2019-08-05
Stragi di cronaca colpa della droga
. «Fatti» almeno 13 milioni di italiani
Da Corinaldo agli incidenti in Suv l'uso di sostanze stupefacenti è in crescita.Il filosofo Stefano Zecchi: «Nella società capitalista, gli stupefacenti sono diventati uno strumento per competere. Ma nei giovani prevale la voglia di annientamento: nessuno li educa».Lo speciale contiene due articoli.La banda dello spray che, lo scorso dicembre, causò la strage della discoteca di Corinaldo, per farsi «coraggio» nelle sue imprese criminali, faceva uso di droga. E in un'intercettazione che si legge nell'ordinanza di arresto dei membri della gang, emerge il dettaglio più atroce: una delle due batterie del clan, dopo aver tirato cocaina, si mette a deridere le vittime della discoteca: «Che spettacolo!», esultano i balordi.La droga è protagonista di tanti fatti di cronaca nera. L'11 luglio, a Vittoria (Ragusa), Rosario Greco, figlio del boss mafioso Elio, sta guidando il suo Suv sotto l'effetto di alcol e cocaina. Travolge due cuginetti di 11 e 12 anni. Uno muore sul colpo, all'altro vengono amputate le gambe, ma spira mentre la famiglia straziata celebra il funerale della prima vittima. Poche ore dopo, sull'autostrada tra Palermo e Mazara del Vallo, Fabio Provenzano, in macchina con i figli di 9 e 13 anni, anche lui sotto l'effetto di sostanze, prende in mano lo smartphone e avvia una diretta Facebook. Poi, lo schianto. Il tredicenne muore subito, il fratellino resta in agonia fino al 24 luglio. Provenzano si è svegliato dal coma la settimana scorsa. E poi c'è il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate da due americani da poco maggiorenni, in cerca di cocaina. È una scia di sangue che ha una costante, appunto: la droga. Una piaga del nostro secolo. Un'epidemia anche italiana.Basta dare uno sguardo all'ultima relazione del governo, che si basa sui dati del 2017 (quella riferita al 2018 sarà presentata in Parlamento nei prossimi mesi, ma fonti della Verità riferiscono che è in linea con la precedente). Un terzo della popolazione tra i 15 e i 64 anni (circa 13 milioni di persone), ha sperimentato droghe almeno una volta. Tra gli studenti italiani, il 34% ha consumato cannabis. E 41.000 tra loro hanno assunto sostanze senza sapere di cosa si trattasse. Il 23,5%, più di dieci volte.Il trend dei consumi di droga è in aumento. Sono cresciuti pure l'uso contemporaneo di più sostanze, la frequenza nell'assunzione e la tossicodipendenza dalla cannabis, spesso presentata come innocua (guardate il video di Vasco Rossi in una piantagione di «cannabis senza Thc, che non fa male») .«Questa confusione informativa ha ridotto la percezione del rischio tra i giovani», ci spiega il dottor Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità di San Patrignano. «Credo si voglia preparare la strada alla legalizzazione: c'è chi dice che la cannabis è terapeutica ed è pieno di negozi di cannabis cosiddetta “light"». Negozi contro i quali, dopo la sentenza della Cassazione che conferma il divieto di vendere derivati della cannabis light, il governo, o meglio, la Lega, ha promesso una lotta senza quartiere. Lo garantisce alla Verità il sottosegretario del Carroccio all'Interno, Stefano Candiani: «Sarà la battaglia dell'autunno. Bisogna evitare che si abbassi ancora il livello di coscienza della pericolosità di queste sostanze. Con buona pace di chi, come il grillino Carlo Sibilia, ha detto che questo mercato fa crescere il Pil. Sulla salute della gente non si può fare business».Che la droga muova parecchi quattrini non è una novità. Fa impressione, però, leggere la stima del Dipartimento politiche antidroga di Palazzo Chigi: si parla di 14,4 miliardi di euro che girano intorno agli