2018-09-28
L’Onu cede e cancella il niet sul cibo italiano
L'assemblea toglie i prodotti cardine della dieta mediterranea dall'elenco degli alimenti che possono rappresentare un rischio per la salute. Sconfitta la lobby delle multinazionali, che sta cercando di sostituire gli ingredienti naturali con quelli chimici.C'è un'Italia che sullo scacchiere internazionale vince grazie alle sue ottime ragioni. Il cibo italiano non corre più il pericolo di essere additato - e sarebbe stata una mostruosità - come nocivo per la salute. Ieri l'assemblea dell'Onu ha affrontato in una sezione specifica voluta dall'Oms l'annosa questione delle cosiddette «malattie non trasmissibili», quelle cioè legate all'alimentazione e allo stile di vita.Il rischio di un'assurda penalizzazione del made in Italy c'era, come già anticipato dalla Verità : dal prosciutto al parmigiano reggiano, dall'olio extravergine al pecorino, dal panettone alla pizza, per non parlare del vino, rischiavamo di veder etichettati i nostri gioielli come alimenti killer. Facendo precipitare ancora di più nel ridicolo la stessa Onu, che con una mano ha riconosciuto la dieta mediterranea e l'arte dei pizzaioli come patrimoni culturali immateriali dell'umanità, e che con l'altra avrebbe dichiarato che i prodotti cardine dell'uno e dell'altro patrimonio sono da considerarsi dannosi per la salute. Per una volta però la diplomazia italiana si è mossa con grande efficienza. Il neoministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio ha assunto subito i dossier e ha cominciato a tessere la tela. Altre volte è successo che le lobby delle multinazionali del cibo - le dieci maggiori aziende fatturano 700 miliardi di dollari e gestiscono 500 diversi marchi - per contrastare il crescente successo dell'agroalimentare italiano abbiano tentato di forzare la mano degli organismi internazionali. Un caso di scuola è la famosa etichetta a semaforo voluta dalla Gran Bretagna per segnale il cosiddetto cibo spazzatura, che per paradosso boccia l'olio extravergine d'oliva ma promuove una famosa bibita scura emblema della globalizzazione. Il nostro governo in passato non era andato oltre un'inascoltata protesta. Come è accaduto con l'ex ministro e ora segretario del Pd Maurizio Martina, che ha varato in Italia l'etichettatura d'origine (cosa sacrosanta) salvo poi vedersela bocciare in Europa, generando una confusione che sta mettendo in difficoltà gli operatori. Ma stavolta le cose sono andate in maniera diversa. Centinaio ha mobilitato gli ambasciatori italiani all'Onu e - come reso noto nell'indifferenza dei più dall'agenzia Efa News - tanto l'ambasciatore «anziano» Sebastiano Cardi quanto la nuova ambasciatrice Mariangela Zappia sono riusciti a far cambiare il documento che ieri è approdato all'assemblea. Nel documento è sparito qualsiasi riferimento a prodotti italiani, non c'è neppure l'equiparazione - inaccettabile - con prodotti colpiti dalla cosiddetta Stax (sugar, tobacco and alchool tax), né si raccomandano penalizzazioni fiscali per i simboli della dieta mediterranea. La posizione italiana anzi ha favorito una riscrittura consapevole del documento che oggi invita a un uso moderato di sale, zucchero, grassi saturi, ma pone l'accento anche sullo stile di vita e sui comportamenti individuali, raccomandando ai Paesi di promuovere una corretta alimentazione, anche in considerazione del fatto che il mondo globale vive un'inaccettabile contraddizione: mentre ci sono 900 milioni di persone che muoiono di fame, ci sono 1,3 miliardi di uomini obesi. Il documento finale sulle malattie non trasmissibili è dunque un protocollo per una sana alimentazione. Sconfitte le lobby delle multinazionali che da alcuni anni stanno promuovendo diete a base di integratori e stanno cercando di vendere prodotti dietetici dove ai bio elementi si sostituiscono prodotti di sintesi chimica. Del resto basta guardare alle ultime acquisizioni (Bayer che si è comprata Monsanto; Cina chemical che si è comprata Syngenta, investendo rispettivamente 73 e 45 miliardi di dollari per accaparrarsi il controllo di sementi, fertilizzanti e Ogm; Nestlè che dismette i dolci ma si compra le fabbriche che producono dolcificanti sintetici; la concentrazione che si è avuta nel campo della soia con Cargill protagonista) per comprendere che a livello globale è in atto un formidabile scontro per assicurarsi il controllo del mercato.E l'Italia con il suo agroalimentare che tira fortissimo (l'export è volato sopra i 40 miliardi di euro, vi sono comparti come quello del vino dove ormai siamo leader, la cucina italiana è la più apprezzata e praticata al mondo, l'italian sounding, cioè l'imitazione dei nostri prodotti, vale ormai oltre 70 miliardi di euro) è di fatto il solo granello di sabbia che può inceppare il business globale.Per questo, visto che è inattaccabile sul piano della qualità e del fascino, il cibo italiano viene attaccato dal lato della (presunta) salute. Ma per una volta l'Italia - il Paese che a livello mondiale mantiene comunque la seconda aspettativa di vita proprio in funzione dell'alimentazione - è riuscita a far valere le sue buone, anzi ottime ragioni.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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