2022-04-05
L’ossessione verde dell’Ue uccide gli allevamenti. A rischio una stalla su due
Ursula Von Der Leyen (Ansa)
Una direttiva della Commissione obbligherà tutti gli operatori del settore a dotarsi di certificazioni green a prescindere dal numero di capi. Risultato: zootecnia al palo.L’Europa agricola è come un treno in corsa senza macchinista. Procede, mentre il mondo sta per imboccare il tunnel dell’emergenza alimentare, verso la distruzione totale della zootecnia e dell’agricoltura. Entro l’anno perderemo in Italia una stalla su due e sono a rischio anche i nostri grandi formaggi; Parmigiano Reggiano e Grana Padano su tutti. Già le stalle per l’aumento abnorme e la scarsità dei mangimi sono sull’orlo del fallimento - la Coldiretti stima che il 25% degli allevamenti abbia già chiuso - ora arriva una direttiva che obbliga anche i pastori con 100 pecore a dotarsi di certificazione ambientale. Che poi si riaccendano le centrali a carbone e la Germania seguita dall’Austria dica che del gas russo non se ne può fare a meno non importa niente a nessuno. È fondamentale che si possa lasciare campo libero agli alimenti chimici ed iper-processati, quelli che ormai tutti chiamano i cibi Frankenstein, che gonfiano i bilanci delle multinazionali di cui la Commissione di Ursula Von Der Leyen è molto amica anche perché i contadini sono troppo sporchi, troppo poco politically correct. In Francia sono amici della Le Pen, in Ungheria votano per Orbán e in Polonia producono la gran parte del Pil. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione, è il più strenuo avversario degli allevamenti. Proprio stamani terrà a battesimo - con piena soddisfazione di Ursula Von der Leyen che anche di fronte alla guerra, all’inflazione che si sta mangiando l’economia del continente, non recede di un millimetro sul suo Green Deal - una direttiva unilaterale che obbliga tutti gli allevamenti, indipendentemente dal tipo e dal numero di animali, a dotarsi di una sorta di certificazione ambientale. Il prossimo passo è far pagare alle stalle gli stessi oneri delle industrie per potere inquinare. Si tratta degli Ets arrivati alla cifra astronomica di 75 euro a tonnellata di Co2, che sono una delle prime cause del caro energia. Questa misura si applica a tutti: dalle capre di montagna ai polli. Fino a oggi interessati da misure anti-inquinamento erano solo gli allevamenti di pollame con più di 40.000 capi e quelli suini con più di 2.000 animali. Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, «questa misura è inaccettabile: in un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles aprono la strada alla carne sintetica e all’importazione di carne che non dà garanzie né di qualità né di salubrità. La carne italiana», rivendica Parandini, «nasce da un sistema di allevamento che per sicurezza, sostenibilità e qualità non ha eguali al mondo». L’Italia tra i Paesi europei non è neanche la più «popolata» di animali. Con 6.400.000 bovini abbiamo l’8,4% del patrimonio europeo (in testa col 24 c’è la Francia), di suini ne abbiamo 8,5 milioni (il 5,8%) di ovini 8 milioni (11%) e importiamo il 16% del latte, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. In una logica di autosufficienza dovremmo aumentare la produzione. Ma l’Europa ce lo impedisce. E forse il punto è proprio questo: aprire la strada alla carne sintetica, ad altre forme di proteine col via libera alla carne di alligatore e al consumo d’insetti. Non è un caso che la direttiva arrivi dopo che l’Ue con i fondi per l’emergenza Covid ha finanziato la start up di Leonardo di Caprio che con Bill Gates produce carne dalle cellule staminali. Cem Ozdemir, un ultras del veganesimo ambientalista diventato ministro dell’Agricoltura nel nuovo governo tedesco, ha detto all’inizio della crisi ucraina: «Mangiare meno carne sarebbe un contributo contro Putin, un sistema basato sugli allevamenti intensivi in cui il 60% del grano finisce nelle mangiatoie è insostenibile e non funziona in un contesto globale.» Peraltro Ozdemir è legatissimo a Michelle Obama che è la prima sponsor della carne sintetica del duo Gates-Di Caprio. Difficile uscire da questa tenaglia. Lo denuncia Luigi Scordamaglia consigliere delegato di Filiera Italia affermando: «Mentre la situazione precipita, la Commissione europea procede allo smantellamento della nostra produzione agroalimentare con aziende già costrette a fermarsi per i margini negativi dovuti all’abnorme aumento dei costi e le stalle da latte a chiudere. Tutto questo mentre il governo francese vara il suo piano per la sovranità alimentare. La Commissione europea invece che fa? Prosegue con una strategia Farm to Fork scellerata, priva di valutazione di impatto, che rischia di ridurre le nostre produzioni e di far aumentare ancora di più i prezzi, introduce nuovi cavilli burocratici per vessare gli allevatori costringendoli a chiudere rendendoci ancora più vulnerabili e dipendenti da paesi terzi anche per la carne. Una situazione che spaventa e che sembra irreversibile. Dobbiamo davvero sperare in Macron?». In effetti tutto il mondo che sta facendo i conti con l’emergenza alimentare sorride di quest’Europa dei sogni verdi, ma si frega le mani: stiamo per diventare un cliente che compra di tutto!
Jose Mourinho (Getty Images)