stupefacenti. Quasi un punto di Pil. Le forze dell'ordine fanno di tutto per contrastare questa peste: in 365 giorni hanno effettuato 25.765 operazioni e sequestrato 114.588,60 chili di droga. Praticamente, 414 chili al giorno, più di 17 all'ora. E, riferisce il tenente colonnello Andrea Zapparoli, comandante del reparto operativo dei Nas, si sforzano di fare prevenzione nelle scuole. Anche perché i giovanissimi sono bersagliati dalle allettanti offerte di quelle che tecnicamente si chiamano Nuove sostanze psicoattive (Nps), tra le quali spiccano i cannabinoidi sintetici. Sono droghe create in laboratorio a partire da componenti che non sono ancora indicizzati nella tabella dei principi attivi proibiti e che, perciò, finché non vengono individuate, possono essere vendute legalmente sul Web. In più, non appena finiscono al bando, i produttori (stabilimenti insediati sul territorio europeo, specie in Olanda e Regno Unito) modificano leggermente la composizione per aggirare la legge. «Le Nps risultano essere la seconda sostanza maggiormente diffusa tra i giovani», illustra Sabrina Molinaro, responsabile della sezione di epidemiologia e ricerca all'Istituto di fisiologia clinica del Cern e coordinatrice per l'Italia dell'Espad, il sondaggio europeo sulla diffusione di stupefacenti e alcol. «Le chiamiamo “droghe furbe" proprio perché si muovono al confine tra legalità e illegalità: fino a che non vengono classificate e ricomprese nelle tabelle delle sostanze stupefacenti, possono essere vendute online». Addirittura, riferisce il colonnello Zapparoli, «i potenziali acquirenti vengono avvicinati sui social e persino sulle chat dei giochi online. Perciò noi Nas abbiamo dovuto sviluppare dei software per monitorare le piattaforme Web e infiltrare degli agenti sui siti». La pericolosità delle Nps, dice la Molinaro, sta nei loro «effetti tossicologici sconosciuti». E potenzialmente letali, come conferma Francesco Paolo Busardo, del Sistema nazionale di allerta precoce per le Nps: «Registriamo costantemente casi di intossicazioni gravi e anche diversi decessi. Sono droghe estremamente pericolose, basti pensare che sono molto più potenti della morfina». Ma se c'è un vero allarme sociale, assicura alla Verità Carlo Ciccioli, ex deputato del Pdl e direttore del dipartimento dipendenze patologiche di Ancona, è quello causato dal boom della cocaina. «Dalle nostre parti registriamo una crescita esponenziale nel consumo di coca. E la coca è una droga che comporta enormi rischi per tutta la società, perché il suo effetto è di separare, in chi ne fa uso, il cervello “rettiliano", quello di puro istinto, dalla corteccia, la parte che integra i messaggi meramente sensoriali e ci consente di utilizzare la razionalità. Quindi trasforma chi la assume in una persona estremamente aggressiva, come purtroppo ha dimostrato l'episodio dell'omicidio di Cerciello Rega. Ma la cosa ancor più grave è che, mentre la cannabis e l'eroina intorpidiscono il tossico, la cocaina lo spinge ad agire». E a non riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni: lo si è visto nei tragici incidenti del mese scorso in Sicilia. L'accesso a questa droga, per di più, pare essere tutt'altro che difficile. Oltre la metà dei fruitori assicura di potersela procurare facilmente in strada, il 44% in bar, pub e discoteche. La diffusione della cocaina era calata costantemente dal 2005 al 2014, ma è in ripresa rapida. Nel 2017 si sono fatti di coca 500.000 italiani, prevalentemente tra i 25 e i 34 anni. E non è raro che a «tirare» siano anche ragazzi giovanissimi. Pochi giorni fa, a Vimercate (Monza e Brianza), è finita in pronto soccorso, con sintomi di irrequietezza, per la seconda volta in due settimane, una bambina