2018-07-15
L’uomo del crac Etruria gestisce la villa per dive del cinema e popstar
Il cantiere di Mario La Via non ha mai costruito yacht, nonostante i finanziamenti della banca. Ora i figli mandano avanti una mega tenuta da 3.500 euro al giorno dove girano i Thegiornalisti.Il renziano Renato Mazzoncini si arrocca alle Fs. Appena prima del voto, il governo Gentiloni ha piazzato una pattuglia di manager che ora sono nel mirino dei grillini. Su tutti, l'ad fortissimamente voluto da Matteo Renzi.Lo speciale contiene due articoliA Roma non ci sono solo le ville dei Casamonica a distinguersi per il fasto kitsch. Anzi ce n'è una che le batte tutte, per grandezza e pure per pacchianeria, e si trova nella zona di Grotta rossa, a Nord della Capitale. Appartiene o almeno è in uso alla famiglia di Mario La Via, chiacchieratissimo imprenditore andato a fondo con il suo cantiere nautico Privilege yard di Civitavecchia. A settembre lui, la figlia Maria, e altri presunti complici dovranno affrontare l'udienza preliminare nel processo per bancarotta che i pm civitavecchiesi hanno chiesto per loro. Tra i beni che La Via avrebbe sottratto alla società che gestiva e che avrebbe dovuto costruire yacht hollywoodiani (ma non ne ha varato nemmeno uno) c'erano anche i 100 milioni di euro che un pool di banche, capitanato da Banca Etruria, gli erogò. Anche per quel buco da circa 30 milioni, l'istituto un tempo guidato da Pier Luigi Boschi & c. è colato a picco.Ma i La Via, nonostante le vicissitudini giudiziarie, non si sono persi d'animo e si sono riciclati, trasformando la magione di 79,5 vani, con laghetto, piscina coperta e scoperta e un parco di 13 ettari, nella location quasi perfetta per eventi, sedute di «team building», film e video musicali. La società (che risulta inattiva) a cui è affidata l'organizzazione di tutto si chiama Villa Veientana srl (il nome della magione) ed è intestata ai commercialisti Pasquale Iaquinta e Mario Furfaro. Ma sul sito i numeri di telefono di riferimento sono quelli di Maria e Guglielmo La Via, i figli di Mario. La prima resta imputata nel procedimento per il fallimento della Privilege, per il secondo è stata chiesta l'archiviazione. La villa in passato è stata sequestrata, ma secondo Maria La Via non lo sarebbe più: «Se fosse sequestrata non potremmo fare eventi. Ne facciamo uno al giorno, compreso stasera. Noi siamo la società di eventi che opera sulla villa, in passato forse c'è stato qualche problema, ma adesso assolutamente no». In questo cottage prima si incontravano politici di tutti i partiti, generali e porporati. Si potevano incrociare anche il sultano del Brunei o l'ex segretario dell'Onu Perez de Cuellar, citati da La Via come partner delle sue imprese. Ora la casa è un set in grado di competere con il castello napoletano del Boss delle cerimonie. Tanto che qui è stata girata la commedia Uno di famiglia, in uscita a novembre, in cui Nino Frassica, diretto dalla regista Maria Federici, interpreta il capocosca calabrese don Peppino Serranò. Durante le riprese ha fatto capolino sul set anche Maria Grazia Cucinotta. Pure Netflix ha individuato Villa Veientana come palcoscenico per un suo progetto. Il gruppo Thegiornalisti, certamente affascinato dall'aria cafona e anni '80 del luogo, vi ha realizzato il video di uno dei tormentoni dell'estate, Felicità puttana (5,5 milioni di visualizzazioni in un mese). Nel cortometraggio il frontman Tommaso Paradiso e l'attrice Matilda De Angelis si dimenano nelle stanze del villone lasciando intravedere arredi rosa shocking e tessuti multicolor. Il ritornello, «questa felicità che dura un minuto, ma che botta ci dà» sembra perfetto per lo choc che subisce chi entra in questo museo dell'esagerazione: giganteschi vasi in stile cinese, soprammobili di ogni genere, stampe (oppure originali?) di pittori eccellenti come Giorgio De Chirico; notevoli anche il gigantesco acquario e la discoteca psichedelica. Paradiso canta «ma che bello sudare l'estate ai matrimoni» ed è questo il core business della casa.Maria La Via propone all'aspirante sposino di turno la location a 3.500 euro per il banchetto. A questa si possono aggiungere diversi pacchetti di catering, con tre diversi menù, che vanno da un minimo di 70 euro a persona a 140. «Quello da 77-80 euro è ottimo», assicura la padrona di casa, «un antipasto molto vasto» con varie «isole» (del casaro, dei salumi, del pesce), due primi e un secondo, gran buffet di dolci, torta nuziale e bollicine. Se gli invitati sono molti, la giovane propone uno sconto di 3 euro a testa. Il padiglione per le cene di gala dispone di 200 posti a sedere. Dj e fotografo non sono inclusi nel prezzo e anche gli allestimenti «particolari» sono extra. Ma nella villa si possono organizzare tutti i tipi di eventi, dalle feste per i diciott'anni («pacchetto per 50 persone, dj compreso e cena a buffet: 2.000 euro») alle sfilate di moda. La villa è pubblicizzata anche sui siti che offrono pernottamenti. Su Airbnb si può affittare per 1.100 euro a notte (9 persone, 4 camere da letto), mentre su Booking il soggiorno ha prezzi che oscillano da 1400 a 1.780 per due notti a seconda del numero degli ospiti (da 1 a 14). I pm Allegra Migliorini e Mirko Piloni contestano a La Via e ai suoi coimputati (meno che alla figlia Maria) la distrazione di circa 80.000.000 di euro di aumento di capitale, «richiesto dagli istituti di credito per la concessione di finanziamenti