2018-10-24
L’Ue alla fine ci ha dichiarato guerra. E il primo alleato lo trova sul Colle
La Commissione rigetta la bozza sui conti. Pierre Moscovici: «Il debito non cala». Ora tre settimane per riscriverla Sergio Mattarella regge il gioco: «L'equilibrio dei bilanci non si tocca». Matteo Salvini: «Attaccate un popolo». Spread a 318.Giuseppe Conte tiene il punto: «Dialogheremo ma il deficit/Pil resta al 2,4%». L'ultima versione della manovra apre il regime agevolato al 20% fino a 100.000 euro dal 2020. Sulle coperture, però, i gialloblù cascano nel vecchio schema: imposte aumentate per sigarette e gioco.Lo speciale contiene due articoliPeggio del verdetto, cioè per la prima volta la bocciatura del bilancio di un Paese membro, c'è solo il tempo e il modo in cui la Commissione Ue ha deciso di comunicarlo: a Borse aperte, e con una conferenza stampa a tratti perfino provocatoria di Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis.Vi ricordate le dichiarazioni di Moscovici sulla dialettica costruttiva? E vi ricordate i retroscena dei giornaloni, dopo l'incontro del commissario francese al Quirinale, sulla volontà di rispettare l'Italia? Potete cestinare tutto. La Commissione Ue, invece, ha scelto il massimo impatto mediatico possibile, e soprattutto ha deciso di adottare una strategia incendiaria verso i mercati, per far pagare all'Italia il prezzo più alto. Di fatto, pure gli appelli del presidente della Bce Mario Draghi sono stati allegramente respinti.Così, si è dato corpo a quanto scriveva ieri mattina (un vero e proprio «avvertimento» realisticamente proveniente da fonti della Commissione) il Financial Times: Bruxelles attende che sia «Mr Market» a (testualmente) «terrorizzare gli italiani e provocare una ritirata».Così, alle 15.30 di ieri, subito dopo una brevissima riunione della Commissione, Dombrovskis e Moscovici si sono presentati in sala stampa. Il lettone ha esordito luttuosamente: «Deploro che per la prima volta dobbiamo chiederlo a uno Stato membro: ma abbiamo adottato un parere per cui l'Italia deve presentare entro tre settimane un nuovo piano di bilancio. Abbiamo ricevuto risposte non soddisfacenti, l'Italia non adempie agli impegni, e la zona euro è basata su cooperazione e fiducia: altrimenti, sarebbero danneggiati Stati membri e valuta unica. Non si può dare la sensazione di muoversi in libertà».E dopo questo comizietto, concluso con la necessità «cruciale di una politica sana e rigorosa», la seconda bordata: «In primavera avevamo deciso di non avviare una procedura sul debito italiano, perché allora almeno l'Italia era adempiente rispetto al Patto di stabilità, ma ora saremo costretti a tornare sul tema. La nostra non è ancora una decisione definitiva, ma…». Quindi: reiezione della manovra e preannuncio di una procedura d'infrazione.A questo punto, col tono del preside che si prepara a sospendere l'alunno, ha preso la parola Moscovici: «È una situazione inedita, un caso limite, perfino una deviazione che in Italia alcuni rivendicano» (ha detto proprio così, come se fosse un atto di terrorismo). «Il progetto di bilancio italiano non è conforme alle raccomandazioni del Consiglio Ue e agli impegni assunti». Poi, dopo una concessione all'ipocrisia («la Commissione non intende sostituirsi alle autorità italiane»), la frase più sconcertante: «Quello che ci preoccupa è l'impatto sui cittadini». Quindi, un organo non eletto da nessuno, la Commissione Ue, pretende di dettare le regole alla legittima maggioranza parlamentare italiana.E poi ancora carota («il dialogo continua, la nostra porta è sempre aperta») e bastone («la Commissione presenterà nuove previsioni economiche l'8 novembre. In quell'occasione vedremo se saranno più vicine a quelle del Mef o a quelle dell'Ufficio parlamentare di bilancio»). Un'altra provocazione, quindi, prendendo per oro colato i pareri (non vincolanti) dell'Upb, non a caso ignorati da Renzi e Padoan nel 2016, senza che Bruxelles facesse una piega.Davanti all'unica domanda che non fosse un inchino o un assist, quando Moscovici è stato interpellato sul