2021-07-15
«L’Ungheria contro i gay? Falsità. Vogliamo solo tutelare i nostri figli»
Judit Varga (Getty images)
Il ministro della Giustizia Judit Varga del governo Orbán: «Non spetta all'Ue prescrivere come i genitori dovrebbero crescere i propri bambini. La legge che Bruxelles critica impedisce solo la propaganda Lgbt nelle scuole» Prima di accusare l'Ungheria di essere una nazione retrograda che «discrimina in base al genere», vale la pena di dare uno sguardo alla storia di Judit Varga. Una donna di 40 anni, con ben tre figli, che da due anni occupa la poltrona più importante al ministero della Giustizia. Vi sembra che dalle nostre parti via sia qualche caso simile? Eppure, come noto, l'Ungheria è accusata di essere «medievale» per via di una nuova legge a protezione dei minori. È proprio di questo che abbiamo parlato con il ministro Varga. Ministro, dicono che abbiate fatto una legge «contro le persone Lgbt». È vero?«Non è assolutamente vero. Il Parlamento ungherese, insieme all'opposizione, ha adottato una legge per proteggere meglio i nostri bambini. Se qualcuno leggesse il testo della legge, cosa che non hanno fatto i nostri critici, si renderebbe conto che tutto questo riguarda appunto i bambini, il nostro valore più grande. Quindi ciò a cui stiamo assistendo in Europa è la diffusione, da parte dei media liberal mainstream, di notizie false e accuse infondate, solo perché uno Stato membro non è disposto a giocare secondo le loro regole. In realtà, vogliono semplicemente costringerci a far entrare i lobbisti Lgbt nelle nostre scuole. È scandaloso!».Ursula Von Der Leyen ha definito la legge «una vergogna». Cosa risponde?«Piuttosto, a essere vergognosa è la campagna diffamatoria lanciata contro l'Ungheria. Questi attacchi sono arrivati al punto che il premier olandese ha dichiarato di voler mettere in ginocchio l'Ungheria. Il tono e le affermazioni che alcuni funzionari e capi di Stato dell'Ue hanno fatto di recente evocano gli istinti colonialisti di epoche passate e le manifestazioni di potere irrispettose di chi si considera superiore».Ritiene corretto l'intervento dell'Ue nei confronti del governo ungherese? O si tratta di un'ingerenza eccessiva?«Non è la prima volta che Bruxelles vuole dire la sua in un processo legislativo in cui non ha alcuna competenza. Quando siamo entrati nell'Unione europea, le regole del trattato erano molto chiare, e le abbiamo rispettate. Purtroppo, però, da allora l'Ue non funziona secondo queste regole chiare, in determinati settori, ad esempio la migrazione o la legge in questione. Queste sono tutte competenze nazionali. Né il “Comitato di Bruxelles" né alcun altro organismo europeo può prescrivere come vivere, come pensare e come i genitori ungheresi dovrebbero crescere i propri figli in Ungheria».Le minacce arrivate dall'Ue sono molto gravi, dal punto di vista economico. Come pensate di reagire?«Il governo ungherese resta naturalmente aperto a un dialogo costruttivo con la Commissione, basato sul rispetto reciproco. Ma utilizzeremo anche tutte le azioni legali per proteggere i diritti dei genitori ungheresi. Semplicemente non è accettabile che burocrati a migliaia di chilometri da qui ricattino un intero Paese solo perché crediamo che crescere i figli sia un compito che spetta alla famiglia».Perché avete sentito il bisogno di una legge a tutela dei minori?«Il nostro obiettivo con questa legge è proteggere i bambini e garantire i diritti dei genitori, cosa che è in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, più esplicitamente con l'articolo 14, paragrafo 3: è diritto dei genitori garantire l'istruzione e che l'insegnamento sia conforme alle loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche».L'Ungheria è accusata dalla sinistra italiana di equiparare l'omosessualità alla pedofilia. È così?«Questa è solo l'interpretazione intenzionalmente errata di coloro che non possono accettare che stiamo adottando provvedimenti concreti per proteggere i bambini. Penso che dovrebbero leggere la legge; e se lo faranno, la prima cosa che vedranno è che non si applica alle persone di età superiore ai 18 anni. L'Ungheria è un Paese libero e tutti sono liberi di vivere come vogliono. Il loro orientamento, le loro scelte di vita e il modo in cui vedono la vita sono solo affari loro. Sono adulti. Ma ci deve essere protezione per coloro che non sono adulti, che sono ancora bambini, i nostri figli - non solo in generale: ognuno è figlio di qualcuno. E questa legge riguarda come proteggerli». A cosa si riferisce quando parla di propaganda Lgbt?