«Gli attacchi delle opposizioni? Un boomerang: FdI ancora più unito»

Fuori e dentro il Pirellone continua il boicottaggio di Federica Picchi, sottosegretario della Regione Lombardia con delega Sport e Giovani. Dopo la mozione di sfiducia espressa in Aula la scorsa settimana, con 44 voti favorevoli e 23 contrari perché avrebbe postato un video contro i vaccini, e dopo l’annuncio che resterà comunque al suo posto per decisione del governatore Attilio Fontana, si tenta in ogni modo di screditare la figura della cinquantenne consigliera in quota Fratelli d’Italia.
L’ultima accusa è che lei utilizzerebbe la Regione per fare pubblicità alla sua azienda, la Dominus Production, casa editrice e società di produzione e distribuzione filmica. «Un quadro inquietante», l’ha definito la dem Carmela Rozza. Vuole spiegare che cosa le viene contestato?
«Non lo comprendo nemmeno io, vedo solo l’ennesima strumentalizzazione. Per questo mi sono decisa a rispondere pubblicamente malgrado l’iniziale proposito di mantenere un basso profilo nella campagna denigratoria, orchestrata da settimane per danneggiarmi. Da dieci anni porta cultura cinematografica nelle scuole d’Italia, attività per la quale non ho mai percepito un compenso. Dominus non ha mai chiesto né ricevuto contributi pubblici, questa è la verità».
Lei l’ha fondata nel 2010, al suo rientro a Milano dopo aver lavorato a Londra per banche d’affari e finanza. Come mai quella svolta?
«Volevo far crescere i ragazzi con pellicole storiche e di valore basate su storie vere come Sound of freedom contro la tratta dei minori. Non avevo certo bisogno della Regione per un’attività che esiste da anni e la cui missione è diffondere prodotti con un profondo contenuto educativo e sociale. Trovo vergognoso che, da un lato, la sinistra si lamenti che la cultura è vessata e per questo accusa l’esecutivo di presunti tagli al fondo cinema, e dall’altro attacca una delle pochissime realtà che fanno cinema senza aver mai preso un euro di fondi statali».
Hanno detto che offre film dal suo sito personale, non più visibile in quanto appare «in costruzione».
«La mia pagina personale Federicapicchi.it non c’entra nulla con Dominus che ha un sito indipendente dove da dieci anni è attiva. Sto aggiornando il mio profilo, né avrò diritto. E non sono amministratore delegato di Dominus. Ho fatto consulenza internazionale per più di dieci anni e so bene che in ogni caso non ci sarebbe conflitto di interessi. Ribadisco: la mia attività culturale è sempre stata pro bono, resa non a fini di lucro».
Torniamo a quello che era successo in Aula. Il pretesto per sfiduciarla è che avrebbe messo su Instagram dei video contro i vaccini «per poi rimuoverli».
«Una falsità da querela per diffamazione. Ho condiviso un video proveniente dalla Casa Bianca nella sezione “Storie” di Instagram, dove spariscono da sole dopo ventiquattr’ore. Erano momenti di riflessione del presidente Donald Trump sul numero di vaccini che si somministrano ai neonati negli Stati Uniti, non c’entravano nulla con le politiche della Regione Lombardia. La sanità, peraltro, non è una mia delega. Eppure sono state condivisioni censurate a priori, senza averle nemmeno viste. Un atteggiamento preoccupante, un attacco strumentale alla mia persona».
Pd e M5s non la vogliono, si è visto nei numerosi attacchi. Ma la sfiducia è stata votata anche da franchi tiratori all’interno della maggioranza. Che idea si è fatta?
«Il problema del voto segreto è che malesseri a livello nazionale o territoriale finiscono per riversarsi su un soggetto che non c’entra nulla. Non è la prima volta che capita».
Il suo «caso» è diventato il pretesto per mettere in discussione la linea nazionale di Fdi impressa al governo lombardo, o sono manovre in vista delle Regionali?
«Non lo so. Mi sento un piccolo soldato che crede di lavorare al meglio ma non mi attribuisco importanza. Sono sempre stata leale, molto fedele da quando il partito era al di sotto del 4%. Di certo Fratelli d’Italia ha dato una prova di grande coesione anche nella questione sfiducia a Federica Picchi, e nonostante il tentativo di farci apparire divisi».
Se Fdi è stato compatto nel sostenerla e l’ha difesa, lo sgarbo è arrivato da Forza Italia.
«Non so. Evidentemente i numeri lo rivelano».
Fontana le ha confermato l’incarico in Consiglio regionale. Atto dovuto o lo sente anche come riconoscimento del lavoro fatto?
«Ringrazio il presidente per la fiducia e la stima, sono ben consapevole che nulla è dovuto. So di aver fatto un buon lavoro sui territori e i tanti messaggi di solidarietà che mi sono arrivati confermano l’apprezzamento per le iniziative messe in campo. Ricordo solo il bando per gli impianti sportivi in Lombardia da 100 milioni, il più grande avviato in questa Regione per interventi di riqualificazione e recepito capillarmente da tutti i territori lombardi, con una risposta straordinaria anche da parte dei Comuni più piccoli cui andava riservata una dotazione a fondo perduto. E cito il progetto Giovani smart, che ho fatto raddoppiare quanto a fondi, con progettualità di contrasto alle dipendenze, di prevenzione e di valorizzazione dei talenti giovanili. I progetti sono stati e sono tanti».
Se lei fosse esponente dell’opposizione, crede che ci sarebbe stato lo stesso accanimento che abbiamo visto contro una donna consigliere di destra?
«Non credo proprio. Purtroppo dà fastidio che sia una persona moderata, una donna con una solida preparazione tecnica ma che cerca di dialogare con tutti senza imporsi o imporre ideologie. Considero questa delega un servizio, anche dopo quattro settimane di fango piovuto addosso. Alla sinistra tutto ciò fa paura».






