2023-03-09
Macron vuole ricattare le scuole cattoliche
Gli istituti pubblici francesi sono al collasso, così il governo minaccia quelli paritari: se non accetteranno una maggiore «diversità» tra gli alunni, avranno a disposizione meno cattedre. Il ministro all’Istruzione, Pap Ndiaye, guida la crociata: «So come fare pressione».Il governo francese ha minacciato le scuole cattoliche d’Oltralpe perché ritiene che non siano abbastanza aperte alla «mixité sociale», ovvero alla diversità. L’avvertimento è arrivato direttamente Pap Ndiaye che, dopo le elezioni presidenziali dello scorso anno, Emmanuel Macron aveva scelto come ministro dell’Educazione nazionale.Nel corso di un’audizione al Senato, Ndiaye avrebbe dovuto parlare, in modo generale, delle misure governative volte a favorire la diversità e l’integrazione dei giovani meno abbienti nelle scuole francesi. Nel complesso, però, il discorso del ministro si è concentrato sulle scuole private. Formalmente, il titolare dell’Educazione non ha parlato solo degli istituti cattolici ma, siccome in Francia questi rappresentano il 96% delle scuole private parificate, in pratica è come se si fosse riferito solo ad essi.Ndiaye ha dapprima informato i senatori che «le scuole private souscontrat (parifica te, ndr) saranno implicate negli sforzi per (sviluppare ndr) la diversità», poi ha dichiarato che il dialogo con gli istituti privati è «costruttivo». Poco dopo questa sviolinata, però, il titolare dell’Educazione di Parigi ha usato termini più minacciosi, affermando di poter disporre di «certi mezzi di pressione». Tra questi, Ndiaye ha ricordato «l’assegnazione di cattedre» agli istituti privati. Secondo un tacito accordo, risalente agli anni Ottanta, alle scuole parificate viene riconosciuto il 20% delle cattedre. Il titolare del dicastero francese della scuola ha anche ricordato che, oltre a questi «mezzi di pressione», esiste «una varietà di leve che i dirigenti scolastici saranno chiamati a utilizzare in modo flessibile, insieme alle collettività territoriali».Oltre a queste «leve» già esistenti, i dirigenti scolastici potranno anche «inventarne altre» che, però, non sono state specificate. Questo potrebbe significare che gli amministratori locali avranno la possibilità di sbizzarrirsi nel trovare modi per obbligare le scuole cattoliche a fare ciò che quelle pubbliche non riescono a fare. Il ministro del governo guidato da Elisabeth Borne ha parlato anche di «obiettivi precisi».Tutto il ragionamento fatto da Pap Ndiaye si basa su una serie di cifre che offrono un’immagine impietosa della scuola pubblica d’Oltralpe. All’inizio dell’anno scolastico 2021, ha spiegato il ministro ai senatori, «il 37,4% degli studenti meno fortunati risultavano iscritti nelle scuole medie». Questa percentuale, però, arrivava al 61% negli istituti considerati «più sfavoriti». Nello stesso periodo preso in considerazione, tra la scuola pubblica e quella privata le differenze legate all’estrazione sociale erano evidenti perché, ha precisato Ndiaye «gli studenti meno abbienti rappresentano il 42% di quelli iscritti a scuole pubbliche contro il 18% del settore privato». Un’altra importante differenza riguarda gli allievi che hanno ottenuto una borsa di studio pari al «10% nel settore privato contro il 29%» nel pubblico. Queste cifre confermano il divario che esiste tra gli istituti statali e quelli privati, ma offrono anche un’idea dell’incapacità dell’educazione nazionale francese a compiere la propria missione, quella di offrire un’istruzione di qualità a tutti.Al di là delle Alpi non è certo una novità, ma il fenomeno si è accentuato negli ultimi 20-30 anni. È anche per questo che molte famiglie preferiscono iscrivere i propri figli nelle scuole cattoliche indipendentemente dalla loro fede, origine e anche al prezzo di sacrifici perché, in fin dei conti, vogliono il meglio per la loro prole. I problemi nelle scuole pubbliche sono vari: si va dalle carenze strutturali, ai frequenti scioperi del personale, per arrivare all’incapacità di accogliere gli studenti portatori di handicap. Nella sola area del Val de Marne, nella periferia est di Parigi, secondo il sito Mediapart ci sono oltre mille studenti portatori di handicap che non possono frequentare delle scuole e sono, quindi, privati del diritto all’istruzione.Di questa mancata integrazione, però, Pap Ndiaye parla poco, così come si dimostra cauto quando si tratta di difendere il carattere universale della scuola repubblicana. Ad esempio quando lo scorso giugno i servizi di intelligence interna segnalavano un aumento degli studenti che si presentavano a scuola con abiti tipici della tradizione musulmana, il ministro aveva preferito temporeggiare.Dal canto loro le scuole cattoliche concordano sull’idea di favorire la diversità ma, come ha dichiarato Philippe Delorme, segretario generale dell’Enseignement catholique già prima dell’audizione del ministro, la libertà degli istituti di scegliere i propri studenti «non è negoziabile». Va detto anche che le famiglie che scelgono di iscrivere i propri figli in scuole private non hanno diritto allo stesso trattamento fiscale e ai sussidi previsti per quelle che optano per il settore pubblico.Attorno al 20 marzo, dovrebbe essere presentato un protocollo sulla diversità nelle scuole private. Intanto, i direttori di alcune di scuole cattoliche non escludono l’apertura di classi escluse dal perimetro paritario, nel caso in cui il ministero utilizzi i «mezzi di pressione» annunciati.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)