2023-03-29
«Manca personale adatto al Pnrr»
L’allarme della Corte dei Conti: nella Pa scarse competenze, con i contratti a tempo non si attirano i più bravi e a causa della Fornero l’età media dei dipendenti è elevata.Scarse competenze tecniche, basso turnover e insufficiente digitalizzazione del personale, stanno mettendo in difficoltà le pubbliche amministrazioni centrali e locali nella realizzazione, entro i termini previsti, degli obiettivi fissati nel Pnrr. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è infatti legato a doppio filo alla Pa e alla sua capacità di condurre i progetti prestabiliti dall’Ue. Per realizzare gli obiettivi preposti serve però un’adeguata capacità gestionale e amministrativa della Pa che ha la responsabilità esecutiva di buona parte degli interventi. Competenze, che come sottolinea la «Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza» presentata ieri alla Camera dal presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, al momento scarseggiano all’interno delle nostre pubbliche amministrazioni. Dal 2008 ad oggi c’è stata infatti una riduzione di 267 mila unità. Flessione legata a misure di limitazione della spesa pubblica applicate dal 2007 con la legge Finanziaria e poi reiterate negli anni seguenti. Questo stop al turnover ha però avuto delle serie ripercussioni di cui oggi ne stiamo pagando il prezzo. Il primo aspetto negativo è legato all’aumento dell’età media dei dipendenti che lavorano nella Pa. Nel 2009 gli occupati nella Amministrazione pubblica avevano un’età media di 44.8 anni (la maggior parte dei dipendenti erano tra i 40-49 anni). Dopo 11 anni questa è salita a 49,4 anni, e la classe più numerosa è diventata quella dei 50-59enni. Un altro fattore che ha contribuito all’aumento di età del personale della Pa è stata, secondo la Corte dei Conti, la legge Fornero che alzando i requisiti di pensionamento ha costretto i lavoratori a restare per più tempo sul posto di lavoro. Il fenomeno dell’invecchiamento del pubblico impiego è comune nei paesi occidentali, ma il caso italiano è piuttosto peculiare. Tra i paesi Ocse, l’Italia è quello dove gli occupati con più di 55 anni rappresentano la quota maggiore (quasi la metà) dell’occupazione nelle amministrazioni centrali e, insieme alla Grecia, quella dove il peso dei 18-34enni è invece minimo. E questo porta al secondo problema della Pa, dato che una delle conseguenze del mancato rinnovamento dell’organico riguarda le competenze medie possedute dal personale. Il rapporto della Corte dei Conti evidenzia infatti come ci sia una scarsità di laureati in materie tecniche (ingegneria, architettura, urbanistica) e Stem (chimica, fisica, informatica, biotecnologie, scienze biologiche) tra i dipendenti della Pa. Professionalità, queste ultime, che sono molto richieste per effetto della necessità di governare i cambiamenti tecnologici, come la transizione digitale richiesta dal Pnrr. Per ovviare a questo problema è stata data la possibilità alle Pa di assumere nuove figure professionali a tempo determinato per gestire i progetti del Pnrr. Emergono però due criticità sulla questione, secondo la Corte dei Conti. La prima è che i profili maggiormente richiesti dalla Pa sono di tipo tecnico e rappresentano, al contempo, anche le figure più ricercate sul mercato del lavoro privato. Le amministrazioni pubbliche si trovano dunque a confrontarsi con il settore privato che riesce quasi sempre ad accamparsi i profili prescelti. Il motivo? Il principale è sicuramente legato ai contratti offerti che non vanno oltre il tempo determinato. Questa precarietà si ripercuote, poi, anche sulla capacità di realizzare gli obiettivi del Pnrr nei tempi prestabiliti. Le modalità di reclutamento, sottolinea la Corte dei Conti, «del personale dedicato al Pnrr con formule non stabili hanno fatto emergere non poche difficoltà, per le amministrazioni, nel garantire la continuità operativa delle strutture che, al contrario, necessiterebbero di un quadro di risorse certo per tutto l’orizzonte temporale del Piano».