2023-07-06
Macron insiste sul teppismo digitale. «Censuriamo i social network»
Chiusa la raccolta fondi per la famiglia dell’agente arrestato. Morto un giovane a Marsiglia, non è chiaro se legato agli scontri.Il governo francese potrebbe «tagliare» i social network nel caso di sommosse o di crisi. Lo ha confermato ieri Olivier Véran, portavoce dell’esecutivo, in una conferenza stampa. Véran, che ai tempi del Covid è stato ministro della Salute e uno dei più accesi sostenitori del pass vaccinale, non ha parlato direttamente di tagli ma piuttosto di una «sospensione di funzioni, come la geolocalizzazione, che consentono agli utenti presenti in un certo luogo di mostrare determinate scene». Il portavoce ha ricordato che l’esecutivo auspica costituire «un gruppo di lavoro bipartisan» per studiare la capacità dei social di amplificare gli effetti delle violenze, come quelle che hanno sconvolto la Francia nell’ultima settimana. Come spesso accade nell’epoca macronista, l’uso di un vocabolario fumoso da parte dei rappresentanti della maggioranza o del governo, serve a stemperare le uscite più dirette del premier o dello stesso Presidente della Repubblica. In effetti meno di 24 ore prima, parlando ad una platea di sindaci, Emmanuel Macron in persona aveva detto che «quando la situazione si complica bisognerebbe forse essere in condizione di regolare o tagliare» i social network. Sebbene poi, il capo dello Stato francese abbia precisato che questo è «un dibattito che si deve fare a freddo», il suo ragionamento si è concluso con una la considerazione che i social possono diventare «strumenti di assembramento» o essere usati «per cercare di uccidere». Un sostegno al piano di Macron è arrivato dal partito della destra moderata Les Républicains, che siede tra le file dell’opposizione. Uno dei senatori di questa formazione politica, Patrick Chaize, ha presentato un emendamento al progetto di legge volto a «mettere in sicurezza» internet. Tale emendamento punta a obbligare i gestori dei social a bloccare l’accesso ai contenuti violenti in tempi rapidi, nel giro di due ore. Tra le opposizioni di sinistra invece, l’idea di imporre una strozzatura ai social non piace per niente. Il leader del Partito socialista, Olivier Faure, ha detto che la Francia «Paese dei diritti dell’uomo e del cittadino, non può allinearsi a “grandi democrazie“ come Cina, Russia, Iran».In attesa di capire se e come le autorità francesi decideranno di restringere o sospendere l’accesso ai social network proprio su internet, la scorsa notte, è stata chiusa la raccolta di fondi a favore del poliziotto che ha sparato a Nahel M., organizzata dal polemista Jean Messiha. L’iniziativa ha permesso di raccogliere un milione e 600.000 euro e, come precisato durante la trasmissione Morandini Live dallo stesso Messiha, «l’unica beneficiaria della raccolta di fondi» sarà «la moglie del poliziotto». Ma secondo il settimanale Challenge, se quest’ultima ritirasse effettivamente la somma raccolta su internet, sarebbe obbligata a pagare 938.000 euro in tasse di donazione e circa 68.000 euro di commissioni. Contro la raccolta lanciata da Messiha, martedì in serata, si è scagliata la madre di Nahel M. Le accuse rivolte al polemista sono di «truffa in banda organizzata» e «occultamento di tale infrazione». A sua volta, anche il polemista ha annunciato l’intenzione di sporgere denuncia «per diffamazione» contro la famiglia di Nahel M.. Sul fronte delle rivolte scoppiate dopo la morte del diciassettenne, già noto alle forze dell’ordine, che martedì scorso guidava senza patente un’auto di grande cilindrata, si è appresa la notizia del decesso di un altro giovane. Come rivelato dal quotidiano La Marseillaise, si tratta di un ventisettenne che, nella notte tra sabato e domenica scorsi, era a bordo di uno scooter ai margini degli scontri che imperversavano a Marsiglia. La Procura del capoluogo del Mezzogiorno francese ha aperto un’inchiesta, precisando che «i primi elementi» raccolti consentono di considerare come «probabile causa di decesso uno shock violento all’altezza del torace, provocato da un proiettile di tipo “flash-ball”». Sempre secondo la Procura, l’impatto «ha provocato un arresto cardiaco e quindi la morte in breve tempo». Tuttavia, sempre secondo la testata marsigliese e Bfm Tv, la procura ha indicato che, per ora, non è possibile stabilire se la vittima stesse partecipando alle sommosse. Nel frattempo, dopo una settimana dall’inizio della guerriglia urbana scatenata da migliaia di giovani venuti dalle banlieue, ai francesi appare sempre più chiaro lo scenario che ha portato a questa crisi. Un sondaggio realizzato da Elabe per Bfm Tv rivela che 9 francesi su 10 pensano che la morte di Nahel M. sia solo un pretesto per gli autori delle violenze urbane. Quanto al profilo dei vandali, ieri il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha rivelato che «un terzo dei fermati è minorenne» e che «l'età media è compresa tra i 17 e i 18 anni» ma «solo il 10% dei fermati non è cittadino francese», un modo furbo per celare il fatto che quasi tutti sono comunque immigrati di seconda o terza generazione. Infine, il ministro dell’Interno ha precisato che tra gli arrestati «il 60% non ha precedenti». Si potrebbe dire che tra coloro che hanno devastato la Francia negli ultimi sette giorni ci sono dei criminali della porta accanto che hanno gettato la maschera da «piccolo angelo», come era stato definito Nahel M. da Kylian Mbappé, poco dopo la morte del giovane.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)