli appassionati di moda. Che le unghie siano corte e color pastello, lunghe e a mandorla con una french profonda e magari coloratissima, o piene di gemme, disegni o sticker, poco importa. Così come non interessa che l'unghia sia vera o applicata. L'importante è che si faccia notare.
Che i look mani fossero diventati un accessorio vero e proprio nei nostri look, era ormai indubbio. È questa estate tuttavia, quella vista anche dal mondo della moda come quella della rinascita e del ritorno alla vita pre Covid, a consacrare le mani come punto fondamentale del nostro dress code.
Ma iniziamo dal trend più semplice: unghia corta, leggermente squadrata, color pastello. Gli esperti dicono «pensate ai colori dei giochi che avevate da bambini e riproduceteli sulle vostre mani». Largo quindi a tutte quelle tonalità, dal rosa all'azzurrino al verdino e giallino che ricordano un po' le caramelle e un po' i giocattoli anni Novanta. Se volete riempite tutta l'unghia, altrimenti il consiglio è di utilizzarli, magari tutti insieme, in una french sottilissima, quasi invisibile, ma estremamente d'impatto.
Se siete stanchi di unghie corte e colori semplici, la soluzione per questa estate si chiama nail art. Chiudete gli occhi, immaginatevi un qualcosa di estremamente stravagante e riproducetelo senza indugio sulle vostre mani. Le lunghezze, diventano infinite - a volte impossibili - e i disegni sempre più complessi. Per questo motivo, per chi ha poca pazienza o poco tempo ma non vuole rinunciare a essere alla moda, ecco che per questa estate 2022 tornano alla ribalta le unghie finte press on. Avete capito bene: quei kit che fanno tanto anni Novanta, inizio Duemila, quando spopolavano le french in tutte le tonalità di rosa e bianco. Oggi TikTok e Instagram contano migliaia di nail artist che vendono online i loro kit. E ce ne sono per tutti i gusti. Per indossarle basta una cura minima delle cuticole (che ricordiamo, vanno spinte indietro e non tagliate) e un pizzico di colla per farle aderire bene. E il gioco è fatto. Gli esperti assicurano una manicure perfetta per sette giorni. Poi vi basterà un pizzico di acetone per rimuoverle, pulire l'unghia e ricominciare. Con un look tutto nuovo. Anche nel caso dei press on non sembrano esserci limiti. L'unghia può essere corta, lunghissima, a mandorla o squadrata. Colorata, naturale, con la french o con disegni complicatissimi. Oppure estremamente minimal, o ricca e pesante con applicazioni e gemme che le rendono tridimensionali.
Se cercate una soluzione rapida per la vostra manicure, rispolverate gli stickers. Quelli piccini, che tanti anni fa si trovavano nelle riviste per ragazze. Tutti noi abbiamo cassetti in cui ancora oggi sono sepolti set di smile colorati, stelline, fiorellini e disegni di ogni tipo. Basta una passata di smalto, trasparente e colorato, una pinzetta per applicare gli sticker con più precisione e una passata di fissante. E il gioco è fatto. In poco tempo avrete una manicure divertente, alla moda e a costo zero.
Le opzioni sono letteralmente infinite. Usate la fantasia, i colori complementari, forme e abbinamenti stravaganti. Per questa estate non ci sono limiti. E credeteci: se decidete di affidarvi a saloni esperi, scoprirete che ce n'è davvero per tutti i gusti. Che siate amanti di un'estetica sottile e sofisticata o di un'atmosfera esagerata à la Euphoria, trovare la manicure perfetta per voi non sarà un problema.
Cura e mani perfette: il trucco arriva dal Giappone
Considerata un'efficace tecnica per prendersi cura in maniera naturale delle mani e dei piedi, la manicure giapponese, conosciuta anche col nome di P-shine, si ispira ad antichissimi rituali utilizzati per la bellezza del corpo dagli aristocratici giapponesi. Avere mani curate, lisce e con le unghie lucenti era infatti sinonimo di status social elevato, ed era un simbolo distintivo al punto da essere fondamentale nella routine quotidiana dei nobili.
Oggi, il metodo giapponese è utilizzato da chi vuole mani perfetta e curarle dopo un'eccessiva esposizione a ricostruzioni, smalti semi permanenti e trattamenti di nail art.
Grazie all’impiego di trattamenti naturali che non prevedono l’uso di nessuna sostanza chimica, la manicure giapponese è in grado di mantenere a lungo i suoi effetti benefici, mantenendo le unghie lucide e perfette per settimane senza la necessità di ricorrere a smalti o resine acriliche.
