2020-02-27
L’Ue offre brioche: «Aiuti per il morbo? Vedremo, a Roma squilibri eccessivi»
La Commissione striglia l'esecutivo e promette qualche briciola di flessibilità. Anche se servirebbe la cura usata da Hong Kong.Puntuale è arrivato il report della Commissione Ue sui conti italiani. «Debito alto, spesa pensionistica pesante che aggrava le casse dello Stato, bassa produttività: a causa dei suoi squilibri considerati eccessivi», l'Italia resta per il sesto anno sulla lista nera dei Paesi che teoricamente rischiano la procedura per squilibri (Mip). Nella pratica, non ci sarà nessuna conseguenza: da quando c'è il Conte bis, Bruxelles ha cambiato i toni, e dallo scontro frontale è passata ai blandi consigli sapendo di trovare una controparte spesso più realista del re. E ieri il gesto (finto paternalistico) è arrivo a stretto giro di posta dopo la consueta tirata d'orecchi. Quando a maggio Bruxelles tornerà a esaminare l'economia italiana, ci sarà anche un'altra grande attenuante: il rischio coronavirus. Lo ha spiegato il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni: il pericolo si è già in parte materializzato, e si candida a essere la circostanza eccezionale che giustificherà nuova flessibilità per il 2020. Prima i giallorossi dovranno presentare il programma nazionale delle riforme. Che sostanzialmente è già contenuto nel Country report diffuso ieri dall'Ue. «Il rapporto tra debito e Pil sale ancora, sebbene i piani del governo siano diventati più compatibili con la riduzione del debito», si legge nel documento. «La crescita potenziale, sebbene in miglioramento, resta insufficiente ad assicurare una rapida riduzione del debito», prosegue il testo.Inoltre, l'Italia secondo Bruxelles non ha fatto «nessun progresso sull'attuazione delle riforme delle pensioni passate, per ridurre il peso di quelle di vecchiaia sulla spesa pubblica e creare spazio per altra spesa sociale e pro-crescita». Un modo nemmeno tanto velato per indicare al Conte bis che cosa dovrà inserire nel testo di aprile del Def. A quel punto, ai primi di maggio, saranno diffuse le nuove previsioni economiche Ue, che cercheranno di dare una prima stima dell'impatto dell'epidemia sul Pil tricolore. Volgarmente parlando, lo schema è quello del bastone e della carota. Solo che alla luce del coronavirus le briciole della flessibilità rischiano di essere una somma di ridicoli interventi e quindi inefficaci per il rilancio dell'economia. Trascorsi pochi giorni dall'allarmismo del premier, Giuseppe Conte, le varie istituzioni interessate hanno cominciato a sterzare e smorzare i toni. Dalla necessità di riaprire i locali in Lombardia e a Milano, fino alla spinta per il ritorno alla normalità.Paradossalmente non ci sono motivi sanitari a giustificare un cambio di strategia (se così si può chiamare il caos ingenerato), né notizie che dimostrano una inversione del trend dei contagi. È chiaro che il governo si è accorto di aver sbagliato. Di aver fatto scoppiare una bomba a mano senza che forse fosse veramente necessario e, soprattutto, senza averne calcolato le conseguenze economiche. Purtroppo il danno d'immagine si è propalato ancora più velocemente del virus. E ha raggiunto ogni angolo del mondo. Eventi fieristici e appuntamenti turistici cancellati per il prossimo semestre. Per la maggior parte dei media occidentali, gli untori sono diventati gli italiani e l'epicentro di Wuhan sembra dimenticato. Per rimediare a tutti i danni ci vorrà non solo tempo, ma anche tanti soldi. Al momento il cosiddetto decreto economico è un insieme di provvedimenti di facciata. Senza contenuti e fondi veri.Purtroppo se si vuole rilanciare un sistema Paese da una frenata così improvvisa serve benzina. Nel 2015 la Corea del Sud fu colpita dalla Mers, un virus proveniente dal Medioriente. Il Paese ebbe 1.167 contagi e 480 morti. Mise in quarantena alcuni centri, e migliaia di cittadini. Per uscirne alla fine del 2015 spese 15 miliardi di dollari. È notizia di ieri che la città Stato di Hong Kong, per uscire dalla sua prima crisi economica dovuta ai lunghi mesi di scontri e scioperi contro il governo di Pechino e agli effetti del coronavirus, ha deciso di varare un piano ambizioso. Un pacchetto da 14,4 miliardi di euro per garantire i debiti delle imprese private fino a 250.000 euro. Inoltre a ciascun cittadino maggiorenne verranno consegnati 1.200 euro (10.000 dollari Hk) in contanti per rilanciare i consumi. Certo, il rapporto debito/Pil dell'ex colonia inglese è pari allo 0,05%. Nulla, praticamente. Quello dell'Italia è oltre il 134%. Però per uscire dalle pandemia non c'è altra strada. Martedì Donald Trump ha varato un pacchetto di aiuti preventivi alla sanità pari a 1,2 miliardi di dollari per fronteggiare l'eventuale arrivo del coronavirus. I giallorossi nel decreto hanno stanziato 20 milioni di euro. Anche con le dovute proporzioni, la nullità delle mosse è palese. Se poi pensiamo di affidarci alle concessioni Ue di mini flessibilità, c'è da essere spaventati.