di 10 anni. I genitori non capivano perché stesse male. Gli esami effettuati hanno lasciato i medici «a bocca aperta», come ha ammesso il primario di psichiatria, Antonio Amatulli: la bimba era positiva alla cocaina. Anche il dottor Boschini, di San Patrignano, rileva che in comunità talora arrivano «minorenni con una conclamata tossicodipendenza da cocaina o eroina». E la cultura libertaria che si è creata attorno alla cannabis non fa che favorire il graduale passaggio alle droghe pesanti: «Gli spinelli sono la porta d'ingresso», spiega il colonnello Zapparoli. «Questo non significa che tutti quelli che ne fumano uno diventeranno dei tossici. Ma tutti i tossici hanno cominciato fumando spinelli». Perciò discutere di legalizzazione è pericoloso: «La liberalizzazione delle droghe leggere - nessuna droga, però, è davvero “leggera" - non può essere venduta come una conquista di libertà. Perché la droga, la libertà, te la toglie».Ecco spiegati, allora, tanti misfatti della cronaca nera. Ecco spiegato perché, come riporta il sondaggio europeo 2019, nell'ultimo anno, in Italia, è stato registrato un aumento del 10% dei decessi legati agli stupefacenti. Ecco spiegato l'efferato omicidio del vicebrigadiere da un ragazzo, reo confesso, armato da un'insaziabile fame di cocaina prima ancora che dal suo coltellaccio. Ed ecco spiegato perché la guerra alla droga, che allo Stato, tra cure mediche e repressione, costa lo 0,18% del Pil, è una guerra che non può conoscere armistizi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/ma-lo-volete-capire-che-e-tutta-colpa-della-droga-2639638255.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="guai-a-legalizzare-la-droga-lunica-strada-e-il-proibizionismo" data-post-id="2639638255" data-published-at="1758063643" data-use-pagination="False"> «Guai a legalizzare la droga: l’unica strada è il proibizionismo» Ansa Raggiungiamo il filosofo Stefano Zecchi mentre è al mare. Interrompe il relax estivo per discutere con La Verità di un tema, quello della droga, su cui si è espresso tante volte con competenza e profondità. Professore, possiamo dire che nella nostra epoca esiste una cultura, se non un culto, della droga? «Non nello stesso senso in cui lo si sarebbe detto negli anni Settanta». Cioè? «Sa, io sono un figlio del Sessantotto. La funzione della droga allora era diversa». Che intende? «Era una sorta di gioco di desistenza dalla realtà sociale. Tant'è che alcuni miei amici e conoscenti o sono finiti molto male in Italia o sono emigrati tra i santoni indiani». E la droga di oggi? «È la droga della competitività, dell'aggressività, oserei dire, imprenditoriale». La droga di allora era anticapitalista, quella di oggi è funzionale al capitalismo? «Sicuro. Con le ovvie semplificazioni che comporta, sottoscrivo questa sintesi». Ma oggi qual è la radice più profonda dell'esigenza di molti di fare ricorso alle droghe? «C'è una componente nichilistica, quando manca un'intenzione “prestazionale". In tal caso lo sballo tradisce l'assenza di progettualità, l'idea che il tutto e il niente sono la stessa cosa. Una malattia molto giovanile». Una malattia giovanile? «Ho visto tanti ragazzi sconcertati dalla mancanza di valutazione delle loro capacità e del loro merito. Quando sono molto fragili e non hanno supporti da familiari o amici, finiscono in questa deriva nichilistica. Della serie: io non so che farmene della mia vita». Evadono da una realtà che li spaventa e li delude? «La loro è una rinuncia». A cosa? «A concorrere in un sistema così fortemente competitivo. Di una competitività in cui la meritocrazia non è quasi mai rispettata. Ma è un rifugio per abbandonare sé stessi: un rifugio nel nulla. Non a caso sono aumentati i suicidi