suo mancato rispetto del 3% quando fu ministro dell'Economia francese, e sulle dichiarazioni che rese nel 2012 al New York Times contro i «tecnocrati di Bruxelles», Moscovici si è arrampicato sugli specchi, dicendo che allora era «in campagna elettorale», e che stavolta la Commissione è stata ancora più attenta al dialogo con il governo italiano.Dopo una giornata così, era inevitabile la salita dello spread (315,70: circa 13 punti sopra la chiusura del giorno precedente) e un segno negativo in Borsa (-0,86%). Ma poteva andare molto peggio.Certo, ora si fa più preoccupante l'atmosfera verso venerdì, quando anche Standard & Poor's dovrà ridare il rating sull'Italia.A stretto giro di posta, sono giunte le reazioni dei vicepremier italiani. «Non stanno attaccando un governo, ma un popolo. Sono cose che fanno irritare ancora di più gli italiani e poi qualcuno si lamenta che l'Ue sia al minimo di popolarità. Noi andremo avanti, io non tolgo un euro per i giovani, per cancellare la Fornero, per i disabili», ha dichiarato Matteo Salvini. Toni analoghi da Luigi Di Maio: «Sappiamo che, se dovessimo arrenderci, farebbero velocemente ritorno gli “esperti" pro banche e pro austerity. E quindi non ci arrenderemo. Sappiamo che stiamo percorrendo la strada giusta».La vera doccia fredda, però, è arrivata con la reazione del capo dello Stato, che parlava di enti locali ai sindaci dell'Anci. Da un lato, per Mattarella, occorre evitare che «il disordine della pubblica finanza produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli», dall'altro una blanda sottolineatura del fatto che «la logica dell'equilibrio di bilancio» non debba ridursi a quella «di un astratto rigore». Un colpo al cerchio e uno alla botte, in teoria. Ma in pratica era inevitabile (e il Quirinale non poteva non saperlo) che le parole di Mattarella venissero lette come una bacchettata al governo, non certo all'Ue. Brutto segnale, dopo un pomeriggio di aggressioni da Bruxelles.Resta un ultimo interrogativo. Non si hanno tracce della commissaria italiana Federica Mogherini. Ha partecipato alla riunione e al pronunciamento contro l'Italia? Si è espressa? Sarà interessante accertarlo.Daniele Capezzone<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lue-alla-fine-ci-ha-dichiarato-guerra-e-il-primo-alleato-lo-trova-sul-colle-2614623972.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-governo-tira-dritto-e-allarga-la-flat-tax" data-post-id="2614623972" data-published-at="1758066114" data-use-pagination="False"> Il governo tira dritto e allarga la flat tax La lettera Ue con la bocciatura era attesa. In realtà si tratta di una mezza minaccia: avete tre settimane per rimandare una seconda versione della manovra. «Non ci sorprende la decisione della Commissione Ue», ha risposto ieri il premier Giuseppe Conte. Per la prima volta abbiamo deciso di elaborare una manovra equilibrata e meditata, che abbandona la strada dell'austerity e abbraccia il percorso della crescita». E ha aggiunto: «Andiamo avanti, convinti che la nostra è la strada giusta: il rapporto tra deficit e Pil al 2,4% non si tocca. Valuteremo nel merito le osservazioni della Commissione, pronti a proseguire nelle prossime settimane un confronto franco e diretto». Altre fonti del governo confermano l'intenzione di essere al lavoro sulle norme, ma non di aver alcuna intenzione di modificare i perimetri e nemmeno i target. Significa nessun taglio ai miliardi destinati ai due pilastri del documento: quota 100 e reddito di cittadinanza. Tant'è che la bozza circolata ieri contiene ulteriori precisazioni. Per il reddito di cittadinanza sono stanziati 9 miliardi dal primo gennaio 2019 (cifra al lordo dei 2,19 miliardi fino a oggi destinati al fondo per la povertà), 6,7 per quota 100 senza penalità nel 2019 e dal 2020 sette miliardi all'anno. Lo schema previsto resta quello di 62 anni con 38 di contributi. Sfogliando il documento, sebbene provvisorio, si evince che dal primo gennaio 2020 il governo estenderà la flat tax al 20% fino a 100.000 euro di fatturati. Nel dettaglio, l'aliquota varrà