2022-09-04
Luca può morire tra cure inadeguate e giudici lumaca
Il bimbo, affetto da gravi patologie e in continuo deperimento, è affidato a una casa famiglia denunciata dalla madre. E le toghe...Rinchiuso da 14 mesi in una casa-famiglia di Torvajanica per ordine del Tribunale dei minori di Roma, Luca in quella struttura ha perso la vista ed è dimagrito di almeno 11 chili. Ma ora la sua situazione si sta aggravando, se possibile, in modo ancor più preoccupante. Sua madre Laura R., che per ordine dei giudici non vede Luca da oltre 11 mesi, e che da due anni combatte una dura battaglia per riaverlo con sé, e almeno per proteggerlo, dice di avere appena ottenuto certificati da cui ha appreso che il figlio è affetto anche «da una gengivite acuta, da una linfoadenopatia laterocervicale bilaterale e da muco e pus nelle orecchie, oltre che da un’infiammazione delle alte vie respiratorie». Laura, che alla fine di aprile aveva già denunciato per lesioni aggravate i responsabili della casa-famiglia, le assistenti sociali, due giudici del Tribunale dei minori di Roma e lo stesso sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, è disperata: «La tutrice nominata dal sindaco», accusa Laura, «continua a mostrarsi incapace del suo delicato ruolo e continua a delegare l’accompagnamento del bambino alle visite mediche a educatrici della casa-famiglia, che non sono nemmeno in grado di rappresentare la sua situazione sanitaria e ignorano che, trattandosi di un bambino fragile che per le sue tante patologie assume farmaci importanti, è indispensabile che ai sanitari venga fornita una storia medica completa».I lettori della Verità già conoscono la vicenda di questo sfortunatissimo bambino di otto anni. Da sempre Luca (il nome è di fantasia) soffre di epilessia e di cheratite oftalmica, patologie che richiedono continue terapie e visite specialistiche. Due anni fa i suoi genitori si separano bruscamente: Laura accusa il marito di maltrattamenti, e questo fa sì che Luca - pur restando all’inizio con la madre - venga affidato ai servizi sociali. La situazione precipita nel 2021, quando scoppia la nuova ondata di pandemia: Laura osa chiedere che i contatti con il padre si svolgano «in condizioni di sicurezza e con tutte le cautele sanitarie». Tanto basta perché le assistenti sociali, in una relazione al Tribunale minorile, la accusino di enfatizzare la gravità delle condizioni di Luca al solo scopo di ostacolare gli incontri con il papà, e chiedano di toglierle il bimbo. È così che, nel luglio 2021, Luca viene prelevato dai carabinieri e chiuso nella casa-famiglia di Torvajanica, poco a sud di Roma. Ma la struttura non dispone di medici, così Laura si preoccupa ancora di più e inizia a chiedere con insistenza informazioni sulla salute del figlio. Nei collegamenti, che per il Covid si svolgono online, la donna nota che il bambino è sempre più sofferente per un distacco che non comprende, poi scopre che ha lividi sul corpo, che ha perso alcuni denti, che tiene gli occhi socchiusi, che ha difficoltà a respirare. Alle crescenti inquietudini di Laura, e alle sue continue richieste di aiuto, lo scorso ottobre i servizi sociali rispondono con la sospensione totale dei contatti con il figlio.Da allora, però, la situazione di Luca continua a peggiorare. Alla fine di aprile a sua madre viene recapitata la terribile diagnosi di cecità parziale, che la spinge a presentare la denuncia. A scriverla per lei è l’avvocato Francesco Morcavallo, una vera autorità in questo campo: dal 2009 al 2013 è stato giudice nel Tribunale dei minori di Bologna, ma poi - per le anomalie che vi vedeva accadere e che inutilmente denunciava - ha abbandonato la toga. «È sconcertante», dice Morcavallo, «che dopo quattro mesi la magistratura penale non abbia dato la minima risposta a una domanda urgente di giustizia, che riguarda la salute di un bambino». Oggi Laura denuncia che nella casa-famiglia, dopo gli occhi, il figlio rischia purtroppo di perdere anche i denti: «In 11 mesi», dice, «nessuno lo ha mai aiutato a lavarseli, e oggi si trova in una fase acuta di gengivite». La donna ricorda che negli ultimi incontri online aveva notato che Luca già aveva perso alcuni denti, e sottolinea che «in dicembre gli educatori erano arrivati a negare l’evidenza». Quanto alle linfoadenopatie, cioè la tumefazione delle ghiandole linfatiche del collo, Laura ipotizza siano «collegate alle infezioni e le infezioni sappiamo tutti che possono finire in setticemia... Il resto non voglio nemmeno pensarlo». Insomma, la donna teme che la vita del figlio sia a rischio.All’inizio dell’estate, Laura e Morcavallo riponevano le loro speranze nell’udienza che la Cassazione aveva fissato per il 9 giugno. In quell’udienza i supremi giudici avrebbero dovuto decidere in via definitiva se l’allontanamento di Luca e il suo collocamento nella casa-famiglia fossero stati davvero giustificati. Purtroppo, anche dalla Cassazione non s’è più saputo nulla. Laura, comunque, non demorde e continua a chiedere al Tribunale dei minori che il figlio venga sottoposto il prima possibile a una visita medica alla presenza del suo avvocato. Finora, però, i giudici minorili romani si sono limitati a chiedere informazioni proprio alla casa-famiglia che la madre giudica inadeguata. Alla battaglia della donna si sono affiancate una consigliera regionale laziale di Fratelli d’Italia, Francesca De Vito, e la senatrice Cinzia Leone, del Movimento 5 stelle, che in dicembre hanno incontrato Luca nella casa-famiglia. «Era disperato perché non gli facevano vedere la mamma», dice la De Vito, convinta, sulla base di sue indagini, che la retta di Luca superi i 3.000 euro mensili. E annuncia una nuova battaglia: «La Regione mi ha risposto che non ne sa nulla», dice, «ma da domani ne riparleremo in consiglio regionale».
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)