Si tratta di un metodo proveniente dall’Estremo Oriente che si basa sull’impiego di una speciale cera d’api e di una particolare lima ricoperta da pelle di camoscio. Proprio per l’assenza di applicazione di smalti, questa tecnica può essere utilizzata anche dagli uomini, oppure da tutte le persone che mostrano reazioni allergiche oppure di intolleranza nei confronti dei normali trattamenti estetici per le unghie. Le donne nipponiche, fin dall’antichità, erano abituate a servirsi della cera d’api da applicare sulle lamine ungueali poiché questo prodotto naturale svolge una duplice funzione, sia estetica che rinforzante. Si tratta di una sostanza naturale prodotta dagli insetti che, una volta penetrata all’interno dell’unghia, svolge un notevole effetto rimpolpante, stimolando la rigenerazione delle cellule e quindi la ricrescita. Inoltre, grazie ai principi attivi biologici in essa contenuti, la cera d’api riesce a lucidare la lamina ungueale molto più efficacemente rispetto a qualsiasi prodotto cosmetico. Non bisogna dimenticare che la nailcare routine nipponica continua ad avere un enorme successo dall’antichità, confermando la sua notevole efficacia.
Considerata un vero e proprio rituale, questa tecnica che ha ormai più di 500 anni, è ormai diffusa in tutto il mondo grazie ai risultai sorprendenti che consente di ottenere. Mentre la manicure occidentale si propone di rendere le unghie lucide e brillanti mediante l’impiego di smalti o gel, quella giapponese utilizza soltanto prodotti naturali, come la cera d’api, il cui effetto è quello di creare un sottile strato protettivo sulla lamina ungueale, mantenendo inalterate le sue caratteristiche. Mediante prodotti del genere si ottiene il duplice beneficio di migliorare l’aspetto estetico delle unghie, contribuendo anche a difenderle dagli attacchi di eventuali agenti nocivi. Grazie al film superficiale l’unghia risulta difesa e nello stesso tempo non è soffocata e può traspirare perfettamente.
Composta da sei passaggi, che comprendono la lucidatura con una lima di pelle di camoscio e l'applicazione di una polvere di riso e cera d'api, questo tipo di manicure permette di avere unghie lucenti per quindici giorni, senza applicazioni di smalti, e può essere effettuata anche a casa, come un vero e proprio rituale di bellezza e skincare.
Armocromia e smalti, l'ultima tendenza è rilassarsi in un nail bar
Se c’è una cosa che ci mette subito di buon umore è proprio una bella manicure. Con l'arrivo dell'estate è inevitabile ritrovare la voglia di indossare colori e fantasie, anche sulle unghie. Come abbiamo raccontato, le tendenze della stagione in corso sono dominate da sfumature brillanti e da nail art dal design accattivante. Abbinamenti audaci e colori shock si alternano ai nude, ai pastello e ai naturali. E non solo. Entrano a far parte del podio di campioni anche alcune nail design da non perdere e provare come per esempio le cat's eye nails, ovvero le unghia effetto occhio di gatto o di tigre oppure la french colorata.
Il 2022 è inoltre l’anno del metallizzato, del color marmo, delle sfumature del viola, del blu in tutte le sue declinazioni e del color caramello. Le unghie si vestono di colori e disegni preziosi per diventare un accessorio che impreziosisce outfit e look di vario genere.
Tra le tendenze c'è anche quella di visitare i Nails bar, luoghi in cui ci si può rilassare da soli o in compagnia e dove per sperimentare ed osare manicure all’ultimo grido oppure optare per quelle più classiche.
A Milano, il team di Nails-Expert di Nails Bar suggerisce, seguendo i principi dell’armocromia - l’arte che insegna a valorizzarsi con l’uso dei colori giusti - il colore più adatto alla nostra carnagione e alle sfumature di occhi e capelli per renderci armoniose e riequilibrare il vostro look con il dettaglio unico della manicure in linea alle nuance naturali.
Sembra un dettaglio trascurabile ma non lo è: il colore di smalto in linea con le proprie caratteristiche cromatiche può davvero esaltare un beauty look, oppure essere una "stonatura" esteticamente disarmonica. Per The Nails Bar Milano, per esempio, le mani e di conseguenza le unghie, non sono un dettaglio ma un vero e proprio elemento di comunicazione e stile che interagisce con il viso. In base al sottotono e stagione cromatica di appartenenza, secondo i principi dell’armocromia, c’è una gamma di colori perfetta per esaltare i nostri beauty look.