per oltre 100.000.000». All'imprenditore è contestato anche il ricorso abusivo al credito per il mutuo erogato da Etruria e dagli altri istituti, ottenuto «dissimulando il dissesto dell'impresa e lo stato d'insolvenza dell'impresa». Mario La Via è inoltre accusato di ricettazione e riciclaggio per l'intestazione di denaro e immobili a società terze, in realtà sotto il suo controllo. Per esempio la villa di Grotta rossa era schermata dalla Criba agricola srl, controllata interamente da una società anonima del Liechtenstein.L'imprenditore è finito alla sbarra anche per aver devoluto 700.000 euro della Privilege in offerte ad associazioni italiane ed estere «su richiesta e indicazione (e, in mancanza, su sollecitazione) di Tarcisio Bertone, direttamente o tramite la sua segretaria». Il cardinale era solito dire messa nella cappella della villa, consacrata da un altro principe della Chiesa, Camillo Ruini. Oggi l'altare viene utilizzato per matrimoni, battesimi e comunioni a pagamento. Giacomo Amadori<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/luomo-del-crac-etruria-gestisce-la-villa-per-dive-del-cinema-e-popstar-2586722228.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-renziano-mazzoncini-si-arrocca-alle-fs" data-post-id="2586722228" data-published-at="1758023775" data-use-pagination="False"> Il renziano Mazzoncini si arrocca alle Fs Nell'afa di luglio, dentro quel gioiello architettonico che è Villa Patrizi a Roma, c'è un uomo in trincea. Resistere, resistere, resistere è la parola d'ordine di Renato Mazzoncini, amministratore delegato super renziano delle Ferrovie, in bilico dopo la fatwa del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, che non lo vuole vedere neppure dipinto sul muro. E per colmo di bizzarria ha l'ufficio qualche centinaio di metri più in là. È lo spoil system, soprattutto è l'effetto di due blitz del governo di Paolo Gentiloni, che negli ultimi mesi di mandato ha dato via libera alla contestata fusione Fs-Anas (con il Movimento 5 stelle storicamente contrario) e ha rinnovato per tre anni il contratto al manager bresciano che l'ha attuata. Ora siamo arrivati al dunque, perché anche se Ferrovie dipende dal ministero dell'Economia, il niet di Toninelli (con parere negativo scritto, inviato al Mef) pesa come un macigno. Il cda del 26 luglio dovrebbe essere decisivo e Mazzoncini si è ben guardato dal chiedere al vecchio board di decadere, primo passo per azzerare tutto. Il gesto non è piaciuto nelle stanze governative ed è stato interpretato come una sfida; un atteggiamento controproducente che esula dal protocollo dei rapporti fra management e azionista. Nel quartier generale si vivono giorni difficili, la tensione è palpabile e il clima è da Fort Alamo con i renziani assediati e il nuovo potere politico fuori, pronto a impallinarli. Con Mazzoncini, i vertici in trincea sono Gioia Ghezzi (presidente) e Mauro Ghilardi (direttore risorse umane e organizzazione), che negli ultimi tempi hanno diradato molto le uscite ufficiali; in qualche caso la loro assenza è stata notata con fragore ad eventi organizzati dall'azienda stessa. Come spesso accade in questo primo periodo del governo M5s-Lega, l'ultima speranza è riposta in una presa di posizione super partes a forma di salvagente da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella. In attesa dello showdown le voci si susseguono e si sovrappongono, soprattutto quella che attribuisce alla Lega la volontà di cambiare i conduttori dei treni italiani. In realtà così non è e Giancarlo Giorgetti, che segue da vicino le operazioni di ricambio sulle poltrone che scottano (oltre a Fs, Rai e Cassa Depositi e Prestiti), sembra molto laico al riguardo. Ha pronti due nomi per il futuro: Beppe Bonomi, l'ideale per far da cerniera tra Ferrovie dello Stato e Trenord, e Flavio Cattaneo. Ma i posti chiave nelle altre due corazzate sono considerati più interessanti e per gli uomini di Matteo Salvini la conquista di Villa Patrizi non è prioritaria, o almeno non è perseguita con la stessa determinazione messa in campo dai 5 stelle. Mazzoncini è ritenuto un manager capace, probabilmente in grado di interpretare i cambi di strategia politica, anche se l'ortodossia renziana e quel rinnovo a tradimento operato dal governo Gentiloni (in sfregio al galateo istituzionale) non depongono a suo favore. Più frontale la posizione dei grillini, che vorrebbero riaprire la pratica della discussa fusione con Anas. Non a caso il ministro Toninelli, appena insediato e con l'urgenza che si riserva a un mal di denti, ha detto: «Bisogna valutare in tutti i dettagli e vedere se ha un senso oppure no». Sul futuro del manager si allunga anche l'ombra giudiziaria del rinvio a giudizio a Perugia per una vicenda di contributi pubblici alla società regionale di trasporto locale, la ex Umbria Mobilità assorbita da Busitalia (a sua volta controllata delle Fs) di cui Mazzoncini era presidente. L'accusa è di truffa per aver alterato le comunicazioni sui ricavi da traffico. L'ad di Ferrovie si è sempre ritenuto sereno ed estraneo ai fatti, ma una clausola etica dello statuto di Fs stabilisce che in caso di rinvio a giudizio per certi reati contro la pubblica amministrazione non si può essere eletti nei cda delle partecipate. Un grimaldello che Toninelli potrebbe utilizzare per scardinare la porta di ferro di Fort Alamo. Giorgio Gandola
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.