2018-09-28
Ma il Parlamento aiuta i delinquenti? Chi fa ostruzione alla legittima difesa
Dopo i recenti casi di cronaca, gli italiani chiedono a gran voce di poter reagire alle aggressioni in casa senza finire alla sbarra. Eppure, in aula, la legge viene boicottata grazie a Pietro Grasso. Che se ne vanta pure.Ricordate l'oste di Lodi? Mario Cattaneo? Ieri è comparso in tribunale. Prima udienza. Processo. Imputato. La sua colpa? Nel marzo 2017, un anno e mezzo fa, mentre se ne stava in casa tranquillo, con la moglie, il figlio e tre nipotini piccoli, due gemellini e un bimbo di tre anni, alcuni ladri romeni sono andati a rapinarlo. C'è stata una colluttazione. Lui è rimasto ferito. Ha preso il fucile da caccia. È partito un colpo. Uno dei ladri è rimasto ucciso. Vicino al cadavere c'era la refurtiva. «Non sono un assassino, cercavo solo di difendere la mia famiglia», ha detto ieri l'oste. L'avete visto in faccia? Ha occhi buoni come i piatti che sforna nella sua osteria. E mentre lo si guarda non si può fare a meno di chiedersi: perché lo Stato, che non ha saputo difenderlo, ora lo sta pure processando? In effetti: Cattaneo è la vittima. La vittima. Non il colpevole. Quella sera, dopo una delle tante giornate di lavoro dietro i fornelli, era andato a dormire in pace con il mondo. Non avrebbe fatto male a un moscerino se quei delinquenti non fossero entrati in casa sua. Se non avessero messo in pericolo i suoi cari. Ma è mai possibile che una vittima ormai da un anno e mezzo sia costretto a spendere tempo e soldi, a assoldare avvocati, a frequentare studi legali e uffici giudiziari, anziché i tortellini in brodo e la raspadura lodigiana, come sarebbe normale, solo perché ha evitato di farsi ammazzare? Se lo Stato non riesce a difendere i suoi cittadini, per lo meno, non dovrebbe evitare di perseguitarli quando questi si difendono da soli? Era questo il motivo per cui la nuova maggioranza gialloblù aveva promesso di modificare rapidamente la legge sulla legittima difesa. Non c'entra niente il Far West, i pistoleri, l'invito ad armarsi e a sparare, tutto quello che il Giornalone Unico Nazionale ha voluto far credere a reti unificate. C'entra solo il buon senso. Non a caso oltre l'80 per cento degli italiani, che di buon senso ne hanno da vendere a differenza del Giornalone, e nonostante esso, approvano quel provvedimento. Il quale, però, ecco la notizia, è rimasto incagliato nelle secche del Parlamento. E rischia così di slittare in avanti di alcuni mesi. Se tutto va bene se ne riparla nel 2019, e forse ancora più in là. Come mai? Cosa è successo? Dietro questa operazione si nasconde un uomo piuttosto celebre: Pietro Grasso. Proprio lui, l'ex magistrato, l'ex presidente del Senato, quello che si voleva intascare gli 82.000 euro del Pd, quello che poi è diventato leader di Liberi e Uguali, riuscendo nell'impresa di affossare subito il partito, ebbene: sfruttando il regolamento di Palazzo Madama, che conosce abbastanza bene, ha chiesto e ottenuto, con l'aiuto di alcuni senatori democratici, di far cambiare percorso al disegno di legge sulla legittima difesa. Che ha perso la corsia preferenziale sulla quale era avviato. Infatti ora dovrà essere votato articolo per articolo in aula, anziché in commissione, com'era previsto: il che, inevitabilmente allunga i tempi a dismisura. Considerando le sessioni di bilancio che occuperanno il Parlamento tutto l'autunno, è davvero difficile pensare che in tempi brevi l'iter possa essere concluso. E forse anche solo cominciato. Per altro Grasso ha rivendicato con orgoglio il blitz . In un tweet ha detto che «non si scherza con le armi e con le leggi». E come dargli torto? Non si scherza con le armi e con le leggi, certo. Ma neppure con la vita delle persone. Soprattutto quelle che vengono aggredite nella loro casa, e che hanno come unica colpa quello di non volersi fare ammazzare o di non far ammazzare il nipotino di tre anni che dorme nella stanza accanto. Perché la verità è questa: chi si difende oggi è rovinato. Se riesce a sopravvivere alle mani dei ladri, finisce nelle mani della giustizia. E a volte è quasi peggio: anni di processi, spese infinite, avvocati da pagare, a volte persino risarcimenti ai ladri. Chiedete al benzinaio Graziano Stacchio, se volete avere conferme. O al tabaccaio Franco Birolo, che dopo 6 anni di calvario, ha chiuso per sempre il suo negozio. O chiedete agli amici di Ermes Mattielli, morto di crepacuore quando ha saputo di dover risarcire i rom che lo volevano rapinare. Ora prendete il caso di Lanciano. Ieri è stato catturato il quarto bastardo. Romeno, per altro. Altro che pugliese, come avevano detto tutti. Quattro belve, violente, pronte a tutto. I due pensionati massacrati hanno raccontato che a un certo punto avevano la certezza di essere uccisi. E, al contrario della prima vulgata, l'uomo incerottato dal letto d'ospedale non ha affatto escluso l'uso delle armi: «Se avessi avuto il coraggio di avere una pistola, l'avrei usata», ha detto. E' chiaro, no? Nessuno sa come si reagisce in certi momenti. Che cosa ti fa fare la paura. Io, per esempio, non prenderò mai il porto d'armi. Ma se qualcuno entrasse a casa mia e minacciasse i miei figli, non so come reagirei. E posso pensare che lo Stato, che dovrebbe difendermi, mi metta sotto processo soltanto perché cerca di rimanere vivo? O di salvare la vita di un familiare? Magari mentre lo stesso Stato lascia poi andare in libertà i delinquenti?È ovvio questa logica che dev'essere ribaltata. Il problema è come. E quando. Lo so che nella commissione giustizia del Senato, prima di trovare la trappola per il rinvio, si sono arrovellati attorno a mille disquisizioni giuridiche, perché se c'è un morto «l'inchiesta va sempre aperta», «il magistrato deve sempre intervenire», e «in teoria uno potrebbe invitare un nemico in casa, ucciderlo, e poi dire che era un ladro». Per carità, non vogliamo metterci in competizione con cotanti giuristi. Ma dev'essere chiara una cosa: il diritto, con tutte le sue forme, deve servire a proteggere i cittadini. Non viceversa. Perché se invece si continua a giocare con la vita dei cittadini per salvare le forme del diritto, perdendo tempo e rimandando tutto al giorno di san mai più, non stupiamoci se i cittadini perdono fiducia nella legge. E magari assaltano i banditi per cercare di farsi davvero giustizia da soli.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
Continua a leggereRiduci
Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)