«La propaganda sessuale include la promozione o la rappresentazione diretta, naturale o intenzionale della sessualità (sia essa etero o omosessuale) o la promozione della deviazione dal sesso di nascita, il cambiamento di genere. Non possiamo permettere che i nostri figli siano posti sotto la tutela delle Ong invece che dei loro genitori, e le scuole non possono essere il terreno della politica di partito. Così come non può esserci spazio per l'imposizione forzata ai bambini di qualsiasi punto di vista o ideologia (compresa la promozione della visione Lgbtq). Un esempio lampante è la pubblicazione di un libro di fiabe che conteneva chiaramente tale propaganda».Gli attivisti Lgbt affermano che, con la nuova legge, in Ungheria non sarà più possibile parlare di omosessualità in televisione né alla radio né a scuola. È vero?«Questo non è vero, è solo un'altra fake news. In primo luogo, la pubblicazione di contenuti pornografici nei media è stata addirittura vietata prima dell'adozione della legge (i programmi con tali contenuti sono disponibili solo su canali criptati). La legge amplia ulteriormente il regolamento esistente, classificando i programmi multimediali con tali contenuti sessuali come “non raccomandati per le persone di età inferiore ai 18 anni". Questi programmi possono essere pubblicati o mandati in onda solo tra le 22 e le 5. Quindi non vietiamo nulla. Per quanto riguarda le scuole: il punto di vista del governo è che i minori dovrebbero essere protetti da contenuti - presenti nei media o su Internet - sessualmente espliciti o di qualsiasi altro genere non adatto alla loro particolare fascia di età. Le lezioni educative dovrebbero essere tenute solo da personale e da organizzazioni qualificati, con il consenso esplicito dei genitori, dopo che questi ultimi abbiano potuto familiarizzare con il contenuto della lezione».Avete intenzione di cambiare la vostra legge in qualche modo dopo l'intervento europeo?«Non ci sono proposte in questo senso sul tavolo».L'Ungheria è anche accusata di discriminare i transessuali, ai quali sarebbe vietato cambiare sesso all'anagrafe. Cosa risponde a queste accuse?«L'articolo XV, paragrafo 2 della Legge fondamentale (la Costituzione ungherese, ndr) assicura un alto livello di tutela del diritto alla parità di trattamento, stabilendo che l'Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti senza discriminazioni e in particolare senza discriminazioni fondate, tra l'altro, sul sesso o su qualsiasi altro status. La legislazione ungherese relativa al “sesso alla nascita" non impedisce ad alcuna persona di esercitare i propri diritti fondamentali derivanti dalla propria dignità umana o di vivere secondo la propria identità. Pone anzi fine a una lunga incertezza nell'interpretazione giuridica. La nozione di “sesso" di una persona non era legalmente definita in Ungheria. Con questa legge, lo Stato ungherese non vuole stabilire quale tipo di identità una persona possa sentire o con quale identità debba associarsi. La legislazione ungherese definisce solo il sesso alla nascita e non influisce sull'identità della persona interessata».Lei è un politico di successo. Eppure è anche mamma, con tre figli. In Italia non si vedono spesso cose del genere. Pensa che in Ungheria le donne siano più valorizzate che qui?«Non sono nella posizione di commentare come le donne siano “valorizzate" in un altro Paese. Quello che vedo in Ungheria, tuttavia, è che il governo rimane impegnato a mantenere la pari partecipazione delle donne alla vita politica e al processo decisionale. Riteniamo che l'attuale legislazione garantisca questa possibilità al più alto livello possibile dell'ordinamento giuridico. Guardi il governo, per esempio: tre ministri sono donne, di cui una è responsabile delle politiche per la famiglia e l'uguaglianza di genere. Inoltre, il Women's public leadership training program - lanciato nel 2018 e sostenuto dal National talent program - offre una formazione gratuita e orientata alla pratica per le donne di età compresa tra 18 e 36 anni che hanno l'ambizione di partecipare alla vita pubblica. Quindi, nel nostro Paese, vengono offerte tutte le condizioni per intraprendere un percorso di carriera nel settore della pubblica amministrazione».
Jose Mourinho (Getty Images)