2021-09-27
Luca Ricolfi: «Il vaccino non basta. Errore gravissimo trascurare le cure»
Luca Ricolfi (Getty Images)
Il sociologo: «Immunità di gregge impossibile. I no vax? Un alibi. Su scuole e trasporti, Draghi è stato persino peggiore di Conte».Professor Luca Ricolfi, fino a pochi giorni fa il commissario Francesco Paolo Figliuolo invocava l'«immunità di gregge». Perché lei sostiene, invece, che non è possibile raggiungerla? «Le ragioni sono due e vanno distinte bene. La prima è che la variante Delta ha un valore di R0 (il numero di contagiati pro capite) vicino a 8, e non pari a 2,5 come il virus originario».E questo cosa implica?«Che la copertura vaccinale necessaria passa dal 60% all'87,5%, un livello chiaramente irraggiungibile a meno di introdurre (e far rispettare) l'obbligo vaccinale dai 12 anni in su. Ma la ragione più importante è un'altra».Quale?«I vaccini attuali sono leaky, ovvero non immunizzano completamente, come rivelano i numerosi casi di infezione, ricovero e decesso di doppiamente vaccinati». E ciò compromette l'immunità di gregge irrimediabilmente?«La formula standard dell'immunità di gregge si applica a vaccini perfetti, non ai vaccini leaky». In questo caso, che succede?«Se il vaccino è leaky si applica un'altra formula, più generale, da cui si ricava che l'immunità di gregge non si raggiungerebbe nemmeno con il 100% di vaccinati».Allora perché, se l'immunità di gregge è una chimera, tutti insistono nel prospettarcela?«Quasi tutti, per la verità».Quasi? Con quali eccezioni?«Già molti mesi fa Antonella Viola ha messo in guardia verso questa illusione, e lo stesso Gianni Rezza, direttore della Prevenzione presso il ministero della Salute, qualche giorno fa ha - finalmente! - ammesso che l'obiettivo dell'immunità di gregge è irrealistico. Meglio tardi che mai, visto che gli studiosi indipendenti avevano capito la verità fin da marzo». E, dunque, come mai si alimenta quest'illusione?«Una ragione può essere che, per spiegare il motivo della irraggiungibilità, si sarebbe costretti ad ammettere che i vaccini - tanto esaltati come miracoli della scienza - sono in realtà ben lontani dall'obiettivo di immunizzare effettivamente tutti i vaccinati».Ecco. «Però io penso che il vero motivo del silenzio su questo punto sia un altro».Ovvero?«Se ci dicessero la verità dovrebbero ammettere che il vaccino, pur essendo - forse - necessario per spegnere l'epidemia, non è sufficiente. E se non è sufficiente dovrebbero prendersi l'incomodo di varare altre misure, complicate e costose, come la messa in sicurezza delle scuole, delle università, dei mezzi di trasporto». Appunto: ci era stato assicurato che con i vaccini ne saremmo usciti. Ora ci spiegano che servono la terza dose, i richiami e che bisogna aspettare che si vaccini il mondo intero… Cosa è andato storto? «È andato storto che sono comparse due varianti molto trasmissibili, Alfa e Delta, e si è scelto di non prendere contromisure adeguate».Mica era imprevedibile che sarebbero emerse varianti. Si poteva prevenire lo scenario Delta?«Onestamente penso di no. O meglio: forse si poteva bloccare la Delta, ma solo fermando il turismo internazionale, sequenziando molto di più, e facendo lockdown circoscritti e durissimi appena fosse comparso un caso. Una strada che non è stata percorsa nemmeno là dove si sarebbe potuto, come in Islanda e nei grandi Stati-isola, tipo Australia e Nuova Zelanda».Ritiene che, come il governo Conte, anche il governo Draghi sia stato carente in materia di prevenzione su trasporti e scuole?«“Carente" mi sembra un eufemismo. Completamente assente, direi».Addirittura?«Per certi versi si è fatto un passo indietro, come nel caso del distanziamento di un metro - non obbligatorio - nelle scuole; o delle aule universitarie riempite al 100%; o della saturazione dei mezzi pubblici, su cui non ho visto alcun tentativo di ridurre l'affollamento». Il green pass può essere interpretato come una scorciatoia per coprire queste lacune - si potranno addossare ai no vax le colpe di eventuali fallimenti - e per evitare l'obbligo vaccinale, una scelta politicamente troppo scomoda?«In un certo senso sì, fondamentalmente il green pass è un mezzo per incentivare la vaccinazione ed evitare il ricorso all'obbligo vaccinale. L'esistenza dei no vax, o meglio dei “ni vax" - gente che non ha problemi sui vaccini collaudati, ma si fa qualche domanda su quelli nuovissimi - è un formidabile alibi per l'eventualità che le cose dovessero andare per il verso sbagliato».Il livello di vaccinazione è più alto in Italia che in Paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Come mai, allora, è stato alimentato un clima apocalittico, tale da giustificare il super green pass?