2019-09-24
Macron fa accordi con il Libano Italia tagliata fuori, rischi per Eni
Saad Hariri acquisterà armi francesi in cambio della protezione delle concessioni oil & gas.L'avesse fatto Matteo Salvini avremmo visto i soliti noti stracciarsi le vesti e annunciare scioperi della fame e della sete per difendere l'Europa dal sovranista leader della Lega. Invece, l'ha fatto Emmanuel Macron e va tutto bene. Anzi, è calato il silenzio. Di che parliamo? Dell'accordo tra la Francia e il Libano per la fornitura di attrezzature militari per la protezione dei giacimenti di petrolio e gas offshore con cui l'Eliseo sta cercando di tagliare Roma fuori dalle dinamiche del Paese dei cedri, che significa in primo luogo approvvigionamento energetico. Il primo ministro libanese Saad Hariri è stato la scorsa settimana a Parigi dove ha firmato, come dichiarato in conferenza stampa con il presidente francese Emmanuel Macron, una lettera d'intenti per l'acquisto di materiale militare e per rafforzare le capacità di difesa e sicurezza in Libano. «La maggior parte delle attrezzature verrà utilizzata per equipaggiare la nostra Marina e fornire le capacità di trasporto aereo marittimo», ha annunciato Hariri, come riporta Agenzia nova. Si tratta di un «investimento essenziale per il Libano per garantire la sicurezza e l'esplorazione dei nostri giacimenti offshore di petrolio e gas», ha proseguito il premier libanese che ha voluto ringraziare in conclusione l'Eliseo: «La Francia mostra ancora una volta il suo sostegno offrendo la sua garanzia per un prestito a condizioni generose per un massimo di 400 milioni di euro».C'è un problema però, che a Roma nessuno sembra aver notato, colpa forse dell'ansia da prestazione che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha vissuto negli ultimi giorni in vista dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. La lettera d'intenti esclude implicitamente l'acquisto di materiale militare italiano. Il ministero della Difesa libanese Elias Bou Saab ha garantito che presto prenderà contatto anche con il premier Giuseppe Conte e con il presidente Sergio Mattarella. Intanto, però, Hariri in conferenza stampa ha minimizzato ma non ha negato: «No, non c'è nessun problema», ha risposto a una domanda sull'Italia. «Sono i media libanesi a cui piace esagerare», ha detto sorridendo e tornando prontamente a ringraziare Parigi per i 400 milioni di euro. La Francia di Macron, che a Bruxelles brinda agli sforzi del nuovo governo giallorosso contro il sovranista Salvini, in Libano sembra aver dimenticato i suoi stessi appelli al concerto europeo in Medioriente e sfida l'Italia. Già, perché nella Zona economica esclusiva libanese (parte di questa Zee è contesa da Israele) non opera, alla ricerca di riserve di petrolio e gas, soltanto la francese Total ma anche, oltre alla russa Novatek, anche l'italiana Eni. E non soltanto: in Libano è attiva Unifil, forza Onu sostenuta con uomini e denari dalla Francia ma anche dall'Italia, che in questa fase è a capo della missione con il generale Stefano Del Col.Al danno c'è da aggiungere la beffa. La lettera d'intenti è figlia degli accordi presi da Francia e Libano nel corso di una conferenza a sostegno delle forze armate libanesi avvenuta nel marzo dell'anno scorso. Dove? A Roma, dove Parigi aveva aperto una linea di credito da 400 milioni di euro per l'esercito libanese con l'obiettivo di dare al Paese dei cedri una vera Marina. E Macron in conferenza stampa ha tenuto a sottolineare il fatto che la lettera d'intenti firmata da Hariri sia nata a Roma. Un po' come sta accadendo in Libia, anche in Libano Macron fa di tutto per mettere Total davanti a Eni. Chiamatelo sovranismo, populismo o più semplicemente visione strategica: qualunque sia il suo nome, all'Italia di Di Maio e Conte questa cosa manca.