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La parola d'ordine è: divertimento. Per questa stagione tutto sembra concesso. Si passa dai colori vivaci che da sempre contraddistinguono l'estate, alle decorazioni esagerate fino agli effetti retro, con sticker e press on che tornano protagonisti sulle nostre mani.La manicure perfetta passa anche dalla nutrizione delle mani. Spopola la manicure giapponese in cui la cera d'api e la polvere di riso sono gli ingredienti principali. Il risultato? Unghie lucenti come se fossero smaltate. Passione nail bar. Concedersi un momento di relax e una manicure è diventato un modo diverso per passare del tempo da soli o con gli amici. Lo speciale comprende tre articoli.È ufficialmente la stagione delle unghie. Mai come questa estate, avere manicure sempre differenti sarà un must per tutti gli appassionati di moda. Che le unghie siano corte e color pastello, lunghe e a mandorla con una french profonda e magari coloratissima, o piene di gemme, disegni o sticker, poco importa. Così come non interessa che l'unghia sia vera o applicata. L'importante è che si faccia notare. Che i look mani fossero diventati un accessorio vero e proprio nei nostri look, era ormai indubbio. È questa estate tuttavia, quella vista anche dal mondo della moda come quella della rinascita e del ritorno alla vita pre Covid, a consacrare le mani come punto fondamentale del nostro dress code. Ma iniziamo dal trend più semplice: unghia corta, leggermente squadrata, color pastello. Gli esperti dicono «pensate ai colori dei giochi che avevate da bambini e riproduceteli sulle vostre mani». Largo quindi a tutte quelle tonalità, dal rosa all'azzurrino al verdino e giallino che ricordano un po' le caramelle e un po' i giocattoli anni Novanta. Se volete riempite tutta l'unghia, altrimenti il consiglio è di utilizzarli, magari tutti insieme, in una french sottilissima, quasi invisibile, ma estremamente d'impatto. Se siete stanchi di unghie corte e colori semplici, la soluzione per questa estate si chiama nail art. Chiudete gli occhi, immaginatevi un qualcosa di estremamente stravagante e riproducetelo senza indugio sulle vostre mani. Le lunghezze, diventano infinite - a volte impossibili - e i disegni sempre più complessi. Per questo motivo, per chi ha poca pazienza o poco tempo ma non vuole rinunciare a essere alla moda, ecco che per questa estate 2022 tornano alla ribalta le unghie finte press on. Avete capito bene: quei kit che fanno tanto anni Novanta, inizio Duemila, quando spopolavano le french in tutte le tonalità di rosa e bianco. Oggi TikTok e Instagram contano migliaia di nail artist che vendono online i loro kit. E ce ne sono per tutti i gusti. Per indossarle basta una cura minima delle cuticole (che ricordiamo, vanno spinte indietro e non tagliate) e un pizzico di colla per farle aderire bene. E il gioco è fatto. Gli esperti assicurano una manicure perfetta per sette giorni. Poi vi basterà un pizzico di acetone per rimuoverle, pulire l'unghia e ricominciare. Con un look tutto nuovo. Anche nel caso dei press on non sembrano esserci limiti. L'unghia può essere corta, lunghissima, a mandorla o squadrata. Colorata, naturale, con la french o con disegni complicatissimi. Oppure estremamente minimal, o ricca e pesante con applicazioni e gemme che le rendono tridimensionali. Se cercate una soluzione rapida per la vostra manicure, rispolverate gli stickers. Quelli piccini, che tanti anni fa si trovavano nelle riviste per ragazze. Tutti noi abbiamo cassetti in cui ancora oggi sono sepolti set di smile colorati, stelline, fiorellini e disegni di ogni tipo. Basta una passata di smalto, trasparente e colorato, una pinzetta per applicare gli sticker con più precisione e una passata di fissante. E il gioco è fatto. In poco tempo avrete una manicure divertente, alla moda e a costo zero. Le opzioni sono letteralmente infinite. Usate la fantasia, i colori complementari, forme e abbinamenti stravaganti. Per questa estate non ci sono limiti. E credeteci: se decidete di affidarvi a saloni esperi, scoprirete che ce n'è davvero per tutti i gusti. Che siate amanti di un'estetica sottile e sofisticata o di un'atmosfera esagerata à la Euphoria, trovare la manicure perfetta per voi non sarà un problema. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mani-in-primo-piano-la-nail-art-non-e-piu-un-taboo-ma-un-accessorio-che-completa-il-look-2657328631.