2024-03-16
«Le président» in mimetica spacca l’Europa
Da sinistra: Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Donald Tusk (Ansa)
Roma e Berlino, i principali partner di Parigi nel progetto di Difesa comune dell’Ue, bocciano l’invio delle truppe al fronte. Al vertice con Polonia e Germania, Emmanuel Macron ribadisce che Vladimir Putin va sconfitto, ma giura: «Non prenderemo iniziative di escalation».«Faremo tutto il necessario e per tutto il tempo necessario per fare in modo che la Russia non vinca questa guerra». Emmanuel Macron, ormai, indossa la mimetica. «È la nostra sicurezza che si gioca in Ucraina», ha insistito ieri, durante la visita a Berlino. «Quello che facciamo per il popolo ucraino lo facciamo in difesa del diritto internazionale, ma anche per la sicurezza europea». Però, ha dovuto precisare, «continueremo, come abbiamo fatto fin dal primo giorno, a non prendere mai iniziative di escalation».Il suo annuncio televisivo di giovedì - «Non escludiamo la possibilità» di inviare truppe al fronte, «Dobbiamo essere pronti» alla guerra - pesava come un macigno sull’incontro, nella capitale tedesca, con il cancelliere Olaf Scholz e il premier polacco, Donald Tusk, gli altri due leader che compongono il cosiddetto «triangolo di Weimar». Dal vertice è venuto fuori l’impegno a costituire «una coalizione degli alleati per le armi a lunga gittata», da fornire alla resistenza. Un indicatore di distensione - o di cedimento tedesco? - dopo le pressioni esercitate da Parigi e Londra sul politico socialdemocratico, restio a consegnare i missili Taurus. Macron, come i colleghi Oltremanica, ha faticato anche a digerire la frecciatina con cui Scholz, per giustificare le proprie reticenze, aveva alluso al coinvolgimento di francesi e inglesi nell’organizzazione dei lanci di Storm shadow contro i russi. Probabilmente, le due ore di bilaterale, prima del colloquio con Tusk, sono servite a riallacciare i fili del dialogo. Dopodiché, la priorità dell’inquilino dell’Eliseo non sembra essere più di non farsi pizzicare con gli stivali sul terreno ucraino.Rispetto all’ipotesi di inviare i militari, monsieur le président non è stato lineare: «Non siamo sicuri di farlo, non siamo attualmente in questa situazione, non siamo in guerra con la Russia», ha detto l’altra sera, «ma per il momento non escludiamo questa opzione». Pensare che il falco era una colomba, che ammoniva: «Non possiamo umiliare Putin». Forse, tutto rientra nel tentativo di alimentare l’«ambiguità strategica» che, a suo parere, indurrebbe gli invasori a contenere l’offensiva. Vedremo come agirà lo zar. Intanto, i principali partner europei non l’hanno presa benissimo.Antonio Tajani, pochi minuti dopo l’intervento in tv di Macron, ha ribadito che l’Italia non ha intenzione di seguirlo. Il ministro degli Esteri ci è tornato su ieri: «Entrare noi a fare la guerra alla Russia significa rischiare la terza guerra mondiale». Ma persino gli stessi Scholz e Tusk (nonostante un’orazione dai toni bellicisti) avevano chiesto di andarci piano, all’indomani del summit dove il transalpino ha lanciato per la prima volta la proposta.Sta qui il paradosso: la guida morale dell’europeismo, il capofila del progetto di Difesa comune, finisce per provocare dissidi e divisioni. Comunque, scoperchia la frattura profonda che è destinata a condizionare il programma di Ursula von der Leyen e Thierry Breton, i quali, pochi giorni fa, hanno presentato la strategia Ue per la sicurezza e il relativo piano di investimenti. Esercito unico? Stanziamenti diretti e garantiti da Bruxelles? Bella trovata. Ma per fare cosa? La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. E se non c’è accordo sulla politica, non ci può essere accordo sulla guerra. La verità è che neppure i tre attori protagonisti del progetto europeo, Italia, Francia e Germania, convengono sullo spostamento in avanti delle linee rosse che ci hanno preservato dall’olocausto nucleare. Per una Commissione Ursula bis, i cui azionisti di maggioranza, eventualmente, sarebbero il Ppe del nostro titolare della Farnesina e i macroniani, e il cui perno sarebbe la ristrutturazione della Difesa, tale spaccatura è esiziale. Il cancelliere tedesco, al termine del trilaterale di Berlino, ha voluto sottolineare che nessuno intende aprire le ostilità con Mosca: «Germania, Francia e Polonia non sono in guerra con la Russia. Ma il presidente russo Vladimir Putin deve sapere che non cesseremo di sostenere l’Ucraina». È un «segnale di coesione», secondo Scholz. Lui e Macron recitano a bella posta da poliziotto buono e poliziotto cattivo? Oppure le iniziative unilaterali della Francia continuano a spiazzare gli alleati?L’incontro non si apriva sotto i migliori auspici. A chiederlo sarebbe stato Tusk: durante il viaggio in America, l’intelligence Usa gli avrebbe riferito di possibili iniziative dello zar in Transnistria, o di altre provocazioni per testare la disponibilità della Nato ad applicare il vincolo di mutua assistenza tra gli Stati membri. Le belve si studiano, si annusano, si guardano. In un lampo, la tattica può degenerare in scontro aperto.Il 68% dei francesi, stando a un sondaggio Odoxa, non vuole l’invio del contingente in Ucraina. Macron, che su Twitter sta rispondendo alle domande di qualche utente, ne fa una questione di «essere credibili». Catechizza i concittadini: «Volere la pace non significa scegliere la sconfitta». E li avverte: qualora Putin la spuntasse, la loro vita cambierebbe in peggio. «Abbiamo messo troppi limiti al nostro vocabolario». Be’, il tappo, adesso, è saltato. Come andrà a finire, se si passerà dalle parole ai fatti?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.