2022-11-25
L’Ordine impone il dogma vaccino per legge
Il presidente Filippo Anelli: nel codice deontologico nuove norme per prevedere l’obbligo di partecipare alle campagne.In nome del dio vaccino, la guerra santa contro i sanitari infedeli mette in campo nuove offensive. Il codice aggiornato di deontologia medica impedirà ai dottori di avere dubbi, riserve, probabilmente anche di consigliare ai pazienti indagini preliminari prima di porgere il braccio per la punturina. «Saranno introdotti articoli relativi ai vaccini e alle vaccinazioni, che rappresentano un fondamentale strumento di prevenzione», anticipava ieri Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici italiani (Fnomceo). I medici non potranno disconoscerne il valore scientifico e diventerà «un obbligo deontologico mettersi a disposizione delle autorità per vaccinare e informare». Non c’è nulla da fare, l’establishment continua ad avversare i camici bianchi che non condividono l’adorazione incondizionata per il farmaco anti Covid. Dopo il coro di protesta, tuttora vibrante di indignazione, per la decisione del governo di reintegrarli con due mesi di anticipo; dopo aver caldeggiato il demansionamento di questi professionisti tenendoli lontano dai reparti a rischio (dove rimangono a lavorare tridosati che si contagiano e infettano tranquillamente), l’operazione più iniqua viene messa a punto inchiodandoli sul versante deontologico. In due anni di campagna vaccinale, non si sono mai sentiti medici contrari a inocularsi questi farmaci, dichiarare una posizione di condanna dei vaccini tout court. Ci saranno, certo, pasdaran convinti della dannosità di qualunque cosa venga iniettata, ma comunque sono pochissimi. La stragrande maggioranza di coloro che hanno detto no all’anti Covid si è sempre vaccinata e ha vaccinato i propri pazienti, lo continua a fare contro altre malattie e questo lo abbiamo raccolto in tante testimonianze poi pubblicate. Quindi è proprio in malafede, e da denuncia, la virologa Ilaria Capua quando dichiara che è giusto «non mettere a rischio la salute dei pazienti e dei medici», ovviamente riferendosi ai virtuosi in corsia con quattro dosi, tenendo lontano dai reparti i reintegrati che non sarebbero più nemmeno medici per la professoressa, ma «persone, che se non sono vaccinate contro il Covid, non lo sono nemmeno per altre infezioni», come ha dichiarato a Dimartedì su La7. Ogni occasione diventa buona per screditare quanti pretendono rigore scientifico e non sono invasi da sacro furore per un siero che non impedisce il contagio, non fornisce una protezione nel tempo però in compenso provoca tanti eventi avversi. Sono gli studi a documentare scarsa efficacia di questi vaccini e troppi rischi per la salute, ignorati dalle autorità sanitarie.Già classificarli «no vax» è un insulto alla serietà professionale di quanti hanno preferito seguire il principio Primum non nocere, non danneggiare la salute, comandamento sacro in medicina ma non solo, ponendo quesiti precisi, chiedendo confronti, documentazione scientifica, finendo sempre ignorati da Istituto superiore della sanità e ministero della Salute. Adesso li si vuole ancora punire, ingabbiandoli dentro una norma definita deontologica. Il presidente Fnomceo si è affrettato a spiegare che «non ci sarà nessuna previsione di obbligo», a vaccinarsi, perché «è chiarissimo il dettato dell’articolo 32 della Costituzione, secondo il quale nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario senza una disposizione di legge». In realtà, costringere i medici a «impegnarsi nelle campagne vaccinali», significa solo codificare il comportamento assunto in questi due anni di somministrazioni. Quando violazione deontologica diventava solo decidere di sottoporre, prima della vaccinazione, i propri pazienti ad un’analisi clinica di valutazione, come faceva il cardiologo Giuseppe Barbaro del Policlinico Umberto I di Roma, sospeso per sei mesi per aver fatto il suo lavoro di medico. Non sanno più che cosa inventare per svilire la professionalità dei medici che agiscono secondo coscienza. Li accusano di riportare i contagi in corsia nemmeno fossero diventati dei pazzi untori, quando basta leggere l’ultimo report nazionale dell’Inail per capire che il vaccino non ha protetto ospedali e ambulatori. Nei primi 10 mesi del 2022, all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono denunciate oltre 100.000 infezioni da Covid di origine professionale.Il 63,2% delle denunce riguardano sanità e assistenza sociale, riporta il documento elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inps, quindi in ospedali, Rsa, cliniche e centri universitari, residenze per disabili, il personale è risultato «il più colpito dai contagi», malgrado l’obbligo vaccinale. Infortunati con tre dosi iniettate e certo non per colpa dei no vax, che risultavano sospesi. Un flop spaventoso della protezione vaccinale e dell’obbligo a inocularsi il siero, sottoscrivendo pure il consenso informato. L’Ordine dei medici, invece di arrovellarsi per introdurre norme di comportamento che ledono l’autonomia del medico, farebbe meglio a promuovere campagne di chiarezza scientifica sui vaccini anti Covid.
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)