2025-01-19
L’Ue pazza di Jolani gli regala 235 milioni: «Per transizione pacifica e inclusiva»
Abu Mohammad al-Jolani (Getty Images)
Incontro a Damasco tra la commissaria alle crisi e il neo leader. Il quale si mostra con la moglie, completamente coperta dal velo.Ieri, per la prima volta da quando ha preso il potere in Siria, Ahmed al-Sharaa, noto come Abu Mohammad al-Jolani, si è mostrato insieme a colei che si ritiene possa essere sua moglie. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) è una figura molto riservata riguardo alla sua vita personale, tanto che non ci sono informazioni pubblicamente disponibili o confermate riguardo il nome o l’identità della donna che ieri è apparsa accanto al marito indossando l’abaya (una sorta di burka un tempo molto utilizzato in Arabia Saudita), il niqab e i guanti rigorosamente neri. Unica concessione, una borsa verde con annesso foulard - sempre color verde - sopra il niqab. Il regime di Bashar al Assad era certamente mostruoso, ma non abbiamo alcuna garanzia che quello che lo ha sostituito sia migliore, come mostrano le esecuzioni sommarie di coloro che sono ritenuti vicini al passato regime e il modo in cui lo stesso Jolani tratta le donne. Lo scorso 4 gennaio vi abbiamo raccontato di come il nuovo padrone della Siria si è prima rifiutato di stringere la mano al ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, e poi l’ha addirittura fatta sfuocare nella foto ufficiale insieme al ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot. Nonostante i brutti segnali che continuano ad arrivare da Damasco, Jolani continua a incontrare personalità politiche occidentali tutte convinte che questo tagliagole sia diventato «un moderato islamista pragmatico». Il capo di Hts in poche settimane ha compiuto un vero capolavoro: in pochi giorni si è preso la Siria cacciando Assad, che è dovuto scappare di notte a Mosca prima di essere impiccato, ha convinto gli americani a togliere la taglia da 10 milioni di dollari che pendeva sulla sua testa, ha incontrato tutta una serie di politici occidentali euforici per averlo conosciuto, come si vede dalle foto che arrivano dalla Siria. Ma non è tutto, perché «il moderato islamista pragmatico» ha letteralmente stregato l’Unione europea che sta preparando le basi per una possibile revoca su larga scala delle sanzioni alla Siria, includendo settori chiave come i trasporti, l’energia (petrolio e gas) e le attività finanziarie e bancarie, secondo quanto riportato in un documento informale visionato da Euronews. Il documento, noto come non-paper e utilizzato per negoziati riservati tra gli Stati membri, precisa che l’eventuale rimozione di gruppi affiliati ad al-Qaeda, come Hts, dalla lista delle organizzazioni terroristiche, richiederebbe una decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite prima di essere applicata dall’Ue. «Questo dipenderà dalla nostra valutazione congiunta dell’entità Hts, del suo leader al-Sharaa e dall’evoluzione della situazione sul campo in Siria», si legge nel documento. In attesa del regalo sulle sanzioni dell’Ue e quelle degli Usa il Commissario Ue alla gestione delle crisi, Hadja Lahbib, qualche giorno fa ha annunciato lo stanziamento di un pacchetto di aiuti da 235 milioni di euro per la Siria prima di partire per una visita nel Paese. «Dobbiamo garantire una transizione pacifica e inclusiva, questa è la mia richiesta principale. Ci auguriamo di vedere un cambiamento che permetta ai siriani di essere riconosciuti nella loro grande diversità, non vogliamo un Assad 2.0» ha spiegato in un’intervista ad alcuni media internazionali, tra i quali l’Ansa. Hadja Lahbib è arrivata a Damasco venerdì, e dopo l’incontro con Jolani, su X ha scritto: «Ho avuto un incontro cortese e approfondito con il leader siriano al-Sharaa sulla situazione geopolitica in Siria e nella regione di confine. Sono in Siria con un messaggio chiaro. Il futuro della Siria appartiene a tutti i siriani. Riporterò ai ministri dell’Ue i messaggi rassicuranti che ho sentito dalle autorità». E la mancata stretta di mano ad Annalena Baerbock? Per Hadja Lahbib non è un problema: «È importante rispettare le culture, ma è un dettaglio, ciò che conta è il cambiamento atteso». Durante la visita di Lahbib non ci sono stati incidenti, secondo il suo entourage. Non ci sono state strette di mano, né con gli uomini né con le donne. La fine del governo di Assad rappresenta un punto di svolta cruciale per la Siria, aprendo potenzialmente un nuovo capitolo di speranza per oltre 16 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria nel Paese. Tuttavia, l’incertezza che avvolge il futuro rende difficile prevedere se questa nuova fase permetterà finalmente ai siriani di ricostruire le proprie vite. Prima dell’ultima recente escalation, la Siria aveva già la seconda più grande crisi di sfollamento al mondo, con oltre 14 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case. Oltre 7 milioni di siriani rimangono sfollati all’interno del Paese, un terzo della popolazione complessiva, e oggi il 90% dei siriani vive in povertà e le necessità umanitarie sono ai massimi storici. L’Emergency Watchlist dell’International rescue committee avverte che nonostante le rassicurazioni di al-Sharaa «il conflitto tra gruppi armati non statali potrebbe riesplodere, mentre il coinvolgimento di attori esterni rischia di complicare ulteriormente la situazione. Sebbene i recenti scontri nel nord-ovest sembrino essersi attenuati, nel nord-est del Paese permangono tensioni e insicurezza». Infine, la presidenza francese, in una dichiarazione rilasciata giovedì, ha annunciato che il presidente Emmanuel Macron, dopo una telefonata con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ha organizzato una conferenza sulla Siria che si terrà a Parigi il 13 febbraio.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)