2019-02-07
L’Ue boccia le nozze fra Alstom e Siemens. Parigi e Berlino: «Regole da rifare»
Bruxelles blocca la nascita del colosso francotedesco dei treni. E adesso i due alleati pretendono norme che li favoriscano. Solo che le condizioni rispetto al 2017 sono cambiate drasticamente e se Germania e Francia non otterranno garanzia di rafforzamento reciproco c'è da scommettere che impediranno che altre nazioni si infilino lungo il loro asse.La clamorosa bocciatura dell'Antitrust europeo al matrimonio tra Siemens e Alstom avrà riflessi politici e geopolitici. E spiega il motivo dell'accelerazione imposta al trattato di Aquisgrana. Berlino e Parigi sapevano che sarebbe arrivato il niet europeo alla fusione dei due colossi delle rotaie. Una posizione che impatterà anche sul sistema bancario (Berlino vorrebbe fondere anche Commerzbank e Deutsh bank) e sulle altre grandi partite che servono alle due nazioni per blindarsi di fronte alla recessione in arrivo e alla bufera scatenata da Donald Trump. Non a caso ieri sera Germania e Francia hanno annunciato l'intenzione di modificare le norme sulla concorrenza nell'Unione europea. Perché è chiaro che per Angela Merkel le norme Ue sono intoccabili salvo che non penalizzano la Germania. Il ministro dell'economia tedesco, Peter Altmaier, ha detto che i due Paesi proporranno congiuntamente «modifiche alle norme europee per poter rispondere alla crescente concorrenza da parte dei giganti a livello globale. Con il mio collega francese Bruno Le Maire abbiamo concordato di preparare un'iniziativa congiunta per un aggiustamento delle norme europee sulla concorrenza». Il ministro francese ha anche puntato dritto il dito contro la Cina, sostenendo che la mancata operazione favorirà Pechino. «I cinesi non sono da nessuna parte e non li vediamo arrivare in Europa nei settori delle infrastrutture su rotaia, metro, treni ad alta velocità o sistemi di segnalazione», ha risposto a stretto giro di posta la commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, respingendo le critiche di Francia e Germania. «Mai nessun fornitore cinese ha partecipato ad appalti pubblici per treni e metro in Europa né è verosimile che accada nel prossimo futuro», ha detto, ricordando che la società cinese Crcc è attiva per oltre il 90% solo in Cina. «Una società non può essere competitiva all'estero se non lo è per prima a casa sua», ha quindi sottolineato la Vestager in merito alle specifiche critiche di aver impedito la creazione di un «campione europeo». In realtà nemmeno alla Vestager può sfuggire che lo stop è temuto non tanto da Siemens quanto dai francesi che necessitano di un forte consolidamento e non sono in grado di portarlo avanti dentro i confini nazionali. Alla Germania fa invece più paura la sfrontata concorrenza americana nei settori dell'automotive e pure dell'industria della difesa. Nel primo casa Berlino sa che deve creare un fondo pubblico che entri nelle aziende e fornisca la liquidità necessaria per sviluppare progetti ambiziosi e di lungo respiro. Berlino teme non tanto i dazi commerciali sulla propria pelle, quanto la possibilità che Trump e Xi Jinping facciano la pace e che lo spicchio tedesco d'Europa non sia più così importante per l'economia del Dragone. A quel punto la Cina potrebbe vedere in Berlino non più un partner ma un Paese in cui fare shopping. Angela Merkel non riuscirà a creare barriere da sola senza l'aiuto francese. Ecco perché tutti i canali sono collegati. Lo stesso motivo per cui Francia e Germania vorrebbero condividere progetti militari, facendo terra bruciata all'industria tricolore. L'accordo tra Fincantieri e Stx nell'ottica francese avrebbe previsto un contraltare: la crescita esponenziale in Europa del fatturato di Thales. Peccato che a discapito del nostro colosso Leonardo. Così si spiegano gli interventi dell'Antitrust locale e pure di quella di Bruxelles, la cui sentenza è attesa a breve. Nonostante il presidente di Fincantieri, Giampiero Massolo a margine del convegno dell'Ispi Il mondo nel 2019 in Assolombarda abbia fatto trapelare estrema serenità: «Prosegue in modo informale l'interlocuzione tra Fincantieri, la francese Stx e la Commissione europea. La procedura sta andando avanti, siamo alla fase del contatto informale tra aziende e Commissione che non ha una scadenza precisa, poi ci sarà una fase più formale con delle scadenze. Fincantieri sta continuando a preparare la propria documentazione e siamo abbastanza convinti che il nostro sia un caso valido, che tende a mettere l'industria europea in una situazione di maggiore competitività sui mercati mondiali» . «Non riteniamo», ha concluso, «che da questo punto di vista ci sia una situazione di rischio per la concorrenza in Europa, riteniamo invece che ci siano molte opportunità proprio sotto il profilo delle collaborazioni industriali». Solo che le condizioni rispetto al 2017 sono cambiate drasticamente e se Berlino e Parigi non otterranno garanzia di rafforzamento reciproco c'è da scommettere che impediranno che altre nazioni si infilino lungo il loro asse.
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