«In realtà la quota di pienamente vaccinati dell'Italia è persino maggiore di quelle dei “primi della classe" di Israele». A maggior ragione.«Però, sul green pass, dobbiamo fare attenzione a non scambiare le cause con gli effetti».Che intende?«In Italia la vaccinazione è andata bene anche perché il green pass ha posto gli italiani di fronte al dilemma: o mi vaccino o mi incasino le vacanze. Senza qualche forma di più o meno subdola induzione a vaccinarsi saremmo molto più indietro».Dice?«Spiace ammetterlo, ma per raggiungere alti livelli di vaccinazione, senza il green pass avremmo dovuto avere un senso civico come quello dei Paesi del Nord. In un certo senso, il green pass ce lo siamo voluto con la nostra imperdonabile vocazione a infischiarcene delle regole».È lecito nutrire qualche dubbio sull'opportunità di vaccinare i minori? Persino molti esperti assolutamente sì vax hanno avanzato dubbi sul trial di Pfizer, che ha coinvolto circa 2.200 soggetti. Era accaduta la stessa cosa con gli adolescenti e poi sono venute fuori le miocarditi…«In realtà, sui minori la scelta è molto complessa e controversa. A favore della vaccinazione non c'è tanto la riduzione del rischio di morte - che è bassissimo: un decimo di quello di morire per incidente stradale - quanto la riduzione del rischio di long Covid - guai di salute più o meno permanenti - in caso di infezione». E contro?«Contro la vaccinazione ci sono il rischio di reazioni avverse e i possibili effetti negativi nel medio e lungo periodo, che nessuno conosce. Il discorso cambia completamente se badiamo all'interesse egoistico degli adulti».Cioè?«Per noi sarebbe conveniente vaccinare anche i neonati, in modo da abbattere il nostro rischio di contrarre il virus. Ma è accettabile una scelta del genere? A mia conoscenza, solo Giorgia Meloni ha sollevato questo problema etico».Anche in Fda sono emerse riserve sulla somministrazione di massa della terza dose. Che idea s'è fatto? E crede che, tra qualche mese, potremmo vedere, come in Israele, un green pass vincolato al booster? Altro che «spinta gentile».«La terza dose è necessaria, e il super green pass inevitabile, se si accetta la filosofia della vaccinazione, perché i dati di Israele sulla perdita di efficacia dei vaccini non lasciano speranza. Le obiezioni sono solo due». Quali?«Possiamo effettuare 100 milioni di vaccinazioni l'anno senza paralizzare gli ospedali? È saggio inocularsi per anni dosi di un vaccino di cui nessuno può ancora sapere gli effetti di medio e lungo periodo?».La preoccupa il trattamento che si sta riservando agli intellettuali dissenzienti? All'improvviso, per via delle loro critiche al green pass - arbitrariamente equiparate alla contrarietà tout court ai vaccini - la sinistra ha denigrato persino dei suoi «miti», come Massimo Cacciari, Giorgio Agamben e Alessandro Barbero.«Non mi piace la lapidazione dei dissenzienti. Però devo dire che sono anche deluso dalla debolezza logica - e statistica! - delle argomentazioni di questi colleghi non allineati».Pure la sua fondazione Hume è finita nel calderone. Open ha sminuito il paper di Mario Menichella sulle terapie anti Covid, accusando La Verità di averlo utilizzato per fare disinformazione sulle cure. Che ne pensa di questa vicenda?«Non so che cosa abbia scritto Open, perché non la leggo più dopo aver constatato che è alquanto tendenziosa, come spesso accade alle piattaforme che pretendono di fare fact checking - un'attività che preferisco definire di fake checking. Quanto al caso Menichella, voglio essere chiaro». Prego.«Non esiste una “linea" della fondazione Hume sull'epidemia o sulla campagna di vaccinazione, noi pubblichiamo quel che ci sembra argomentato e meritevole di discussione, ognuno si prende la responsabilità di quel che scrive. Fra gli autori ospiti del sito Hume, ad esempio, il professor Paolo Musso è un convinto sostenitore dei benefici della campagna di vaccinazione, mentre il fisico Mario Menichella nutre molti dubbi e riserve».E allora?«Io mi situo a mezza strada, ma condivido il messaggio centrale di Menichella: le cure domiciliari sono state sistematicamente trascurate, e non possiamo accontentarci di “tachipirina e vigile attesa". Che poi l'approccio giusto sia il “protocollo Remuzzi", il “protocollo Bassetti", il “protocollo Cavanna" o qualche nuovo protocollo ancora da mettere a punto nessuno può ancora saperlo, io meno che mai».Si può comunque sostenere che è stato un errore descrivere i vaccini come «sola salvezza», trascurando un approccio integrato: vaccini più protocolli per il trattamento precoce della malattia?«È stato un errore gravissimo. E temo che lo pagheremo caro».