2025-01-06
Macron arma Zelensky in barba a Trump
Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Parigi invierà i caccia Mirage prima dell’insediamento del tycoon. Saranno modificati per sparare missili a lunga gittata contro la Russia. Una mossa per smarcarsi dalla nuova Casa Bianca e alimentare il progetto aleatorio della Difesa comune.Saranno in Ucraina entro il 20 gennaio i primi Mirage 2000, i caccia francesi modificati per caricare gli Storm Shadow, i missili a lunga gittata capaci di colpire con grande potenza obiettivi lontani, quindi, volendo, anche il territorio russo. Non un caso che succeda ora, non un caso che accada prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca fissato proprio per il 20 gennaio. Il presidente francese Emmanuel Macron intende così inviare un segnale forte che contrasta con la linea fin qui data da Trump. Kiev per l’Eliseo deve continuare a difendersi e ad attaccare il nemico invasore, per il neo eletto presidente americano invece, è arrivato il momento di deporre le armi e sedersi definitivamente al tavolo della pace. Macron non ha mai nascosto la sua posizione bellicista, che anzi, negli ultimi mesi si è amplificata trovando sfogo nelle dichiarazioni (basta ricordare gli svariati appelli per l’invio di truppe Nato sul territorio invaso), ma anche nel peso delle forniture. Negli ultimi nove mesi i rifornimenti di Parigi sono cresciuti in numero ma anche in qualità. Ultimata la preparazione di una brigata che ha già raggiunto il fronte equipaggiata di fucili e mortai, di cannoni semoventi e mezzi pensanti. Una nuova squadra è in corso di addestramento sempre in Francia, in tutto si contano circa 10.000 soldati. A pochi giorni dall’insediamento di Trump, inizia di fatto una dura opposizione al nuovo governo americano in tema di politica estera, con Macron che continua a dare dimostrazione di voler guidare la difesa europea anche se, di fatto, senza mandato. L’obiettivo tuttavia è lontano perché l’industria bellica europea finora non ha aumentato la produzione e non potrebbe in ogni caso sostenere il conflitto. Senza dimenticare che la mossa francese è destinata a gettare altra benzina sul caso delle crisi energetica, soprattutto dopo lo stop ai flussi di metano russo attraverso l’Ucraina. In queste ore, peraltro, si sono rincorse delle voci che avrebbero accreditato al cancelliere Olaf Scholz un imminente viaggio a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Insinuazioni sollevate da un deputato della Cdu, Roderich Kiesewetter e smentite dallo stesso cancelliere che le ha definite: «Profondamente indecenti».Ad ogni modo sul campo si riflette la volontà di voler continuare ad alimentare il conflitto. Le forze ucraine hanno lanciato una controffensiva nella regione russa di Kursk dopo la prima avviata il 6 agosto passato. A confermarlo due dichiarazioni dei più alti vertici ucraini. Il capo dell’Ufficio presidenziale, Andrii Yermak, ieri ha scritto: «Kursk, buone notizie, la Russia sta avendo ciò che si merita». E Andrii Kovalenko, capo del Centro per il contrasto alla disinformazione, ha aggiunto: «Nella regione di Kursk, i russi sono molto preoccupati perché sono stati attaccati su più fronti ed è stata una sorpresa». La nuova controffensiva è iniziata con un’avanzata in una zona diversa da quella della scorsa estate: attaccata Suzhi, verso la cittadina di Velike Soldatske così come il villaggio di Berdin, almeno secondo quanto riferiscono media ucraini. «Gli ucraini», scrive Online.Ua, citando anche il sito russo RosZmi, «hanno riunito 6 brigate per un attacco e stanno avanzando con mezzi corazzati lungo l’autostrada 38K-004, e hanno anche attaccato le posizioni russe nel villaggio di Pushkarne, nella regione di Kursk». Non solo mezzi blindati, ieri al mattino, anche un attacco aereo ucraino nella regione di Rostov. Un massiccio sciame di droni, riferisce il capo della regione russa. «Da mezzanotte le forze e i mezzi di difesa aerea hanno distrutto 37 Uav».E proprio un drone avrebbe ucciso un giornalista russo freelance mentre precorreva una strada nell’est dell’Ucraina occupata. Si chiamava Alexander Martemianov, la sua auto è stata colpita. Nello stesso attacco sono rimasti feriti anche un giornalista di Ria Novosti e altri quattro colleghi. Secondo fonti russe «le truppe ucraine hanno deliberatamente colpito un veicolo civile situato lontano dalla linea di contatto». Secondo il Committee to protect journalists (Cpj), con sede a New York, almeno 15 giornalisti sono stati uccisi mentre coprivano il conflitto in Ucraina.Nel frattempo continuano i casi di diserzione e di malagestione delle brigate ucraine tanto che il comandante in capo Oleksandr Syrskyi ha ordinato di potenziare la 155ª Brigata meccanizzata «Anna di Kiev». I soldati di tale unità infatti, secondo alcune inchieste giornalistiche interne, si sarebbero assentati in gran numero. L’Ufficio statale ucraino per le indagini ha avviato un’inchiesta. È la prima volta che i vertici militari menzionano la 155ª Brigata, Syrskyi la cita senza però approfondire i dettagli di quello che in Ucraina è considerato un grande scandalo. L’unità conta 5.800 soldati, circa 2.000 di questi hanno seguito l’addestramento in Francia. Secondo i giornalisti che hanno pubblicato l’inchiesta, la brigata è stata nel caos fin dall’inizio della sua fondazione anche se veniva considerata un progetto di punta cui contribuivano, appunto anche i Paesi della Nato.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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