Il Consiglio oggi vota il pacchetto Fit for 55, nonostante un Parlamento spaccato. Pronte stangate su allevamenti, importazioni, navi, aerei, proprietari di immobili «inquinanti» e auto a combustione. Forti pressioni da Frans Timmermans: «Fate la cosa giusta»
Il Consiglio oggi vota il pacchetto Fit for 55, nonostante un Parlamento spaccato. Pronte stangate su allevamenti, importazioni, navi, aerei, proprietari di immobili «inquinanti» e auto a combustione. Forti pressioni da Frans Timmermans: «Fate la cosa giusta»Con il voto di oggi del Consiglio Ue a Strasburgo, l’Europa prenderà decisioni capestro che la porteranno alla regressioni industriale. E questo nonostante la distanza tra l’ideologia espressa dalla Commissione e il più realistico Parlamento, dove già ieri si è cominciato a discutere e votare il Fit for 55, ovvero il pacchetto di misure proposto dalla Commissione per contrastare i cambiamenti climatici. Non si tratta solo del divieto di vendita di veicoli con motori a combustione interna, un vero disastro per l’industria automobilistica del Vecchio continente, ma anche della revisione del sistema di scambio delle quote Eu-Ets, che prevede che gli impianti grandi emettitori di gas serra non possano funzionare senza un’autorizzazione alle emissioni stesse che devono compensare con quote in euro equivalenti a una tonnellata di CO2. Inclusi agricoltura e allevamenti. Quote che possono essere comprate e vendute dai singoli operatori interessati. Un’altra idea è il Carbon border adjustment mechanism (Cbam), ovvero la tassa sulle emissioni alla frontiera per porre dazi alle merci in entrata prodotte in Paesi con standard climatici inferiori a quelli Ue. Che il traguardo della riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro la fine del decennio sia ambizioso lo sappiamo, e il provvedimento riguarda anche l’edilizia (ricorderete l’idiozia di non poter commercializzare gli immobili a bassa efficienza energetica), il trasporto marittimo, spinto verso il gas naturale liquefatto, e l’aviazione, che sarebbe sottoposta al progetto Corsia, da Carbon offsetting and reduction scheme for international aviation. Quest’ultima però, dovendo ragionare su scala mondiale, ha scommesso da tempo sul carburante sostenibile (definito Saf), un cherosene ottenuto in parte da sostanze di origine vegetale.In ogni caso da questa due giorni potranno uscire i nuovi standard di emissione di anidride carbonica per le automobili e per i furgoni, ovvero per il tessuto della mobilità necessaria per le Pmi. La proposta originale del Fit for 55 prevedeva che i valori emissivi, ora di 95 grammi di CO2 per chilometro per le auto e di 147 per i furgoni, scendessero del 55% entro il 2030 per poi azzerarsi in cinque anni. A contrapporsi all’ideologia conterà il parere non vincolante ma votato a maggioranza il 29 aprile presso la commissione Trasporti che ha chiesto di emendare il pacchetto per contemplare una transizione più graduale senza bandire tout court i motori termici. In seno al Parlamento Ue a contare più di tutte le altre compagini politiche è il Ppe, che aveva presentato una moratoria in questo senso spiegando quali ricadute negative avrebbe un atteggiamento rigido verso i motori tradizionali. Di fatto sono anni che dalla Ue arrivano troppe nuove normative e queste hanno contribuito a creare un clima di incertezza sia in chi dovrebbe investire, che non sa verso quale tecnologia concentrare la produzione, sia in chi dovrebbe acquistare, che quindi prende tempo. C’è da sperare che ancora una volta sia la lentezza dei meccanismi europei a salvarci da leggi recessive. Ricordiamo, infatti, che quando il Green deal fu ideato il prezzo medio dell’energia in Europa era molto inferiore e la disponibilità di componenti elettronici e materie prime molto più ampia. C’è poi da chiedersi se in tempi di post pandemia e di guerra sia proprio il caso di imporre all’industria automobilistica una simile rivoluzione. Non a caso il coordinatore del Ppe della commissione parlamentare industria, Christian Ehler, ha spiegato: «Non vogliamo bloccare la decarbonizzazione, ma incalzare la Commissione europea su qualcosa che si è impegnata a fare e non ha fatto, cioè presentare un’analisi dettagliata dell’impatto della transizione energetica». Tra le soluzioni che la commissione Trasporti caldeggia ci sono i biocarburanti, l’idrogeno e la combinazione di tecnologie affermate con altre innovative come mezzi ibridi con motore diesel e a gas uniti all’elettrico. Ogni possibile soluzione aiuterebbe a scongiurare lo scenario peggiore, con mezzo milione di posti di lavoro persi, di cui 73.000 in Italia secondo l’Anfia. Lo scenario da domani sarà questo: se il pacchetto sarà votato, ogni nazione dovrà prendere posizione e negoziare con il Consiglio dell’Unione. Se passerà il no, il provvedimento dovrà essere riesaminato da Bruxelles. Di sicuro però è più probabile un sì, viste anche le pressioni del vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, che ieri ha detto: «Io vi imploro, fate la cosa giusta», a proposito della volontà degli eurodeputati di respingere la proposta della Commissione di vietare la produzione di auto a combustione dal 2035. Poi ha aggiunto: «Non penso che prorogando il cambio alla mobilità elettrica o lasciando delle scorciatoie nella legge per evitare un bando completo delle macchine inquinanti entro il 2035 si aiuti l’industria delle auto. E non aiuta i consumatori».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





