
Il nome di Amedeo Teti, capo dipartimento per le Politiche per le imprese del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), è tra quelli valutati per i nuovi vertici di Sace, la società pubblica che si occupa di sostenere l’export del nostro Paese. La decisione potrebbe arrivare entro la settimana. Nessuna novità per l’amministratore delegato Alessandra Ricci che resta in lizza. Di sicuro attorno alla nomina del presidente si registrano tensioni interne alla maggioranza, in particolare tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che considera la partecipata strategica nel quadro del Piano Mattei e della cooperazione economica con gli Stati Uniti. Del resto, Teti è figura di lungo corso con una solida esperienza nei rapporti economici internazionali, ma i suoi legami strutturati con la Cina pongono interrogativi in un contesto geopolitico ormai molto diverso, dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. I rapporti tra Amedeo Teti e la Cina sono di lunga data, istituzionali e articolati. Già nel 2018, Teti fu l’artefice del Protocollo verbale Italia-Cina siglato a Pechino nell’ambito della Commissione Mista bilaterale. In qualità di direttore della politica commerciale internazionale del Mise, guidò la redazione e la negoziazione di un documento teso a favorire l’accesso del Made in Italy al mercato cinese, riconosciuto come «strategico per l’export italiano»: fu da apripista per gli accordi sulla via della Seta. Nel testo si indicava la Cina come un partner «non più rinviabile», anche a fronte della contrazione di altri mercati maturi, in un implicito ma chiaro riferimento agli Stati Uniti, che in quello stesso periodo avevano cominciato a irrigidire i rapporti commerciali con l’Europa durante il primo mandato di Donald Trump. Il legame con Pechino si è rafforzato nel 2024, quando Teti ha guidato la delegazione del Mimit per colloqui con il colosso automobilistico Dongfeng, interessato a produrre in Italia veicoli elettrici e batterie. L’incontro, raccontato anche dal Corriere della Sera, fu di profilo politico e strategico: si parlò di sussidi, logistica, incentivi e supply chain. Uno dei punti centrali della trattativa fu proprio il ruolo logistico dei porti di Taranto e Brindisi, individuati come potenziali hub di ingresso e assemblaggio per componentistica e batterie provenienti dalla Cina. L’idea di sfruttare infrastrutture del Sud Italia come piattaforma operativa per una filiera industriale sino-italiana rappresentava un piano ambizioso, ma anche delicato sul piano geopolitico. Durante gli incontri si era parlato anche di incentivi pubblici, trasferimento tecnologico e di integrazione delle filiere industriali locali. Il 6 maggio 2024, Teti ha incontrato a Roma l’ambasciatore cinese Jia Guide. Lo ha comunicato ufficialmente l’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia. Durante l’incontro, le due parti hanno scambiato opinioni sulla cooperazione commerciale tra Cina e Italia, segnalando la continuità del dialogo bilaterale e il mantenimento di canali diretti tra le autorità economiche dei due Paesi.
Sace è destinata ad assumere un ruolo chiave nella strategia di internazionalizzazione dell’Italia e nei progetti legati al Piano Mattei per l’Africa. La società gestisce garanzie pubbliche e strumenti finanziari orientati a sostenere l’export verso mercati strategici, tra cui gli Stati Uniti, il Medio Oriente e l’Africa sub-sahariana. In questo quadro, la possibilità di affidarne la guida a una figura che ha curato in prima persona rapporti approfonditi con la Cina è oggetto di valutazioni riservate in ambienti diplomatici e parlamentari. Anche all’interno della maggioranza, alcune voci critiche segnalano il rischio di un messaggio disallineato rispetto agli orientamenti atlantici e al nuovo equilibrio tra cooperazione economica e sicurezza strategica. Il percorso professionale di Amedeo Teti resta legato a importanti iniziative per il Made in Italy e all’industria italiana. La sua candidatura alla guida di Sace è ancora aperta, ma sarà valutata tenendo conto non solo delle competenze tecniche, ma anche delle implicazioni geopolitiche che la governance di una società strategica comporta.