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cura-e-mani-perfette-il-trucco-arriva-dal-giappone" data-post-id="2657328631" data-published-at="1652712899" data-use-pagination="False"> Cura e mani perfette: il trucco arriva dal Giappone Considerata un'efficace tecnica per prendersi cura in maniera naturale delle mani e dei piedi, la manicure giapponese, conosciuta anche col nome di P-shine, si ispira ad antichissimi rituali utilizzati per la bellezza del corpo dagli aristocratici giapponesi. Avere mani curate, lisce e con le unghie lucenti era infatti sinonimo di status social elevato, ed era un simbolo distintivo al punto da essere fondamentale nella routine quotidiana dei nobili. Oggi, il metodo giapponese è utilizzato da chi vuole mani perfetta e curarle dopo un'eccessiva esposizione a ricostruzioni, smalti semi permanenti e trattamenti di nail art. Grazie all’impiego di trattamenti naturali che non prevedono l’uso di nessuna sostanza chimica, la manicure giapponese è in grado di mantenere a lungo i suoi effetti benefici, mantenendo le unghie lucide e perfette per settimane senza la necessità di ricorrere a smalti o resine acriliche.Si tratta di un metodo proveniente dall’Estremo Oriente che si basa sull’impiego di una speciale cera d’api e di una particolare lima ricoperta da pelle di camoscio. Proprio per l’assenza di applicazione di smalti, questa tecnica può essere utilizzata anche dagli uomini, oppure da tutte le persone che mostrano reazioni allergiche oppure di intolleranza nei confronti dei normali trattamenti estetici per le unghie. Le donne nipponiche, fin dall’antichità, erano abituate a servirsi della cera d’api da applicare sulle lamine ungueali poiché questo prodotto naturale svolge una duplice funzione, sia estetica che rinforzante. Si tratta di una sostanza naturale prodotta dagli insetti che, una volta penetrata all’interno dell’unghia, svolge un notevole effetto rimpolpante, stimolando la rigenerazione delle cellule e quindi la ricrescita. Inoltre, grazie ai principi attivi biologici in essa contenuti, la cera d’api riesce a lucidare la lamina ungueale molto più efficacemente rispetto a qualsiasi prodotto cosmetico. Non bisogna dimenticare che la nailcare routine nipponica continua ad avere un enorme successo dall’antichità, confermando la sua notevole efficacia.Considerata un vero e proprio rituale, questa tecnica che ha ormai più di 500 anni, è ormai diffusa in tutto il mondo grazie ai risultai sorprendenti che consente di ottenere. Mentre la manicure occidentale si propone di rendere le unghie lucide e brillanti mediante l’impiego di smalti o gel, quella giapponese utilizza soltanto prodotti naturali, come la cera d’api, il cui effetto è quello di creare un sottile strato protettivo sulla lamina ungueale, mantenendo inalterate le sue caratteristiche. Mediante prodotti del genere si ottiene il duplice beneficio di migliorare l’aspetto estetico delle unghie, contribuendo anche a difenderle dagli attacchi di eventuali agenti nocivi. Grazie al film superficiale l’unghia risulta difesa e nello stesso tempo non è soffocata e può traspirare perfettamente. Composta da sei passaggi, che comprendono la lucidatura con una lima di pelle di camoscio e l'applicazione di una polvere di riso e cera d'api, questo tipo di manicure permette di avere unghie lucenti per quindici giorni, senza applicazioni di smalti, e può essere effettuata anche a casa, come un vero e proprio rituale di bellezza e skincare. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mani-in-primo-piano-la-nail-art-non-e-piu-un-taboo-ma-un-accessorio-che-completa-il-look-2657328631.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="armocromia-e-smalti-l-ultima-tendenza-e-rilassarsi-in-un-nail-bar" data-post-id="2657328631" data-published-at="1652712899" data-use-pagination="False"> Armocromia e smalti, l'ultima tendenza è rilassarsi in un nail bar Se c’è una cosa che ci mette subito di buon umore è proprio una bella manicure. Con l'arrivo dell'estate è inevitabile ritrovare la voglia di indossare colori e fantasie, anche sulle unghie. Come abbiamo raccontato, le tendenze della stagione in corso sono dominate da sfumature brillanti e da nail art dal design accattivante. Abbinamenti audaci e colori shock si alternano ai nude, ai pastello e ai naturali. E non solo. Entrano a far parte del podio di campioni anche alcune nail design da non perdere e provare come per esempio le cat's eye nails, ovvero le unghia effetto occhio di gatto o di tigre oppure la french colorata.Il 2022 è inoltre l’anno del metallizzato, del color marmo, delle sfumature del viola, del blu in tutte