
La contestata moneta verrà archiviata. Il dominio transalpino, tuttavia, continua.Svolta nei rapporti tra Francia e Africa? Dopo sei mesi di trattative, Parigi ha trovato un accordo con alcune delle sue ex colonie africane, per arrivare alla trasformazione della loro attuale moneta - il controverso franco Cfa - in una nuova valuta, chiamata Eco. Nel dettaglio, la novità - che dovrebbe entrare in vigore il prossimo luglio - interesserà gli Stati di Bénin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Per il momento, resterebbero invece esclusi i Paesi appartenenti alla Comunità economica e monetaria dell'Africa centrale.Ad annunciare la svolta sono stati tre giorni fa il presidente francese, Emmanuel Macron, e il suo omologo ivoriano, Alassane Ouattara, nel corso di una conferenza stampa tenutasi ad Abidjan. «D'accordo con gli altri capi di Stato dell'Unione economica e monetaria Ovest-africana, abbiamo deciso di avviare una riforma del franco Cfa», ha dichiarato Ouattara, evidenziando che «questa è una decisione presa in piena sovranità». «È stato ascoltando i vostri giovani che ho voluto avviare questa riforma. Il franco Cfa catalizza molte critiche alla Francia. I vostri giovani ci rimproverano per una relazione che giudicano postcoloniale. Quindi rompiamo gli ormeggi […] Il colonialismo è stato un errore profondo, una colpa della Repubblica», ha invece affermato Macron (con buona pace di Carlo Cottarelli, secondo cui il franco Cfa sarebbe stato «liberamente scelto» da alcuni Paesi africani). Due le novità che si accompagneranno alla svolta. In primo luogo, cadrà l'obbligo per gli Stati africani di depositare metà delle proprie riserve valutarie presso il Tesoro francese. In secondo luogo, i rappresentanti francesi che siedono negli organi della Banca centrale degli Stati dell'Africa occidentale si ritireranno. Da sempre causa di polemiche, la questione del franco Cfa era tornata al centro dell'attenzione alcuni mesi fa, innescando uno scontro politico tra Parigi e Roma ai tempi del governo gialloblù. In generale, questa moneta è assai spesso stata accusata di incarnare un potere coloniale che la Francia, nei fatti, avrebbe continuato a detenere nelle aree del suo ex impero africano. Critiche che vengono del resto portate avanti anche da svariati intellettuali africani, oltre che da alcuni settori della stessa società francese. Non a caso, si parla polemicamente di Françafrique. Il rischio è che tuttavia la nuova operazione annunciata dall'Eliseo si riveli poco più di una trovata di maquillage politico. Innanzitutto, la nuova valuta continuerà ad essere ancorata all'euro: un fattore problematico per il commercio dei Paesi africani coinvolti. Come raccontò a La Verità lo scorso gennaio Christophe Kouamé, presidente di Civis-Ci (associazione ivoriana per la promozione della cittadinanza attiva), «l'euro impoverisce sistematicamente i Paesi africani utilizzando il franco Cfa indipendentemente dalle fluttuazioni dei tassi di cambio dell'euro rispetto al dollaro Usa. Un euro più forte contro il dollaro Usa impoverisce gli esportatori ivoriani quando commerciano a livello internazionale […] D'altra parte, un euro più debole del dollaro Usa aumenta meccanicamente il debito della Costa d'Avorio». Ulteriore aspetto problematico riguarda poi la gestione delle materie prime delle ex colonie francesi, rispetto a cui Parigi continua a mantenere ampiamente voce in capitolo, grazie a quello che si può definire una sorta di vero e proprio diritto di prelazione: si tratta di un aspetto particolarmente controverso che, in passato, è stato alla base delle accuse di neocolonialismo nei confronti della Francia. Per il momento, non sembra che Parigi sia intenzionata a riformare questa situazione. Infine, il fatto che i recenti cambiamenti monetari siano stati annunciati da Macron insieme a Ouattara non deve indurre a ritenere che ci sia un automatico consenso da parte dei Paesi africani coinvolti. L'attuale presidente ivoriano vanta storici legami con la Francia sia a livello politico che economico. Ouattara ha infatti sempre intrattenuto relazioni molto strette con Nicolas Sarkozy, senza poi trascurare i recenti investimenti effettuati da Vincent Bolloré in Costa d'Avorio. Insomma, che Parigi stia realmente allentando il controllo sulle sue ex colonie, resta tutto da dimostrare.
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