2020-09-23
L’Ue dà subito gli ordini al governo.
«Noi decidiamo, voi mettete i soldi»
Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis (Ansa)
Dopo il voto arriva la lettera di Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis. Il Patto di stabilità resta sospeso, ma le riforme devono essere coerenti con gli obiettivi del Recovery fund e l'Italia anticiperà le spese. Se approvate, nel 2021 verrà erogato solo il 6% dei fondi promessi.Da qualche giorno è arrivato l'autunno e, con la stessa regolarità, cominciano ad arrivare le letterine della Commissione Ue - a firma del commissario Paolo Gentiloni e del suo arcigno tutore, il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis - aventi a oggetto il solito tema: il bilancio dell'anno successivo. Quest'anno la Commissione ha deciso di anticipare e di non attendere nemmeno la presentazione della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) prevista per fine mese. C'è infatti da tenere conto delle riforme e degli investimenti pianificati nell'ambito del Next Generation Eu e quindi bisogna partire sin dalle prime proiezioni macroeconomiche della Nadef. Da queste scaturirà il documento programmatico di bilancio (Dpb) da inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre e la successiva presentazione alle Camere del disegno di legge relativo al bilancio 2021, da approvarsi entro il 31 dicembre. Il solito copione che riduce la potestà legislativa del Parlamento nazionale a mero accessorio, dovendosi muovere nello stretto sentiero definito dalle regole europee.La lettera conferma la sospensione del Patto di Stabilità (Sgp) per il 2021 - equivalente alla banale ovvietà di poter usare l'ombrello per proteggerci dalla pioggia - e invita l'Italia e i Paesi membri a «tenere in considerazione, nella misura più ampia possibile, l'attuazione delle riforme e degli investimenti previste dal Recovery fund in fase di stesura della legge di bilancio». La Commissione «presterà particolare attenzione alla qualità delle misure di bilancio prese e pianificate». Non senza aver puntualizzato che «quando le condizioni economiche lo consentiranno, si potrà perseguire politiche mirate a ottenere posizioni di bilancio prudenti nel medio termine», i Commissari «sperano» che gli strumenti chiave (NgEu e bilancio settennale 2021-2027) siano operativi per l'inizio del prossimo anno. Ed è proprio questa «speranza» la chiave di volta di tutto. A Bruxelles si saranno resi conto che il NgEu non esiste finché non appariranno sulla Gazzetta Ufficiale della Ue le relative decisioni e regolamenti, adottati dal Consiglio. Prima di allora, si continuerà a parlare del nulla. E allora, in base a cosa il governo farà le previsioni macroeconomiche della Nadef? In base alla «speranza» che la Decisione sulle cosiddette risorse proprie e sul NgEu passi indenne il vaglio di Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, tra cui il nostro, dove approderà l'8 ottobre al Senato? Oppure che le bozze di regolamenti proposti dalla Commissione siano adottati senza modifiche da parte del Consiglio? Come si fa a emanare entro il 31 dicembre una legge di bilancio facendo affidamento su delle bozze? Qualche giorno fa avevamo dato rilevanza alle domande poste, proprio su questi temi, dal deputato Renato Brunetta (Forza Italia) in audizione parlamentare al ministro Roberto Gualtieri, la cui risposta lasciò l'azzurro dubbioso se Gualtieri non avesse compreso la domanda o fosse solo incapace di rispondere.Casualmente, o forse no, le stesse perplessità sono state condivise solo ieri sul Sole 24 Ore, che si chiedeva «se giuridicamente il NgEu non esiste ancora, come può essere utilizzato nella legge di bilancio e nella Nadef?». Ma il macigno più importante e autorevole sulla strada del NgEu è stato gettato sabato sulle colonne del Corriere della Sera dal professor Enzo Moavero Milanesi, più volte ministro ed esponente di spicco del sancta sanctorum degli italiani che contano a Bruxelles, il quale non ha potuto esimersi dal far notare che la Commissione si era lasciata prendere la mano a danno del nostro Paese. Infatti, le bozze di regolamento già note, le linee guida e i documenti di lavoro pubblicati giovedì 17 «contengono disposizioni severe e insolitamente meticolose». Moavero rimarca che «potrebbero cambiare perché sinora non adottate né dal Parlamento europeo, né dal Consiglio», e quindi siamo costretti a discutere basandoci su «un singolare effluvio di “soft-law" che precorre, con precisazioni, chiarimenti e interpretazioni la formale disciplina del fondo che per ora non c'è». Un quadro di «carenza legislativa che cagiona insicurezza giuridica». Se riflettiamo per un attimo sul pulpito ultraeuropeista da cui arrivano queste parole, significa che il problema è davvero serio. E lo è ancor più perché Moavero nota che «ai Paesi che sono sotto procedura d'infrazione e tardano nelle azioni correttive per uscirne, i finanziamenti del Recovery fund potrebbero essere sospesi a guisa di sanzione». Giudica tale intenzione un «disegno opinabile» e osserva che «una siffatta condizione incombe sull'avvenire e rende questi Stati ulteriormente subordinati a eventuali future raccomandazioni e prescrizioni macroeconomiche dell'Unione». Insomma, il Recovery fund come anticamera per un programma di aggiustamento macroeconomico «alla greca» è servito.Alla luce di queste parole, la lettera dei Commissari si rivela una vera e propria trappola. Ci invitano infatti a definire obiettivi macro della Nadef e, cosa ancor più grave, norme della legge di bilancio, basandoci su delle bozze. Una cosa di una gravità inaudita sotto due aspetti: la Commissione anticipa, sin dal 2021, nella nostra legge di bilancio tutte le priorità (green, digitale, riforme prescritte dalle raccomandazioni per mettere mano alle pensioni e flessibilizzare ancor più il lavoro) del Recovery fund, penalizzando a parità di deficit programmatico, altre voci di spesa, e per di più non ci mette nemmeno un centesimo. Infatti da un documento di lavoro della Commissione che abbiamo visionato, i pagamenti della Ue relativi al Rrf (cosa ben diversa dagli impegni di spesa che saranno eseguiti per il 70% nel 2021-2022 e per il 30% nel 2023) previsti nel primo triennio saranno pari solo al 28% degli impegni e quasi il 23% slitterà oltre il 2027.Installano il pilota automatico e non ce lo pagano nemmeno, con ciò conquistando un enorme potere di condizionamento quando ci sarà da valutare e approvare i progetti. Chi infatti oserà obiettare qualcosa alla Commissione, mettendo così a rischio il finanziamento di spese già messe a bilancio a fine 2020, praticamente al buio? Ai mandarini di Bruxelles basterà un battito di ciglia per ottenere obbedienza cieca.
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