le sue declinazioni e del color caramello. Le unghie si vestono di colori e disegni preziosi per diventare un accessorio che impreziosisce outfit e look di vario genere.Tra le tendenze c'è anche quella di visitare i Nails bar, luoghi in cui ci si può rilassare da soli o in compagnia e dove per sperimentare ed osare manicure all’ultimo grido oppure optare per quelle più classiche.A Milano, il team di Nails-Expert di Nails Bar suggerisce, seguendo i principi dell’armocromia - l’arte che insegna a valorizzarsi con l’uso dei colori giusti - il colore più adatto alla nostra carnagione e alle sfumature di occhi e capelli per renderci armoniose e riequilibrare il vostro look con il dettaglio unico della manicure in linea alle nuance naturali.Sembra un dettaglio trascurabile ma non lo è: il colore di smalto in linea con le proprie caratteristiche cromatiche può davvero esaltare un beauty look, oppure essere una "stonatura" esteticamente disarmonica. Per The Nails Bar Milano, per esempio, le mani e di conseguenza le unghie, non sono un dettaglio ma un vero e proprio elemento di comunicazione e stile che interagisce con il viso. In base al sottotono e stagione cromatica di appartenenza, secondo i principi dell’armocromia, c’è una gamma di colori perfetta per esaltare i nostri beauty look.
Ansa
Eppure, fino a pochi giorni fa, per la banca più antica del mondo l’aria era diventata irrespirabile. Le indagini della Procura di Milano avevano spinto il titolo giù dal cavallo, facendogli perdere miliardi di capitalizzazione. Le prime pagine dei giornali finanziari tremavano all’unisono: «aggiotaggio», «ostacolo alla vigilanza», «patto occulto». Parole che in Borsa funzionano come il fumo negli alveari: tutti scappano, nessuno chiede perché. Poi, lunedì, il colpo di scena. Spunta la parola magica che fa battere il cuore agli investitori: Consob. L’Autorità di vigilanza, finora poco loquace, aveva già detto a settembre che di «concerto» nella scalata a Mediobanca non ne vedeva traccia. E a Piazza Affari questo basta. Non è certezza, è una sfumatura, un mezzo sorriso, un sopracciglio alzato: ma per i mercati è come una benedizione papale. La Procura, però, non sembra aver preso bene la posizione dell’Autorità. Così ha inviato nuove carte, intercettazioni comprese, convinta che tra Luigi Lovaglio, Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri ci fosse più di una semplice comunione d’intenti. Per i magistrati milanesi il trio avrebbe pianificato la conquista di Mps e poi la scalata a Mediobanca con la meticolosità di un architetto che disegna una cattedrale gotica.
Il punto è che dimostrarlo non è affatto semplice. Lo ha ricordato più volte lo stesso Paolo Savona, presidente della Consob, che sulla materia ha mostrato la cautela di un chirurgo: «Il concerto occulto è complesso da provare». Tradotto: puoi avere intercettazioni, sospetti, ricostruzioni, ma per far quadrare la tesi serve molto di più. E forse è questo che ha fatto scattare l’effetto molla sul titolo Mps: l’idea che la montagna giudiziaria rischi di partorire un topolino burocratico. Da qui in avanti il racconto assume i contorni della tragicommedia finanziaria. Milano manda documenti a Roma; Roma annuncia di valutarli. Gli investitori, che hanno il fiuto dei cani da caccia, interpretano la mossa come: «Sì, le carte le leggiamo, ma intanto non cambia nulla rispetto a settembre». E la banca di Siena - che ha passato negli ultimi dieci anni disastri che avrebbero fatto chiudere qualunque altro istituto occidentale - stavolta fiuta l’aria buona. Intanto gli analisti, quelli che il mercato lo guardano dall’alto del loro grafico preferito, si mostrano quasi papali: buy confermato, target price a 11 euro, fiducia intatta. Per loro la tempesta giudiziaria è un rumore di fondo. Una di quelle pioggerelline che fanno frusciare le foglie ma non cambiano le previsioni della vendemmia. Il paradosso è che anche Mediobanca, la presunta vittima designata del «concerto» inesistente, brinda. Alle 17 è a 16,48 euro, in rialzo dell’1,35%. Sembra quasi che il mercato si sia rassegnato a un’idea semplice: questa storia finirà in un grande nulla di fatto, come tante vicende finanziarie italiane in cui i protagonisti si guardano negli occhi e dicono: «Abbiamo scherzato». È un Paese curioso, l’Italia. Le accuse volano come coriandoli, i titoli crollano, la politica si indigna, i pm lavorano a pieno ritmo. Poi basta una riga in una relazione Consob - nemmeno una conclusione, solo un orientamento - e tutto si ribalta.
