2024-04-26
Macron sventola l’atomica: «L’Ue si armi»
Emmanuel Macron durante il «discorso sull'Europa» alla Sorbona (Ansa)
L’inquilino dell’Eliseo si veste ancora da capo militare: «Più difesa comune e deterrenza nucleare, che noi abbiamo». Scholz si accoda. Brutta notizia per Zelensky: se l’Europa rinnova il suo scudo anti missili, non potrà dargli più contraeree.«L’Europa può morire». Così il presidente francese Emmanuel Macron in un discorso decisamente tranchant tenuto alla Sorbona. «Il mio messaggio oggi è semplice. Paul Valéry disse, alla fine della Prima guerra mondiale, che ormai sapevamo che le nostre civiltà erano mortali. Oggi dobbiamo essere lucidi sul fatto che la nostra Europa è mortale, può morire». È il momento delle scelte per il capo dell’Eliseo che da settimane conduce una battaglia interna in Europa per imporsi come leader di un riarmo che miri a difendere i confini dell’Unione. «La risposta però non sta nella timidezza, ma nell’audacia» insiste Macron che chiede un migliore controllo dei confini europei e la creazione di una «iniziativa di difesa comune credibile», compreso uno scudo missilistico per costruire una nuova Europa «che vede i rischi a cui è esposta e si prepara ad affrontarli».I rischi a cui si riferisce sono quelli di una Russia, «diventata aggressiva, che ha capacità balistiche su cui ha innovato molto negli ultimi anni, che ha armi nucleari e ha dimostrato le sue capacità». Per questo, continua, «la deterrenza nucleare è al centro della strategia di difesa della Francia. È, quindi, un elemento essenziale per la difesa del continente europeo».L’idea di costruire e investire una difesa comune non è nuova, ne parlava già Silvio Berlusconi nel marzo del 2022, a poche settimane dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Oggi, passati più di due anni, questo tema si fa certamente più urgente visto il contesto attuale, ma dietro alle parole di Macron si nasconde una doppia strategia: sottrarre argomenti alle destre francesi in vista delle elezioni europee e, soprattutto, intestarsi la guida della prevista creazione di una commissione Difesa a Bruxelles. L’obiettivo è chiaro: schierare in prima linea, e quindi far lavorare, le aziende francesi produttrici di armi. Stesso discorso vale per il nucleare, su cui la Francia più di tutti ha investito in questi decenni.A far notizia è la risposta tedesca. «Francia e Germania vogliono, insieme, che l’Europa rimanga forte», commenta il cancelliere Olaf Scholz che, rivolgendosi direttamente a Macron, aggiunge: «Il tuo discorso contiene buoni spunti su come possiamo riuscirci. Insieme noi portiamo avanti l’Ue: politicamente ed economicamente. Per un’Ue sovrana e innovativa», concludendo in francese: «Vive l’Europe!».Nonostante le apparenze, questa non può essere una buona notizia per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in perenne carenza di armamenti. Fin qui l’Europa ha donato tutto il possibile, ma in un’ottica di riarmo, è chiaro che gran parte dell’arsenale dovrà restare in casa. Il leader ucraino, dopo il tanto atteso sblocco degli aiuti statunitensi, adesso è all’Europa che guarda e a cui chiede soprattutto i Patriot.«A Bruxelles non ci sono Patriot, sono nelle capitali», ha commentato di recente l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, «spetta a loro prendere la decisione». Una patata bollente perché, in questa fase, nessuno ha intenzione di lasciare sguarniti i propri arsenali. Ad esempio Madrid e Atene, secondo il Financial Times, dispongono di oltre una dozzina di sistemi Patriot, ma il portavoce del governo greco ha messo in chiaro che «non verrà intrapresa alcuna azione che possa anche solo lontanamente mettere in pericolo le capacità di deterrenza o di difesa aerea della nostra nazione».Insomma il clima è teso, non si può lasciare sola Kiev, ma è necessario iniziare a guardare anche in casa propria anche perché non passa giorno che non si minacci l’escalation. Ieri è stata la volta del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, secondo cui «una parola incauta, un movimento potrebbero causare un conflitto armato fino all’uso di armi nucleari. Sarebbe l’apocalisse». L’arsenale nucleare di Mosca è in ampia parte già dispiegato in Bielorussia. «Diverse decine di testate», fa sapere Lukashenko e, vista la presenza di 120.000 soldati ucraini ammassati al confine, aggiunge: «È alta la probabilità di provocazioni armate da parte di unità ucraine che potrebbero portare a una escalation con incidenti di confine». Inoltre Mosca, in questo momento, è tutt’altro che isolata. Vladimir Putin ha confermato che si recherà in Cina a fine maggio e Washington da tempo sospetta che la Russia riceva sostegni indiretti da parte di Pechino. L’ipotesi sembrerebbe confermata da alcune immagini ottenute dalla Reuters che inquadrano una nave cargo russa sanzionata dagli Stati Uniti e implicata nei trasferimenti di armi nordcoreane alla Russia ormeggiata in Cina.Secondo il think tank britannico Royal united services institute (Rusi), la nave russa Angara, che dall’agosto 2023 ha trasferito nei porti russi migliaia di container che si ritiene contengano munizioni nordcoreane, è ancorata in un cantiere navale cinese nella provincia orientale dello Zhejiang da febbraio. Questo dossier sarebbe, secondo Reuters, in cima all’agenda della visita di questi giorni del segretario di Stato americano, Antony Blinken, a Pechino. Inoltre, un portavoce del dipartimento di Stato degli Usa ha affermato di esserne a conoscenza e di aver sollevato la questione con le autorità cinesi.In questo contesto sempre più incerto solo il Papa continua a insistere per la pace. «Una pace negoziata è meglio di una guerra senza fine»: così il Pontefice alla Cbs. A Kiev intanto, sul fronte interno, proseguono i problemi. Ieri sono arrivate le dimissioni del ministro dell’Agricoltura, Mykola Solskyi , dopo che il 23 aprile l’ufficio anticorruzione lo aveva accusato di appropriazione indebita.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)