per le somme comprese tra 65.000 e 100.000 per ditte individuali, artigiani e commercianti. Si tratta di circa due milioni di contribuenti con un risparmio annuo fino a 18.000 euro di tasse. Per i fatturati sotto i 65.000 euro resterà valida la tassa piatta al 15%. Una buona notizia, parzialmente compensata dalla solita aggiunta dell'ultima ora. Vale infatti un po' per tutti i governi: alzare le tasse su sigarette e gioco. Il testo provvisorio della manovra prevede infatti che venga alzato di mezzo punto il Preu, prelievo unico erariale, a partire dal primo gennaio. I giochi erano già stati fonte di copertura per il decreto dignità che aveva fissato il prelievo sulle slot al 19,25% e quello delle videolottery al 6,25% a partire dal primo settembre, stabilendo un ulteriore aumento dal primo maggio 2019. Per quanto riguarda le sigarette, ci sarà un aumento dell'imposta minima di 10 euro al chilogrammo che, tradotto sul singolo pacchetto, vale circa 30 centesimi per un gettito stimato di circa 200 milioni di euro. L'impatto si avrà soltanto sulle bionde di fascia bassa, mentre i pacchetti con i prezzi più alti dovrebbero tranquillamente ammortizzare l'impatto del rialzo della componente specifica. «Quest'ultima non dovrebbe subire variazioni tali da comportare aumenti di prezzo a carico dei clienti. In ogni caso gioco e sigarette sono il solito bacino a cui pescare, salvo il fatto che i gialloblù hanno ieri confermato l'intenzione di alzare l'imposta sui premi assicurativi e intervenire sulla fiscalità delle banche», ricorda l'Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli. Mancano ancora una serie di dettagli, ma ciò che appare un po' più definito è l'accordo di fondo per affrontare la controparte europea. Lega e 5 stelle restano fermi sul livello di deficit al di là di qualche piccolo intervento o gioco contabile (alcune voci possono scivolare a metà anno, impattando in modo ridotto sul costo totale). Dopo la cena di lunedì sera, almeno fino al 3 dicembre si vorrà dimostrare compattezza. In quella data si riunirà l'Ecofin tenuto a valutare l'eventuale procedura d'infrazione. «Quindi, a meno di decisioni volte ad accelerare l'iter, è difficile che il consiglio europeo possa decidere sull'apertura della procedura prima di Natale», si legge ancora in una nota diffusa da Cottarelli. Peraltro, mentre nel caso di una procedura che viene aperta per eccesso di deficit la proposta della Commissione può essere respinta solo da una maggioranza qualificata di Paesi membri, nel caso di una procedura che venga aperta per eccesso di debito (e questo sarebbe il caso dell'Italia), la proposta della Commissione può essere respinta anche da una maggioranza semplice dei Paesi membri. Insomma, il governo ha compreso che di fronte ha solo pressioni politiche e non armi vere e proprie. Al tempo stesso, la bocciatura dell'Ue è una manovra politica contro il governo. Bruxelles punta a infilarsi a cuneo tra le due componenti del governo, sperando che scoppi un litigio nel tentativo di reciproco di sottrarsi risorse. Bruxelles sa altrettanto bene che nelle prossime settimane altri eventi potrebbero avere un peso notevole. Standard & Poor's darà il proprio voto il 26 ottobre e l'Eba pubblicherà gli esisti degli stress test sulle banche il 2 novembre. «A quest'ultimo riguardo è importante notare che i test dovrebbero prevedere situazioni di tensione non molto diverse, e forse meno gravi, di quelle che si sono realizzate in Italia con l'aumento dello spread dal maggio scorso», ricorda ancora l'Osservatorio. Insomma, sono in arrivo due settimane di forte tensione. Farà bene il governo a rivedere il film della prima manovra targata Enrico Letta . Da lì si potrà capire come imparare dagli errori. Ascoltare i consigli dell'Europa non è servito granché. Un po' per colpa dell'Ue stessa, e soprattutto per l'inquilino che è arrivato a Palazzo Chigi nel 2014. Allora il presidente della Repubblica era Giorgio Napolitano, adesso è Sergio Mattarella ma il filo tra Colle, Mario Draghi e Bruxelles non è cambiato. Claudio Antonelli