Il caso Mps dimostra ancora una volta che nel nostro mercato finanziario non c’è nulla di più potente della percezione. Non la verità processuale, non gli atti, non i faldoni. La percezione. Se la Consob solleva un sopracciglio, Mps vola. Se la magistratura invia nuove carte, il titolo magari trema per qualche ora, ma poi risale. È il teatro della finanza italiana: un luogo dove le istituzioni recitano, il pubblico interpreta e il mercato decide chi applaudirà. Intanto, a Siena, si festeggia. Non apertamente, perché la prudenza è d’obbligo. Ma nei corridoi, tra una planata di grafici e una riunione lampo, dev’essere tornato a circolare un pensiero che la banca aveva sepolto da tempo: forse stavolta siamo davvero usciti dal tunnel. Non è detto, perché le carte giudiziarie hanno vita propria e la Procura non ama essere smentita. Ma di certo lunedì è successo qualcosa. La banca più antica del mondo ha mostrato di avere ancora schiena, gambe e fiato. E soprattutto una cosa che da anni le mancava: fiducia. Il resto lo farà il tempo. E, naturalmente, la Consob. Che con un cenno, anche involontario, riesce ancora a muovere montagne. O almeno a far correre Mps come non succedeva da un pezzo.
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Il 43,8 % degli italiani ha detto di non ritenerla utile. «È una riflessione importante», osservava Ghisleri nel programma Realpolitik di Tommaso Labate su Rete 4, «perché vorrebbe dire che la legge sul consenso verrebbe utilizzata come deterrente, ma non sarebbe utile perché manca l’educazione». Ricordiamo che la legge, che introduce nel Codice penale il concetto di «consenso libero e attuale», è stata approvata all’unanimità alla Camera e presentata come un accordo bipartisan tra il premier Giorgia Meloni e il segretario del Pd, Elly Schlein. In commissione Giustizia, la coalizione di governo ha chiesto un nuovo passaggio, scatenando la reazione dell’opposizione che ha parlato di un «voltafaccia», di patto politico tradito. Ancor più singolare è che, nel sondaggio, sia stato il 37,6% delle donne a non ritenere la norma sullo stupro utile a scoraggiare o impedire la violenza sessuale, rispetto a un 38,8% convinto che serva. Perciò, se il 51,6% degli italiani interpellati crede che sia necessaria una legge che inasprisca il reato, ridefinendone le modalità (il ddl torna questa settimana in commissione a Palazzo Madama), la maggior parte di questo campione non lo considera un deterrente effettivo.
Inevitabile chiedersi il senso, allora, di una legge che complica all’inverosimile l’onere della prova di un consenso non «libero e attuale» (e il non poterlo provare può diventare equivalente all’aver commesso il reato), mentre poco inciderebbe nella protezione delle donne. Non la crede utile non solo l’elettorato di centrodestra (47,9% delle risposte, rispetto al 38,2% di «sì»), ma anche una bella fetta di coloro che votano a sinistra (34,3% i «no», 43,3 % i «sì»). E se può non sorprendere che il 53,6% degli elettori di Fratelli d’Italia abbia detto di con credere alla legge come prevenzione di episodi di violenza, è significativo che la pensi allo stesso modo il 38,5% di quanti votano Pd e che appena il 36,5% dei dem la consideri, invece, utile.
Quindi nei due partiti rappresentati da Giorgia Meloni e da Elly Schlein sono più forti le perplessità, circa l’approvazione del ddl come misura deterrente. Quanto all’impatto del reato di violenza sessuale riformato sulla base di un accordo Meloni-Schlein, restano sempre forti le riserve degli italiani. Non tanto perché non serva una legge dura (oltre il 53% sia a sinistra sia a destra si dice a favore), ma in quanto non risulta ben formulata. Non definisce che cosa costituisce consenso, anche nelle forme non verbali e nemmeno chiarisce quali elementi probatori possono dimostrarlo o escluderlo. «Si pensa che questi requisiti di libertà e attualità siano puntualizzati a tutela della donna e a vincolo e controllo per l’uomo: anche qui siamo di fronte a un ribaltamento concettuale e fisico della prova, spesso sono le donne che prendono l’iniziativa e non si può “pregiudizialmente” pensare al maschio come attaccante-persecutore, attizzatore di incendi passionali che si trasformano in atti di coercizione nel “fare” e nell’insistere», osservava due giorni fa su Startmag Francesco Provinciali, già giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano.