giovanili». Ed è aumentato il numero dei giovani in trattamento per problemi psichiatrici, di cui però alcol e droghe spesso sono solo fattori scatenanti. «Qui la droga è un'illusione della fuga. Molto diversa, appunto, dalla fuga degli anni Settanta, che era una fuga concreta, talvolta dal terrorismo, talvolta da rapporti inaccettabili con i genitori…». Talvolta anche una fuga creativa: pensi ai Beatles, ai Pink Floyd… «Bravissimo. C'era una generazione alla Jack Kerouac che vedeva negli stupefacenti e nell'alcol uno strumento di rifiuto dell'esistenza attraverso una nuova creazione. Basti pensare all'uso di coca, che non era proibita, da parte di Gabriele D'Annunzio». Si è spesso discusso di legalizzazione delle droghe leggere. Ma ora il governo, almeno la componente leghista, ha lanciato una campagna contro la cannabis light. Qual è, tra quella libertaria e quella proibizionista, la via giusta? «Se mi pone un aut aut, indubbiamente sceglierei la via proibizionista». Perché? «La via libertaria conduce a una deriva incontrollabile. In un sistema proibizionista, invece, chi ha una visione antagonista accetta i rischi delle sue scelte. Ma lo Stato non può tutelare l'illegalità. Certo, molto dipende dall'educazione». Ecco, lei spesso ha insistito sull'educazione. Ma in una società in cui abbondano stimoli negativi, dalla scuola ai media, le famiglie da sole come fanno a indirizzare i ragazzi? «Non ce la fanno». E allora? «Devono seguire una strategia fondata sull'esempio». Sull'esempio? «Un genitore non può essere prescrittivo all'ennesima potenza. Piuttosto, attraverso il suo esempio, deve offrire un'immagine di responsabilità. Ma se il genitore dà lui stesso una dimostrazione di trasgressività, se predica bene e razzola male, non può aspettarsi che il figlio cresca responsabile». Le nuove sostanze psicoattive, che sfuggono ai controlli legali perché ne vengono introdotte di nuove prima che le autorità possano dichiararle fuori legge, circolano facilmente sul Web. Dove è difficile che i genitori controllino: i giovani saranno sempre un passo avanti. «Lei mi mette paura...». Addirittura. «Eh sì, perché io ho un figlio di 15 anni e mezzo. E lei mi ricorda che è impossibile pensare di mantenere un controllo a 360 gradi. Anche perché i pericoli possono arrivare da molte parti». Da dove? «Io mi ricordo ancora mia madre, quando mi diceva di stare attento “alla strada"…». In effetti è la strada il luogo prediletto dagli spacciatori. Come la ripuliamo? «Con i controlli di polizia. Io sono fortemente a favore del decreto Sicurezza bis. Anzi, vorrei pure il “tris"…». Esiste una continuità tra consumo di droghe leggere e droghe pesanti? «Non posso darle una risposta dal punto di vista clinico. Ma dal punto di vista psicologico, sicuramente esiste. Certo, questo non significa che se uno si fa una canna e poi capisce la lezione, sia destinato a diventare un tossico. Saremmo ipocriti, uno spinello l'abbiamo fumato quasi tutti». Io mai. (Ride) «Ah mi spiace per lei… Io sono della generazione del Sessantotto, se mi fossi rifiutato mi sarei dovuto seppellire da qualche parte…». Nella capillare diffusione delle droghe, hanno influito le masse di immigrati irregolari, facile manovalanza per le organizzazioni criminali? «L'illegalità chiama altra illegalità. Persone che sono entrate in modo illegale non possono che vivere in modo illegale. È un assioma elementare». Elementare? «Talmente elementare che non riesco a capire quei soloni, soprattutto di sinistra, buonisti, che non riescono a fare questo collegamento». Loro dicono che queste persone scappano dalla guerra e dalla fame. «Va bene. Ma uno Stato lo si gestisce con il Principe di Machiavelli, non con il Cuore di De Amicis».