Fanno pensare, inoltre, gli esiti di un altro sondaggio che è stato riportato sempre da Ghisleri. «Abbiamo chiesto quali sono le paure più grandi (degli italiani, ndr), al primo posto ci sono le aggressioni e le minacce (22,7%), seguite da rapine in casa (20,5%), furti e rapine (19,4%), truffe e frodi (16,6%)». La violenza sessuale risultava solo al quinto posto (9,4%) come preoccupazione. Eppure, dai primi dati emersi dall’indagine 2025 sulla violenza contro le donne condotta dal dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio e l’Istat denominata «Sicurezza delle donne», risultano aumentate «dal 30,1% al 36,3% le vittime che considerano un reato la violenza subita dal partner e raddoppia la percentuale delle richieste di aiuto ai Centri antiviolenza e gli altri servizi specializzati (dal 4,4 del 2014 all’8,7% del 2025)».
Evidentemente, la certezza della pena non è un deterrente. Rispetto al passato, c’è una diversa sensibilità verso la violenza sessuale e i diversi contenuti giuridici che il reato ha assunto nel tempo, però occorrono strategie volte all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento della violenza, formando operatori (dalla scuola alla magistratura, passando per i servizi sociali). Serve rendere operativo ovunque il percorso di tutela per le donne che hanno subito violenza e perseguire chi l’ha provocata. Discutere di pertinenza e liceità all’interno della coppia, criminalizzando a priori, non argina la violenza sessuale.
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Quella al ladro, invece, è finita «grazie» all’intervento di quanti hanno braccato un albanese di 40 anni finito poi in ospedale con 30 giorni di prognosi. Il messaggio della questura è chiaro, «nessuna giustizia fai da te». Ma la corsa a identificare i residenti che hanno inseguito il ladro, alcuni forse armati di piccone tanto da provocargli una frattura al bacino, per la comunità è difficile da digerire. «In casa con me vivono mia moglie e i miei due bambini piccoli. Per fortuna, in quel momento non eravamo presenti. L’allarme è scattato ma le forze dell’ordine sono arrivate una decina di minuti dopo: il tempo sufficiente perché i ladri scappassero», scrive in una lettera al sito Aostasera.it un cittadino che vive in una delle case finite nel mirino dei ladri. «Non vuole essere un rimprovero ai carabinieri che sono intervenuti, ma il dato di fatto di un territorio in cui i tempi di reazione non sono adeguati alla pressione dei furti che subiamo da mesi». Addirittura cinque o sei i raid di furti verificatisi a partire dall’estate. Troppi per il paesino che ormai vive nell’angoscia.
Lo scorso venerdì erano passate da poco le 19 quando un massaggio da parte di un cittadino ha fatto scattare l’allarme: «Sono tornati i ladri». E di lì il tam tam da un telefonino all’altro: «Fate attenzione, chiudete le porte». Il rumore provocato dai ladri nel tentativo di aprire una cassaforte richiama l’attenzione dei cittadini che chiamano i carabinieri. In poco tempo, però, scatta il caos perché in molti si riversano in strada. Partono le urla, le segnalazioni, alcuni residenti sono armati di bastoni. Qualcuno parla di picconi ma i cittadini, oggi, negano. Uno dei malviventi scappa verso il bosco mentre l’altro viene individuato grazie all’utilizzo di una termocamera e fermato. Ha con sé la refurtiva, 5.000 euro, gli abitanti gli si scagliano contro e solo l’intervento dei carabinieri mette fine al linciaggio oggi duramente stigmatizzato dal questore Gian Maria Sertorio: «La deriva giustizialista è pericolosissima, le ronde non devono essere fatte in alcun modo, bisogna chiamare il 112 e aspettare le forze dell’ordine». Dello stesso avviso il comandante dei carabinieri della Valle d’Aosta, Livio Propato, che ribadisce un secco «no alle ronde e alla giustizia fai da te. Non bisogna lasciarsi prendere dalla violenza gratuita perché è un reato. E si passa dalla parte del torto. I controlli ci sono, i furti ci sono, ma noi tutti stiamo facendo ogni sforzo per uscire tutte le sere con più pattuglie e quella sera siamo subito intervenuti».
Già, peccato che, a quanto pare, tutto questo non basti. Negli ultimi mesi il Comune si era attrezzato di una cinquantina di telecamere per contrastare le incursioni dei ladri ma senza successo. «A livello psicologico è un periodo complicato», stempera il sindaco Alexandre Bertolin, «le forze dell’ordine fanno del loro meglio ma non si riesce a monitorare tutto. Abbiamo le telecamere ma al massimo riusciamo a vedere dopo il fatto come si sono mossi i ladri». E anche qualora si dovesse arrivare prima e si riuscisse a fermare il ladro, commentano i cittadini, tutto poi finisce in un nulla di fatto.
«Leggendo le cronache», si legge sempre nella lettera a Aostasera.it, «si apprende che il ladro fermato sarebbe incensurato. Temo che questo significhi pochi giorni di detenzione e una rapida scarcerazione. Tradotto: io resto l’unica vittima, con la casa a soqquadro, i ricordi rubati e la paura addosso; lui invece rischia di cavarsela con poco senza dover dire chi lo aiutava e dove sono finiti i nostri beni».
Un clima di esasperazione destinato ad aumentare ora che si scopre che nemmeno difendersi sarebbe legittimo. Intanto, per il ladro, accusato di furto e in carcere fino al processo che si terrà il 19 dicembre, la linea difensiva è già pronta . Quella di un cuoco con figli piccoli da mantenere e tanto bisogno di soldi. «Mi hanno mandato altri albanesi», dice. In attesa di vedere quale corso farà la giustizia, i cittadini ribadiscono che l’attesa inerme non funziona. «Quando la legge non riesce a proteggere chi subisce i reati, le persone, piaccia o no si organizzano da sole. Se vogliamo evitare che episodi come questo si ripetano non dovremmo essere stigmatizzati. Occorre dare alla comunità strumenti per sentirsi protette. Prima che la rabbia prenda il sopravvento». Non proprio la direzione in cui sembra andare ora l’Arma.
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«Little Disasters: L'errore di una madre» (Paramount+)
Sarah Vaughan è quella di Anatomia di uno scandalo, diventato poi miniserie Netflix. Ed è la stessa che pare averci preso gusto, con la narrazione televisiva. Giovedì 11 dicembre, tocca ad un altro romanzo della scrittrice debuttare come serie tv, non su Netflix, ma su Paramount+.
Little Disasters: L'errore di una madre non è un thriller e non ha granché delle vicissitudini, amorose e politiche, che hanno decretato il successo di Anatomia di uno scandalo. Il romanzo è riflessivo. Non pretende di spiegare, di inventare una storia che possa tenere chi legga con il fiato sospeso o indurlo a parteggiare per questa o quella parte, a indignarsi e commuoversi insieme ai suoi protagonisti. Little Disasters è la storia di un mestiere mai riconosciuto come tale, quello di madre. Non c'è retorica, però. Sarah Vaughan non sembra ambire a veder riconosciuto uno dei tanti sondaggi che alle madri del mondo assegnano uno stipendio, quantificando le ore spese nell'accudimento dei figli e della casa. Pare, piuttosto, intenzionata a sondare le profondità di un abisso che, spesso, rimane nascosto dietro sorrisi di facciata, dietro un contegno autoimposto, dietro una perfezione solo apparente.
Little Disastersè, dunque, la storia di Liz e di Jess, due amiche che sulla propria e personale concezione di maternità imbastiscono - loro malgrado - un conflitto insanabile. Jess, pediatra all'interno di un ospedale, è di turno al pronto soccorso, quando Liz si presenta con la sua bambina fra le braccia. Sembra non stare bene, per ragioni imperscrutabili ad occhio profano. Ma i primi esami rivelano altro: un'altra verità. La piccola ha una ferita alla testa, qualcosa che una madre non può non aver visto. Qualcosa che, forse, una madre può addirittura aver provocato. Così, sui referti di quella piccinina si apre la guerra, fatta di domande silenziose, di diffidenza, di dubbi. Jess comincia a pensare che, all'interno della famiglia di Liz, così bella a guardarla da fuori, possa nascondersi un mostro. Ipotizza che l'amica possa soffrire di depressione post partum, che la relazione tra lei e il marito possa essere violenta. Liz, da parte sua, non parla. Non dice. Non spiega come sia possibile non abbia visto quel bozzo sul crapino della bambina. E Little Disasters va avanti, con un finale piuttosto prevedibile, ma con la capacità altresì di raccontare la complessità della maternità, le difficoltà, i giudizi, la deprivazione del sonno, il peso di una solitudine che, a tratti, si rivela essere assordante.
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